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Goffredo Parise – La grande vacanza

Goffredo Parise, vicentino, nato il 1929 ci ha lasciato il 31 agosto del 1986

E’ stato uno scrittore, giornalista, sceneggiatore, saggista e poeta italiano.

Come giornalista ha lavorato nell’Alto Adige di Bolzano, all’Arena di Verona ed al Corriere della Sera.

All’interno della professione giornalista matura l’inclinazione a scrivere storie. Passando dal resoconto critico ed ironico, talvolta deformante della vita di provincia, finendo per affrontare varie forme di alienazione.

La caratterista che diamo alla nostra soffitta dei libri è quella di sanare i limiti della vicenda storica di un libro, che magari non ha avuto successo editoriale, difatti nella premessa del libro, seconda di copertina, si parla di appena 38 copie vendute nel 1953, nella prima edizione del libro che abbiamo messo oggi in redazione.

Nonostante una lusinghiera recensione sul «Corriere della sera» di Eugenio Montale: «…affascinato dall’abilità di Parise e dal suo calarsi nell’infanzia senza modi nostalgici e crepuscolari»; questo libro venne definito nel 1968 da Carlo Bo autentica poesia.

Ecco che merita il nostro interessamento.

L’altro libro, di cui parleremo in seguito è Il crematorio di Vienna, Milano: Feltrinelli, 1969; un libro che ha ricevuto il Premio Campiello ed in qualche modo ha definitivamente consacrato l’autore nel panorama culturale italiano.

Come sceneggiatore va ricordato Parise per il suo racconto l’Ape Regina che è poi idea base di un film con la regia di Marco Ferreri, poi ci sono varie co-sceneggiature fatte per diversi film – di cui risparmio l’elenco – basti ricordare suoi compagni di lavoro come Elio Bartolini, Pier Paolo Pasolini, Elio Petri, Tonino Guerra, Ennio Flaiano, Alberto Moravia, Mauro Bolognini, Federico Fellini, Diego Fabbri, Pasquale Festa Campanile, Luciano Salce, per ricordare solo i più noti al grande pubblico.

La storia della grande vacanza è un racconto di provincia

Inizia con un auto sgangherata che va per un strada che ora c’è ed ora si nasconde nella brughiera; la conduce un vecchio prete, che ci vede appena e porta una nonna con il nipote adolescente.

La narrazione è imperniata sul giovane che segue l’anziana in questo viaggio verso l’ospizio visto come una vacanza, ed il ragazzo ricorda d’esserci stato, in quel posto, da bambino, e così rivede le cose, gli ambienti e le persone con occhi diversi, ed i personaggi dell’ospizio prendono contorni più precisi e divertenti.

La “vacanza” è anche un modo di vedere personaggi altrimenti destinati all’oblio perché vecchi “depositati” , in modo diverso, con le loro turbe, capricci, storie passate, ed anche impegni futuri, una certa vita, dove si tende a negarla: la scrittura sublima l’ovvio rendendolo arte.

Una lettura domestica, senza fretta, gustando una scrittura lineare.

Ma è anche un libro sull’infanzia; il giovane studente liceale attraversa lo spazio scenico incontrando vari personaggi che sfumano nei loro contorni, tutto visto attraverso l’occhio di una persona alle prime turbe ormonali, che riavvolgendo la storia al passato, come fanno anche altri personaggi, introduce modalità narrative che legano di più il lettore al libro.

Come capita a noi. Ah! La nostra soffitta!

I contributi video sono: uno spot su una mostra realizzata da un centro culturale sull’autore. E l’autore stesso che si presenta in una intervista di qualche decennio fa.

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