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La Via Crucis secondo Ermes della scrittrice nocese Marica d’ Aprile

di Antonello Liuzzi

Quale la tua fonte di ispirazione nella scrittura?

Le mie fonti di ispirazione variano in continuazione in base al mio personale sentire di quell’istante, oppure agli argomenti che in quel momento catturano maggiormente la mia attenzione. In linea di massima, però, è sempre e solo il cuore a “dettarmi” le parole, come e quando lo ritiene opportuno. Non seguo mai né schemi né scalette. Una scrittura molto “free” per usare un termine in voga.

Come è nato l’interesse ad approfondire un aspetto così poco conosciuto della famiglia di Pierpaolo Pasolini, di cui quest’anno ricorrono i cento anni dalla nascita?

Per onestà intellettuale verso gli ascoltatori e potenziali lettori, devo ammettere di non essere mai stata una “Pasoliniana” sfegatata. Certo, riconosco appieno e ammiro quella che è stata una delle menti più brillanti del 900’ (e questo è un merito che gli è universalmente riconosciuto), ma non era ancora mai maturato un interesse tanto vivo nei suoi confronti. Infatti, quella che io racconto è  non tanto la storia di Pier Paolo, declinata e scandagliata ampiamente già da altre penne, ma la storia dell’ “altro Pasolini”, suo fratello Guido. Diciamo che è stata la storia a venirmi “casualmente” incontro. Cercavo su Google notizie in merito alla storia locale e a un ragazzo, nostro concittadino, anch’egli di nome Guido, vissuto e morto nei primi decenni del ‘900. Come molti sapranno, se a google forniamo una parola chiave, lui ci mostra tutti i risultati più o meno pertinenti, e mi venne fuori la foto di questo giovane capelluto dallo sguardo pieno di tristezza, associata al cognome Pasolini.

Volli approfondire i dettagli di questa triste ma bellissima storia e decisi che andasse assolutamente raccontata!

È stato molto complesso reperire il materiale storico che fa da colonna portante al romanzo?

Diciamo che già il web in questo senso mi è stato di grande aiuto perché ho potuto reperire tanto materiale soprattutto audiovisivo, tra cui i frammenti di un’intervista a Susanna, la madre dei due giovani, allo stesso Pier Paolo e al cugino Nico Naldini. Per quanto riguarda quest’ultimo, mi sarebbe tanto piaciuto poterlo intervistare direttamente, e avevo anche preparato una serie di domande fatte poi pervenire attraverso la persona che gli faceva da badante. Il destino volle che le condizioni di salute del sign. Naldini si aggravassero e il tutto restasse purtroppo incompiuto. Per quanto riguarda i testi, sono tutti elencati nella bibliografia perché era mio dovere citare tutte le fonti. Alcune pubblicazioni, va detto, non erano più in commercio ed è stato molto arduo procurarsele, ma sappiamo che volere è sempre potere.

Conosciamo meglio il nostro protagonista, Giudo Pasolini: chi è questo ragazzo,  vissuto un po’ nella ingombrante ombra di un fratello così celebre?

Dici bene: Guido è un ragazzo che ha vissuto la sua intera (e brevissima) vita all’ombra ingombrante di suo fratello maggiore. Un fratello che è il “genio della famiglia”, colui che non solo è in grado di raggiungere le alte aspettative che i suoi (e soprattutto la madre) ripongono in lui, ma di superarle addirittura. Pier Paolo che compone poesie già dall’età di 7 anni; Pier Paolo che consegue brillanti risultati scolastici (là dove a Guido basta la semplice sufficienza); Pier Paolo che viene considerato una sorta di “Re Mida” , capace di trasformare in oro tutto ciò che tocca. Guido nutre un sentimento ambivalente nei suoi confronti. Da una parte non solo una sconfinata ammirazione, ma potremmo anche dire una “religiosa venerazione”, e dall’altra non certo gelosia, quanto l’amara consapevolezza di essere e di dover restare eternamente una brutta copia del fratello. Pier Paolo è quello che pensa e scrive troppo, Guido è quello che passa all’azione concretizzando gli ideali inculcati dal fatellone. Lo stesso Pier Paolo, ebbe modo di confessare che “Io ero un partigiano ideologico, mentre Guido divenne un partigiano armato”. Ho maturato una mia personale convinzione, approfondendo la storia nel corso delle mie ricerche: molto probabilmente, Guido decide di intraprendere la lotta per la resistenza e di arruolarsi nella Brigata Partigiana Osoppo proprio per dimostrare ai suoi familiari che anche lui potesse realizzare qualcosa di bello e importante, come appunto contribuire alla liberazione della propria Patria.

