Principale Arte, Cultura & Società Bona Sforza e la sua memoria

Bona Sforza e la sua memoria

di Rossella Longo

Bari continua a onorare la passata (e significativa) presenza in città della cara Bona Sforza.

Se da un lato, nel gennaio 2023, è stata inaugurata una Università privata, a lei intitolata, Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Bari «Bona Sforza», sita in Viale Japigia 188, nel plesso del Politecnico di Bari, da un altro, la amabile Regina continua a fare parlare di sé.

Ed infatti, il 16 novembre, presso la sede suggestiva del circolo canottieri Barion, alle ore 18, la professoressa Angela Agnusdei e la giornalista dottoressa Nunzia Bernardini, dialogheranno sul tema: “Bona Sforza e Bari nel 1500 – L’orgoglio di un’appartenenza”.

Lo studio appassionato e le informazioni appassionanti arricchiranno i presenti di aneddoti storici e di curiosità riguardanti Bona Sforza e la sua vita nella nostra città.

Ricordiamo che Bona fu la terzogenita di Isabella d’Aragona figlia di Alfonso II re di Napoli, e di Gian Galeazzo Sforza. Nacque a Vigevano il 2 febbraio 1494 e sua madre, attaccatissima a lei e stanca di continue congiure a palazzo, lasciò la terra lombarda per trasferirsi dapprima a Napoli e poi a Bari.

Crebbe tra la corte di Bari e quella di Napoli fino a che si realizzò, finalmente, il sogno di Isabella D’Aragona, e cioè che la figlia potesse ottenere una sistemazione regale, degna di lei: Bona divenne Regina di Polonia e granduchessa di Lituania e Russia, unendosi in matrimonio a Sigismondo I, vedovo.

Il 6 dicembre 1517, ricorrenza di San Nicola patrono di Bari, si sposò, per procura, a Napoli in Castel Capuano.
Ma la storia della sua vita non sarà il principio cardine della presentazione del 16 novembre, quanto, invece, il discorrere piacevolmente della sua permanenza in città e il suo amore per il Ducato di Bari che acquisirà nel 1524, alla morte di sua madre.

Bari ringrazia questa grande donna e se fosse vero, come dicono i cinesi, che le figure femminili reggono la metà del cielo, Bona Sforza ne ha retto un bel pezzo.

 

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