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Iran: la polizia morale torna in strada per imporre la legge sull’hijab alle donne

La polizia iraniana ha ufficialmente ripristinato le pattuglie di strada come parte di una rinnovata repressione delle donne che violano le severe leggi sull’abbigliamento del paese. Questo annuncio arriva diversi mesi prima dell’anniversario delle proteste mortali scoppiate a settembre, innescate dalla morte della 22enne Mahsa Amini mentre era sotto custodia della polizia. Amini è stata arrestata all’ingresso della metropolitana perchè indossava abiti ritenuti inappropriati.La vicenda di Amini ha riportato alla ribalta l’apparato disciplinare iraniano, sollevando la questione della responsabilità e dell’impunità di cui gode l’élite clericale del Paese.

Iran: la polizia morale torna in strada per imporre la legge sull’hijab alle donne

Il portavoce della polizia, il generale Saeed Montazerolmahdi, ha dichiarato che la polizia morale riprenderà a trattenere le donne che non indossano il velo islamico in pubblico. Pertanto con le squadre di polizia, pattuglieranno le strade a piedi e sui furgoni in tutto il paese, agendo contro le persone che continuano a sfidare le norme sull’abbigliamento. La polizia morale è una forza di polizia con accesso al potere, alle armi e ai centri di detenzione.  Ha anche il controllo sui “centri di rieducazione” recentemente introdotti. I centri fungono da centri di detenzione, dove le donne – e a volte gli uomini – vengono arrestate per non aver rispettato le regole statali sulla modestia. All’interno delle strutture, i detenuti ricevono lezioni sull’Islam e sull’importanza dell’hijab (o velo), e poi sono costretti a firmare un impegno a rispettare le norme statali sull’abbigliamento prima di essere rilasciati. I governanti clericali iraniani vedono l’hijab come un pilastro fondamentale della rivoluzione islamica che li ha portati al potere e considerano l’abbigliamento più casual un segno della decadenza occidentale.

La battaglia per la libertà

La battaglia per l’hijab è diventata un potente grido di battaglia lo scorso anno, con le donne che hanno svolto un ruolo di primo piano nelle proteste. Le manifestazioni si sono rapidamente trasformate in appelli per il rovesciamento dei governanti clericali iraniani, che i manifestanti per lo più giovani accusano di essere corrotti, repressivi e fuori dal mondo. Tuttavia, le proteste si sono in gran parte placate all’inizio di quest’anno a seguito di una pesante repressione in cui sono stati uccisi oltre 500 manifestanti e quasi 20.000 detenuti. Il governo iraniano ha bollato le proteste come una cospirazione straniera, senza fornire prove.   

   

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