Nel romanzo si utilizza la tecnica narrativa del point of view: perché questa scelta stilistica e narrativa?

Mi è capitato di scoprire questa tecnica leggendo in lingua originale le pagine di qualche moderno romanzo inglese. Mi sono detta: accidenti, è davvero molto efficace: funziona. E per questo motivo, ho deciso di farla mia. La scritta “POV” che precede i dialoghi e i pensieri di ogni personaggio, è appunto l’abbreviazione di “Point of view”. Il lettore verrà trasportato ora nella mente di Guido; ora di suo fratello Pier Paolo, ora di Susanna. Ho voluto che la mia voce narrante scomparisse del tutto, e che fossero i personaggi stessi a raccontarsi con la loro viva voce e ciascuno a seconda del proprio punto di vista. Ho voluto che il lettore pensasse con le loro menti e sentisse con i loro cuori, fornendo una sorta di “fotocamera grandangolare” che permettesse di allargare la prospettiva.  Il romanzo storico forse non è quello che annovera il maggior numero di lettori, perché considerato pesante e noioso. Eppure nulla è più utile della storia. Bisogna, pertanto, cercare il modo di “ingolosire” il lettore per fargliela in qualche modo “assimilare”. Vorrei fare una precisazione anche riguardo al titolo: “La Via Crucis secondo Ermes”. Ermes è innanzitutto il nome di battaglia da partigiano scelto da Guido Pasolini e il titolo nella sua interezza riprende un po’ “Il Vangelo secondo Matteo”, film celeberrimo da Pasolini. La breve vita del protagonista, in effetti, risulta un calvario dalla nascita alla morte.

Da alcuni mesi a questa parte stiamo assistendo molto da vicino, anche grazie ai  media moderni, ad un genere di guerra che credevamo relegato ai libri di storia, in  cui molti giovani stanno perdendo la vita. Che cosa può dirci oggi la storia di Guido,  un giovane come tanti divenuto eroe in un momento difficile per la sua Patria?

Guido Pasolini oggi ci dice che la guerra è sempre il più grosso errore che i popoli possano commettere. Che perdono tutti, anche quelli che “formalmente” la guerra la vincono ma annoverano tanti loro figli sotto le croci. Guido ci dice che un Eroe sì, lascia un segno indelebile nella storia, ma che dalla storia e dai suoi eroi, l’uomo di oggi dovrebbe imparare fino a non aver più bisogno di eroi che si immolino.

Hai mai pensato di scrivere un romanzo  che narra il territorio della murgia dei Trulli?

Avevo accarezzato l’idea, ma al momento sto dedicandomi ad altri due lavori. Per meglio dire li ho terminati, ma sono in cerca di una casa editrice che riponga fiducia in questi due progetti. Uno di essi abbraccia ancora la storia locale e in particolar modo di una villa-masseria tra le più belle che la mia Noci può vantare. Qui morì, nel 1924, un giovane di appena 21 anni e io, partendo da unna incisione sulla lapide, ho voluto ricostruire la sua storia, sulla base di documenti e con l’aiuto dei familiari. Ironia della sorte, anche il protagonista di questa storia si chiama Guido, come il fratello di Pasolini.  L’altra è una storia un po’ “gothic noir” che narra di una tremenda e cieca vendetta femminile verso il genere maschile, da parte di una protagonista mortalmente ferita nell’animo. Anche in questo caso siamo negli anni 20 del ‘900.

Secondo te i giovani oggi che rapporto hanno con la lettura  dei romanzi, o hanno altre preferenze letterarie?

Diciamo che il rapporto dei giovani con la lettura in generale resta (a mio modo di vedere) ancora molto problematico. Hanno poco tempo e poca voglia, immersi in tutt’altri interessi. Complice anche la tecnologia che ha allontanato sempre di più dai libri. Guardando l’altra faccia della medaglia, però, i libri in formato digitale sono una grande comodità di cui si può approfittare. Noto che piacciono moltissimo i gialli e i romanzi noir, oltre alle storie d’amore. Suspance e colpi di scena sono gli ingredienti che “ingolosiscono” maggiormente. Il romanzo storico è certamente penalizzato, ma dato che la storia è fondamentale per l’oggi e per il domani, anche in questo caso trovo sia solo questione di saper “prendere per la gola” il lettore, facendogliela amare.

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