
Il romanzo di oggi ebbe luce nel 1926, dopo un ventennio di prove, di puntate in una rivista
E’ l’ultimo lavoro del nostro grande Pirandello. Quello che lui definì come il più amaro di tutti, “profondamente umoristico, di scomposizione della vita”
Pirandello è, in questo libro, una penna matura, scrive sicuramente al culmine della sua ricerca stilistica.
Un racconto che si cala nell’ordinarietà della vita, come persona ordinaria è il protagonista di questa vicenda: Vitangelo Moscarda,
Capita, nelle fasi della vita di ereditare qualcosa, il nostro eredita una banca del padre e vive di rendita.
Il paradosso nasce nelle situazioni agiate, Pirandello non farebbe nascere situazioni particolari, come quelle che seguono, in una persona piena di ristrettezze e guai.
Un giorno, il protagonista, in seguito all’osservazione da parte della moglie la quale gli dice che il suo naso è leggermente storto, inizia ad avere una crisi di identità, a rendersi conto che le persone intorno a lui hanno un’immagine della sua persona completamente diversa dalla sua.
Da quel momento l’obiettivo di Vitangelo sarà quello di scoprire chi è veramente lui. Una ricerca spasmodica, che rende, da questo punto il testo molto teatrale, ricco di monologhi.
La sua vita cambia da banchiere a perdigiorno, fino al momento in cui si sentirà libero da ogni regola, in quanto le sue sensazioni lo porteranno a vedere il mondo da un’altra prospettiva.
Questo romanzo è un capolavoro che va al di fuori di ogni tempo
La Rete
Per leggere il libro qui
Teatro dell’Arte di Torino una reapprentazione teatrale del 1994

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