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Oscar Wilde – Il ritratto di Dorian Gray

Siamo la generazione che conosce il lifting del viso, e forse non abbiamo bisogno di altro per costruirci la nostra maschera

Il libro di oggi è un classico, anche l’autore, Oscar Wilde, un grande, sicuramente anche affascinante scrittore irlandese, vissuto nella seconda metà dell’800 e morto appena sbarcato nel novecento a 46 anni.

Un personaggio moderno, vissuto in un epoca buia, conobbe il carcere per un amore omosessuale.

Anche il suo libro, per me il suo capolavoro, Dorian Gray, fu attaccato dal pubblico, i critici lo stroncarono parlando di sudiciume, tedio.

Per taluni era persino immorale e sempliciotto…” inculca la “morale” che quando vi sentite in pericolo di diventare troppo angelici, la cosa migliore che potete fare è correre fuori di casa e ridurvi in uno stato animalesco”.

Destino amaro per i capolavori e per i geni. Le curiosità della prefazione, che è il campo ghiotto del cronista, parlano di fonti familiari, per descrivere il contenuto tetro del libro e che risalgono ad un prozio per parte madre, l’ecclesiastico irlandese Clarles Robert Maturin che ha scritto un libro su un uomo tenebroso che vende l’anima e vaga compiendo misfatti.

Ma quanto è attuale questo edonismo del bel Dorian, quanto è comune la maschera d’eterna giovinezza con la quale i potenti ostentano ricchezza, come nel lavoro di Wilde la “maschera rende la vita più ampia, più ricca, più piena” .

Il narcisismo portato alle sue estreme conseguenze. Quanto mai attuale!

Per coloro che non conoscono la storia basti pensare ad un protagonista giovane, molto bello, un dandy che affascina.

Intriga questa bellezza, soprattutto del volto, il pittore Hallward, che ispirato decide di fargli un ritratto.

Dorian incontra nello studio del pittore, Lord Wotton, che attraverso la sua arte oratoria e al coinvolgimento che ne deriva diventa il suo mentore ed affascina il giovane parlando del ruolo della bellezza.

Sarà proprio in seguito tale discorso che il giovane comincia a provare una sorta di attrazione e di invidia verso il proprio ritratto.

L’idea che lui invecchierà, mentre il suo ritratto resterà fedele alla bellezza di quel momento, è un pensiero che lo distrugge.

Qui il patto con il demonio grazie al quale il quadro sarebbe invecchiato al posto del suo volto, rendendo così eterno il suo splendore.

Una storia surreale che ha avuto successo fino ad oggi. Difatti il regista inglese Oliver Parker ne ha fatto un film nel 2009.

Ma dal 1910 il romanzo è sul lenzuolo bianco del cinema di tutto il mondo.

Ancora un autore che s’insinua nel decadentismo inglese, ancora un pezzo di modernità culturale che spazza via sterili e stantie convenzioni, ne pagano conseguenze, ma dobbiamo loro davvero molto. Per leggere autonomamente

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