a cura di Roberto Guerra
Michele Nigro, da ormai molti anni, presenza costante d’avanguardia virtuosa in Italia, un background tra critico blogger e produzioni poetiche e letterarie, attento al futuro, uno zoom… biografico e d’autore?
Da molti anni è vero; ma non so quanto, in tutto questo tempo, abbia con le mie cose fatto avanguardia, onestamente credo pochissimo, anzi
per niente. E poi nutro alcuni dubbi sulla funzione, in questi tempi, di un’eventuale avanguardia in generale: propendo più per il
“rispolverare e ibridare”. Ma sarà il confronto futuro, eseguito da altri, tra me e i miei coevi, a stabilire se c’è stato da parte mia
uno scatto in avanti (o indietro) verso una direzione interessante e differente (stavo per scrivere, indegnamente, “direzione ostinata e
contraria”, De André docet!).
Sto cercando di portare avanti sul mio blog “Pomeriggi perduti” (che prende il nome dal titolo della mia ultima raccolta di poesie, Ed.
Kolibris) un lavoro critico ̶ tramite note e recensioni a mia firma ̶ nei confronti di opere edite di altri Autori (soprattutto poesia)
approdati sulla “rubrica” intitolata “Recensisco”.
Per lo “zoom biografico e d’autore”, per non annoiare i tuoi Lettori li rimanderei a un apposito link al mio blog; posso solo dire che
parallelamente all’attività recensoria a cui accennavo (e alla promozione della raccolta “Pomeriggi perduti” uscita nel 2019), ho in
preparazione da mesi un testo ibrido prosa-poesia…….
Nello specifico, tempo fa hai rinnovato il sito blog e le tue ultime produzioni?
Sì, nel 2019, dopo anni di “onorata attività” ho mandato in pensione il blog “Nigricante” ̶ che è ovviamente ancora online ̶ per lanciare “Pomeriggi perduti” (sottotitolo: “quasi un litblog di Michele Nigro”): avevo bisogno di un “luogo” nuovo, di una grafica diversa, di una linea sobria e “professionale”, ma soprattutto di un’impostazione contenutistica che marcasse la differenza con il blogging passato. L’occasione mi è stata fornita dalla pubblicazione dell’omonima raccolta “Pomeriggi perduti”.
Lì sopra non parlo solo dei libri degli altri o di argomenti culturali di interesse generale (sarò sincero, non amo particolarmente i book blogs: non tutti, ma la maggior parte di essi sono delle asettiche “fabbriche di segnalazioni di libri” senza critica e profondità, create solo per veicolare pubblicità e fare book marketing a libri di dubbia qualità ̶ che al confronto quelli di Harmony sono “opere classiche” ̶ appartenenti a infimi sottogeneri letterari), ma anche delle mie attività scritturali e dei miei piccoli traguardi. Da qui
l’essere quasi un litblog, al confine con il blogging personale.
Più in generale, come vedi oggi la poetica/cultura contemporanea?
È meno audace, più uniformata a standard che, forse per ragioni generazionali, non comprendo e con cui non sono assolutamente in sintonia: dalla musica all’editoria, tranne rari casi, vige la regola per cui se esci da una scuola omologante o sei un autore affermato che ha già portato introiti, anche se in seguito scrivi boiate continui a usufruire di un certo “pompaggio” del marketing. In sintesi, viene portato avanti il personaggio che vende e non l’opera o, appunto, la poetica di un autore. Quindi, anche se lo scenario non è del tutto disastrato e irrecuperabile come potrebbe sembrare da questa mia
risposta, in un sistema del genere di quale poetica si può mai parlare?
La cultura è una “cultura di piazzamento” e bisognerebbe parlare di “ranking poetico”. La colpa non è solo delle case editrici o ̶ per dirla alla Battiato ̶ degli “addetti alla cultura”, ma soprattutto di un abbattimento della qualità della domanda da parte di un pubblico impreparato e che ama volare in superficie, a pelo d’acqua, per mancanza di tempo e di un autentico interesse: a una poetica di ricerca, non subitanea e quindi poco accattivante, si preferisce il guitto che fa cantare il suo pubblico durante i reading, che va in tv tre volte a settimana, che riempie le sale credendo così di diffondere
la poesia, che litiga sui social, che innesca polemiche politiche e alza polveroni mediatici per vendere meglio e di più… Parlerei di una “poetica mediatica” che è l’unica, oggi, a contare.
La cultura è la risposta che la parte pensante di una società dà ai problemi del tempo attraverso le sue opere: se la risposta è quella attualmente in circolazione nel mainstream, è evidente che sono mutate le esigenze culturali e, arrivo a dire, spirituali del pubblico che alla fine acquista una tipologia di prodotti. Non c’è soluzione, deve andare così. È la caratteristica dell’epoca. L’importante è essere coerenti con sé stessi e con la propria poetica.
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Grazie per l’ospitalità!