Siria: possibile escalation del conflitto
La Turchia ha effettuato attacchi aerei su presunti obiettivi militanti curdi nel nord della Siria e in Iraq durante il fine settimana, come rappresaglia per un attentato mortale del 13 novembre a Istanbul, che Ankara attribuisce ai gruppi militanti. I quali però, hanno negato il coinvolgimento. Gli attacchi aerei hanno colpito diverse postazioni dell’esercito siriano in tre province lungo il confine con la Turchia e ucciso e ferito un certo numero di soldati siriani. Tuttavia le forze democratiche siriane a guida curda hanno successivamente affermato che martedì nuovi attacchi aerei turchi hanno colpito una base che il gruppo condivide con la coalizione guidata dagli Stati Uniti nella lotta contro il gruppo dello Stato islamico. La base si trova appena fuori dalla città di Qamishli, a circa 50 chilometri (30 miglia) dal confine turco. Due combattenti delle SDF sono stati uccisi e tre sono rimasti feriti. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato martedì che Mosca vede le preoccupazioni per la sicurezza della Turchia “con comprensione e rispetto“, ma esorta anche Ankara ad “astenersi da misure che potrebbero portare a una grave destabilizzazione della situazione in generale”.
Operazione Artiglio-Spada
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato che le azioni della Turchia non si limiteranno agli attacchi aerei, suggerendo una possibile nuova incursione, una posizione che ha ribadito oggi. “Faremo pagare chi ci disturba sul nostro territorio“, ha detto Erdogan: “Sappiate che il prima possibile, sradicheremo i terroristi tutti insieme con i nostri carri armati e soldati”. Erdogan ha proseguito: “D’ora in poi c’è solo una misura per noi. C’è solo un confine. (E cioè) la sicurezza del nostro paese, dei nostri cittadini. È nostro diritto più legittimo recarci dove questa sicurezza è garantita”. Lunedì, razzi lanciati dal nord della Siria sono atterrati nella città di Karkamis, al confine con la Turchia, uccidendo almeno tre persone. Si sospetta che dietro l’attacco ci sia il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), un’organizzazione militante e politica bandita in Turchia. Mentre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto che stava valutando un’operazione di terra per seguire l’operazione aerea. Il ministro della Difesa turco, nel frattempo, ha rinnovato l’appello agli Stati Uniti e ad altre nazioni affinché non appoggino il gruppo della milizia curda siriana, YPG, che la Turchia considera un’estensione del PKK. “Esprimiamo a tutti i livelli che ‘PKK uguale YPG’ a tutti i nostri interlocutori, in particolare agli Stati Uniti, e chiediamo costantemente che venga tagliato ogni sostegno ai terroristi”, ha detto Hulusi Akar a una commissione parlamentare. Mentre un portavoce del Dipartimento di Stato americano ha rilasciato una dichiarazione, affermando che Washington si è opposta a qualsiasi azione che destabilizzi la situazione in Siria, esortando anche la Turchia a mostrare moderazione.