Principale Arte, Cultura & Società “Ultima generazione”: chi sono e quale beneficio danno?

“Ultima generazione”: chi sono e quale beneficio danno?

Un momento dell' azione dimostrativa di protesta contro i cambiamenti climatici e l’inazione deI governanti da parte del gruppo di attivisti “Ultima Generazione” all'interno della Cappella degli Scrovegni, Padova, 21 Agosto 2022. ANSA/NICOLA FOSSELLA

Dario Patruno

A seguito di un’azione a Milano del 20 febbraio 2023,sul sito https://www.abilitychannel.tv/ultima-generazione/ è stato intervistato Gaetano Giongrandi, ragazzo di 20 anni che prese parte per la prima volta a un blocco stradale di Ultima Generazione. “Ho visto anche con le esperienze passate che gli altri modi, anche meno invasivi, non portavano molti risultati. Quindi mi sono detto che se all’inizio cambierà poco, è bene provare a fare qualcosa di più. Possiamo anche guardare agli esempi storici di Gandhi o Martin Luther King riguardo i blocchi stradali o altre proteste non violente”.

Partiamo dal secondo. Martin Luther King fu insignito del premio Nobel per la pace la seguente motivazione:

14 ottobre 1964: Il capo del Movimento americano per i diritti civili, Martin Luther King, diventa il più giovane vincitore del Premio Nobel per la pace, assegnato per la sua guida della resistenza non-violenta che combatte il pregiudizio razziale negli USA. Sicuramente non vi sono pregiudizi verso le nobili cause ma se condotte con azioni violente che deturpano opere d’arte o blocca la circolazione dei veicoli, siamo di fronte ad azioni violente.

E in merito a Ghandi la sua battaglia non violenta coinvolgeva la scienza tanto da essere recentemente celebrato dalla rivista Nature.  Era “un ingegnere nel cuore”, come sostiene Anil Rajvanshi direttore del Nimbkar Agricultural Research Institute di Phaltan. Era un vero sperimentatore, una sorta di inventore: si trattasse di mettere a punto nuove trappole per serpenti o nuove calzature con la gomma di scarto.

Ma non è per questo che Nature lo elegge a campione della scienza sostenibile. Il fatto è che lui pensava a una scienza i cui benefici fossero a vantaggio anche e soprattutto dei più poveri, anche dell’ultimo contadino del più sperduto villaggio dell’India. E si accorgeva che la scienza – o meglio, lo sviluppo tecnologico – che si andava sviluppando in occidente con un modello che l’Occidente esportava in India e in tanti altri paesi sottosviluppati non era a vantaggio dell’intera umanità ma stava diventando un fattore di esclusione sociale. Il più potente fattore di esclusione sociale.

Il Mahatma non voleva quel modello per l’India, perché aveva capito che avrebbe acuito e non abbattuto le disuguaglianze tipiche della società del suo immenso e povero paese.

Già nella prima parte del XX secolo, Ghandi era diventata la bandiera del pacifismo mondiale insieme, non a caso, di un grande scienziato, Albert Einstein. E il fisico tedesco aveva una grande considerazione del Mahatma. Non lo considerava affatto un nemico della scienza. Ma un alleato nella battaglia per una “scienza con umanità”.

Non penso ci siano pregiudizi alla battaglia che gli attivisti stanno portando avanti contro i combustibili fossili. Si tratta di monitorare gli step dei paesi che si sono impegnati a farlo con denuncie a mezzo stampa e, se necessario con azioni legali ma non con atti violenti che non ottengono alcun risultato se non manifestazione di esistenza in vita, creando danni alla circolazione, alla fruibilità delle opere d’arte con spese e aggravi di costo per lo Stato che non aiutano la giusta causa.

Eliminare i combustibili fossili entro il 2050: si può e si deve, ecco come.

Il report “Towards Fossil-Free Energy in 2050” si concentra proprio su quest’obiettivo e sui vantaggi che potrebbe portare. L’analisi, commissionata dalla European Climate Foundation e condotta da Element Energy e Cambridge Econometrics, mette in evidenza le soluzioni possibili per arrivare a sistemi energetici completamente privi di combustibili fossili. I benefici per l’Europa, grazie all’utilizzo delle diverse configurazioni “fossil-free”, possono essere diversi sia in termini socio-economici che per quanto riguarda la sostenibilità ambientale. Chiaro, però, che occorrono scelte infrastrutturali e politiche solide per poter raggiungere tali obiettivi: vediamo i principali punti sui quali si focalizza il report e i vantaggi pronosticati per un’Europa senza combustibili fossili.

Eliminare i combustibili fossili: i fattori chiave del report

Il report esamina sei scenari, che coprono un’ampia gamma di tecnologie a zero emissioni e di vettori energetici, per diversi modelli (che rappresentano le diverse zone climatiche dell’Europa). Dall’analisi emerge la presenza di tre fattori chiave, in grado di accomunare le diverse configurazioni di un sistema energetico senza combustibili fossili. Vediamo quali sono.

  1. Efficienza energetica nell’edilizia

Adottare misure efficaci per migliorare l’efficienza energetica degli edifici, in combinazione con l’utilizzo di tecnologie intelligenti, può portare a una riduzione totale dei costi del sistema del 22%. Sebbene tale strada richieda comunque degli investimenti iniziali, permette di limitare le spese per infrastrutture e produzione di energia.

  1. Energia pulita ed elettrificazione intelligente

Massimizzare il valore dell’energia pulita, prodotta in tutti i settori dell’economia (ad esempio per quanto riguarda mobilità, edifici e industria), permette all’elettricità di essere uno strumento di decarbonizzazione molto efficace. L’elettrificazione, se integrata nel sistema energetico in modo intelligente, può ridurre del 54% il fabbisogno di sostegno termico e del 70% il renewables curtailment (distacco delle centrali eoliche e solari dalla rete, per eccesso di produzione).

  1. Stoccaggio a lungo termine

Teleriscaldamento e idrogeno verde possono essere opzioni efficaci per l’immagazzinamento di energia, specie per affrontare al meglio i periodi di richiesta prolungata (soprattutto nei paesi più freddi del Nord Europa). Riequilibrare la domanda di calore stagionale è una sfida fondamentale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. Tuttavia, sarà fondamentale un uso attento e mirato dell’idrogeno verde per lo stoccaggio a lungo termine: estenderne l’uso al riscaldamento residenziale e al trasporto su strada rischia di sovradimensionare le infrastrutture energetiche e aumentare anche del 36% i costi di investimento.

Quindi gli strumenti per farsi sentire da un sistema democratico ci sono.

Basta saperli sfruttare e affidarsi a persone competenti.

Oggi si sono riuniti duecento giovani di “Fridays for future”, riunione pacifica senza azioni eclatanti o dirompenti. Un buon esempio da seguire che fa più rumore di qualsiasi azione violenta. Prosit.

foto ansa

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