Principale Arte, Cultura & Società Canada, l’università “inclusiva” a parole ed “esclusiva” nei fatti

Canada, l’università “inclusiva” a parole ed “esclusiva” nei fatti

Oltreoceano, dove da sempre le migliori bestialità assumono una forma, un ateneo progressista conduce la sua battaglia ideologica contro le discriminazioni… ribaltando di 180° gli (eventuali) paradigmi: privilegiata l'assunzione di individui "non bianchi" per insegnare “equità, inclusione, giustizia sociale, decolonizzazione, antirazzismo, sviluppo umano, appartenenza e benessere”, il tutto con il fine di “smantellare le strutture istituzionali oppressive” grazie a fondi pubblici bianchi, neri e, probabilmente, anche grigi. Ma non tutti ci cascano…

Definito in enciclopedia come “concezione fondata sul presupposto che esistano razze umane biologicamente e storicamente superiori ad altre”, il termine razzismo sembra essere stato eccessivamente evocato negli ultimi anni, spesso con lo scopo di innescare le battaglie ideologiche di una certa classe politica progressista, che vede e dipinge continuamente una società divisa tra “cattivi soggetti sfruttatori” (di solito di carnagione chiara e provenienza europea, nordamericana o australiana) e “vittime buone e maltrattate” (i “non bianchi” in genere, con un focus particolare sui neri).

Plagiata da questi dualismi e con in mano il vessillo della lotta al segregazionismo sistemico, dunque, la canadese Università statale della Nuova Scozia (NSCAD University) – leader nelle discipline dell’arte e del design – ha deciso di assumersi un chiaro impegno, annunciando (per la seconda volta) che i suoi futuri sei collaboratori di facoltà saranno scelti esclusivamente tra i candidati “non bianchi”.

“E io pago!”: il paradosso dei doppi standard

Il rettorato, che ha più volte rispedito al mittente le logiche accuse di “razzismo inverso” (cioè di quell’atteggiamento, senza dubbio paradossale, che mostra di combattere l’eventuale discriminazione contro le persone “di colore” indirizzandolo verso le persone “di non colore”), è stato categorico nel dichiarare (con un tweet) che “[…]come parte del continuo impegno nella promozione di pratiche antirazziste e nello smantellamento di strutture istituzionali oppressive, queste opportunità di lavoro saranno riservate ai candidati che si identificano come neri, indigeni o appartenenti a comunità marginalizzate dall’intolleranza”.

Ma c’è di più: gli accademici canadesi dell’NSCAD avrebbero chiesto persino, ai prossimi docenti, “di sostenere, attraverso la pratica e la ricerca, solo obiettivi programmatici di equità, inclusione, giustizia sociale, decolonizzazione, antirazzismo, sviluppo umano, appartenenza e benessere”. Andrebbe notato, però, che l’università di Halifax è un ateneo pubblico, finanziato quindi (e pare anche molto bene) con denaro collettivo proveniente da tutto il Canada, incluse le tasche degli individui di pelle bianca.

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Dal gruppo all’individuo, una questione di merito (e non una missione ideologica)

Un professore di filosofia presso la Saint Mary’s University (nonché presidente della Society for Academic Freedom and Scholarship), Mark Mercer, ha duramente contestato queste restrizioni nelle pratiche di assunzione dell’NSCAD, sostenendo che “[…]il modo migliore per realizzare una società non razzista è trattare le persone come individui, non come rappresentanti di gruppi, e trattare tutti in modo equo secondo elevati standard di merito”. Inoltre Mercer ha aggiunto che “[…]l’iniziativa dell’Università della Nuova Scozia degrada sia l’arte che chi la insegna, offrendo una brutta visione della giustizia sociale”. E ha rimarcato il fatto che l’ateneo sembri essere maggiormente interessato ad “assoldare” dei candidati a sostegno delle “precise missioni programmatiche anti-razziste”, che portino avanti una visione distorta e propagandistica della comunità, piuttosto che deciso a selezionare artisti, insegnanti o studiosi competenti.

La vicenda dell’università di Halifax non è, comunque, un caso isolato. Anche altri atenei hanno recentemente promosso politiche di assunzione a favore della gente “diversamente bianca” (o vittima di “razzismo sistemico“) come ad esempio la Laval University di Quebec City, che si è spinta a limitare le posizioni di insegnamento agli uomini di pelle chiara, generando controversie legali legate ai diritti umani (nello specifico è stato il docente universitario Frederic Bastien a presentare una denuncia per violazione di tali condizioni, non essendo stato in grado di candidarsi per un’occupazione a causa della propria razza e, pare, anche del proprio orientamento sessuale).

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Edoardo Gagliardi del 26 gennaio 2023), Treccani, sito dell’NSCAD University, Twitter, Issuu.com, National Post.

Canali YouTube: Society for Academic Freedom and Scholarship, NSCAD University, ICI Québec.

Antonio Quarta

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Il Corriere Nazionale

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