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Goffredo Parise – Il crematorio di Vienna

Con questo libro del 1969, l’autore, come abbiamo anticipato giorni fa parlando della “Grande vacanza” vinse il Premio Campiello fissando la sua popolarità nel grande pubblico

Chiunque fosse preso dalla suggestione del titolo, dovrebbe, leggendo il libro, in qualche modo rifarsi, come suggerisce il piego di copertina, a Vienna, quale sede del lettino psicoanalitico di Freud, oppure alla descrizione dei personaggi, tutti dipendenti impiegati di un fantomatico ente, o altro, che capitolo per capitolo, uno alla volta entrano nel forno crematorio intellettuale, a partire da quella violenza sul lavoro che riproduce una sorta di anticipazione di Fantozzi, ma che è oggi piuttosto diffusa in tutte le forme di mobbing.

Ma non ci sono solo impiegati, nell’anticamera di questo ideale crematorio, sfilano commesse, un meccanico, l’uomo-auto, l’operaio, una ipermamma macabra, persino una prostituta, la quale, naturalmente appare anche diversa: perché è libera, se non cadiamo nel luogo comune dell’obiezione morale, ma comunque obbedisce alla reale convenzione della legge della domanda e dell’offerta, cioè dell’economia, cioè del denaro.

Anche lei nel crematorio!

Il meccanico che parla in prima persona è lui che tortura un dipendente che non fa bene il suo lavoro, non ha “orecchio” al motore, fino a finirlo e finire anche lui in ” quella gabbia di matti, chi sta in piedi, chi seduto, chi sdraiato a non fare niente”

Passaggio legato alla eliminazione del più debole, dell’inadatto o nel primo caso dell’inadattabile alle morali.

Il vecchio ricco, che si è fatto da sé, discetta sulla proprietà delle stesse parole, ricercando persino quelle adeguate alla sua ricchezza, e poi arriva, però, a capire che alla fine dell’esistenza: “le nuove parole di mia proprietà, sono il silenzio e basta”

I personaggi che si presentano, sono solo indicati in terza persona come B o A o R, oppure in prima persona, ma non è mai la stessa, ogni capitolo una diversa vicenda, come quella del grande magazzino, diremmo ipermercato – termine più moderno – ma dinamica o statica e identica.

In questo riquadro appare il grande “Mr Opus” e i “Miniminor” che già dalla fonia, oltreché dalle allusioni, si comprende il rapporto che c’è tra loro: i miniminor? Alla cassa!

In questo capitolo nella cremazione finiscono gli eretici, coloro che sfuggono alla religione degli acquisti e persino ai sacerdos del pagamento rateale.

La loro punizione? Diventare oggetti sacrificali senz’anima. L’economia sacrifica tutto? Siamo all’oggi, non c’è alcun dubbio!

Leggendo il libro di Goffredo Parise, di cui abbiamo parlato nell’altra scheda, è come trovarsi, come suggerisce la presentazione dell’edizione Feltrinelli, di fronte al consumo dell’uomo, alla combustione della psiche, alla cremazione morale.

Un tema attualissimo e molto utile per dibatterne, nel merito.

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