Principale Estero Riflettori puntati su quel che sarà

Riflettori puntati su quel che sarà

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Mentre s’intensificano i raid israeliani su Gaza e continua il conflitto in Ucraina, prolificano i tentativi di una mediazione diplomatica per il raggiungimento della pace. Riflettori accesi dunque sull’evolversi degli eventi

 

Sono ore di tensione quelle che il mondo sta vivendo. Ore in cui gli avvenimenti si susseguono ad un ritmo frenetico, incessante, mentre incombe sempre più lo spettro di un conflitto mondiale. E i riflettori si accendono su guerre che rischiano di allargarsi sempre più con conseguenze devastanti.

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Le immagini fotografano il dramma di una popolazione decimata a Gaza, ma anche la cruenza di un conflitto che si trascina ormai da tempo tra Russia e Ucraina.  I tentativi di mediazioni, talvolta inaspettati, come quello della Turchia di Erdogan, si susseguono e spesso  raccontano una verità diversa.  Nascosta ai più.

Anatomia di una nuova Yalta

Ovunque si uccide, si spara, mentre nel confuso scacchiere internazionale i giochi della politica, spesso ammantati di buonismo salvifico  si fanno sempre più evidenti.

Nulla è come sembra e anche la new mission di Blinken in Medio oriente non convince nessuno. Una mission ambigua, partita stranamente dalla Turchia, tornata alla ribalta dopo le dure parole di Erdogan nei confronti di Netanyahu.

Una mission che dovrebbe arginare il pericoloso dilagare del conflitto mediorientale oltre i confini  di una territorialità ormai devastata.  E che dovrebbe impedirne nel futuro la sottomissione  a Israele.

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Nulla però é scontato e nulla deve sorprendere nel gioco della politica internazionale, specie quando l’obiettivo è quello di un leaderaggio assoluto.

Nel caso di  Erdogan, grazie anche alla geopolitica della Nazione su cui regna, non é da escludere che  stia costruendo i presupposti per poter arginare l’egemonia statunitense. Da politico navigato infatti, lo zar turco sa cogliere il momento per apparire strenuo difensore dei diritti del mondo arabo. E, conseguentemente, divenirne il leader.

Impresa non difficile in un’area storicamente instabile! Un’impresa resa possibile, soprattutto, dal crescente odio antisemita che la politica dura di Netanyahu sta generando.

I giochi di potere

Nuovi equilibri, dunque, e nuovi poteri si delineano all’orizzonte. Un orizzonte incupito da lacerazioni e conflitti che sembrano esplodere un po’ dovunque.

Dal Medio oriente all’Ucraina, dall’Africa all’area centrocaucasica tutto appare un ‘guazzabuglio’, mentre  si assiste impotenti allo spettacolo di un’umanità spesso vittima o deprecabilmente protagonista di eccidi che coprono di sangue le pagine della storia di questi giorni.

Nulla è come prima. E il futuro si illumina di una luce cupa specie per la nostra Europa. Sempre meno autonoma, sempre più legata ad egemonie che svuotano anche della propria autorevolezza il Consiglio delle Nazioni Unite.

 

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