Principale Arte, Cultura & Società La pasta tra antichità e medioevo

La pasta tra antichità e medioevo

La confezione casalinga della pasta, miniatura, Wien, Österreichischen Nationalbibliothek, ms. Series Nova, 2644, Tacuinum Sanitatis, f. 45v, fine XIV - inizio XV secolo.

Farina di grano duro ed acqua. Ingredienti semplici per un piatto gustoso. Tutti vanno pazzi per la pasta, simbolo della cucina italiana. Già nel Trecento, all’epoca del Boccaccio, era considerata una prelibatezza capace di portare sulle tavole gioia e abbondanza.

I romani non la conoscevano. Con la farina di grano duro e l’acqua preparavano il pane o il laganum, una sottile sfoglia fritta o al forno molto lontana per metodo di cottura dal nostro concetto di pasta. Alla lontana, potremmo paragonare questa ricetta alle lasagne, citate per la prima volta nel XIII secolo insieme ai vermicelli, pasta filiforme, nota ancor oggi. 

Parlare della pasta significa addentrarsi in secoli di storia, in una evoluzione lenta e laboriosa, molto complessa. All’inizio era servita nel brodo di cottura, poi asciutta, diventando un piatto a sé stanteNel XII secolo la Sicilia commerciava pasta secca.Tra il XIII e il XIV secolo si aggiunse la Sardegna. L’alimento viene registrato nei porti di Pisa e Genova, richiesto in Provenza, Africa del Nord e Andalusia. 

La docente Chiara Frugoni (2014) riferendosi ad un documento del 1371 ritrovato a Palermo, ci parla dei prezzi massimi fissati per la vendita della pasta di grano duro o tenero. Il documento distingueva inoltre la pasta axutta (secca) da quella bagnata (fresca) e, fissando i prezzi per i beni di prima necessità, attestava l’importanza della pasta nell’alimentazione comune. 

 

 

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