Principale Arte, Cultura & Società Istituzionalizziamo la Quaremma di Grottaglie

Istituzionalizziamo la Quaremma di Grottaglie

L’annuncio di Maria Teresa Marangi, Assessore comunale allo Sviluppo economico: «con il regolamento dei Beni Comuni questa forma di partecipazione spontanea dei cittadini può diventare un attrattore culturale e turistico»

In questi giorni di Quaresima tra i balconi di Grottaglie si vedono appesi fantocci con le sembianze di una vecchina tutta vestita di nero che, come le massaie di un tempo, indossa un fazzoletto scuro sulla testa, uno scialle e “lu sunale”, ovvero il grembiale da lavoro.

È la Quaremma che, addobbata con oggetti dal simbolismo arcaico, rimane appesa dal mercoledì delle Ceneri fino al Sabato santo, quando verrà bruciata da un fuoco purificatore che annuncia la Pasqua di Resurrezione.

Maria Teresa Marangi, assessore comunale allo Sviluppo Economico di Grottaglie, ha incontrato nei giorni scorsi alcuni di residenti del centro storico che stanno facendo rivivere questa antichissima tradizione popolare; nell’occasione l’assessore Marangi li ha invitati a coinvolgere gli esercenti di attività economiche e commerciali appendendo vicino le Quaremme, creando così una innovativa sinergia tra il tessuto produttivo e questi grottagliesi che dimostrano uno straordinario senso di appartenenza alla comunità.

L’Amministrazione comunale, infatti, sta sostenendo questa forma di partecipazione spontanea “dal basso” dei cittadini cercando di estenderla alla comunità grottagliese, così è stata ripresa dai disabili del Centro diurno per disabili Epasss e dai bambini della Scuola Materna con le loro insegnanti e le famiglie che, come simbolo contro la guerra, hanno anche realizzato una Quaremma con indosso lo scialle con i colori della bandiera della pace

Questa attenzione per le Quaremme è stata fortemente voluta dal Sindaco Ciro D’Alò che ritiene che questa tradizione possa diventare, se opportunamente recuperata e valorizzata, un importante attrattore culturale, nonché un elemento in grado di aumentare la conoscenza e l’attaccamento dei cittadini al territorio.

Su questo tema è intervenuta l’assessore Maria Teresa Marangi, che ha anche la delega ai Beni comuni, commentando: «con il consigliere Massimo Zimbaro ed il gruppo di lavoro di “NOI CI SIAMO” abbiamo convenuto sulla necessità di tutelare e istituzionalizzare la tradizione della “Quaremma” facendola diventare un patrimonio della nostra comunità, utilizzando il regolamento dei Beni comuni che, per l’appunto, definisce le forme di collaborazione tra i cittadini e l’Amministrazione comunale per la cura, la gestione condivisa di beni, in questo caso un bene immateriale».

«Affinché la tradizione della “Quaremma” diventi un attrattore culturale – ha poi spiegato l’assessore allo sviluppo economico – è necessario “valorizzare” le iniziative di questi straordinari concittadini invitando gli studiosi delle tradizioni locali a far emergere, in pubblicazioni e convegni, gli elementi che caratterizzano la Quaremma di Grottaglie rispetto a quella di altri centri del Salento».

«Le Quaremme potrebbero così diventare – ha concluso l’assessore Maria Teresa Marangi – anche un attrattore turistico per destagionalizzare il turismo nei quaranta giorni della Quaresima».

 

 

L’etimologia di Quaremma è incerta, potrebbe essere una contrazione dialettale di “quaresima” o una derivazione della parola francese “carême”.

Appesa dal Mercoledì delle Ceneri, la Quaremma è vestita di nero perché, secondo la tradizione religiosa, la Quaresima è un periodo di penitenza, di digiuno, di sacrificio e di astinenza dalle carni.

Secondo la tradizione, inoltre, Quaremma è così vestita perché fino al giorno prima – il martedì grasso – il marito Carnevale ha sperperato tutto i denari, e così la poverina è costretta a lavorare per rimpinguare il magro bilancio famigliare.

In una mano la Quaremma tiene la conocchia, ovvero il fuso per filare la lana, simbolo di laboriosità, con infilati sette taralli o sette teste d’aglio, quante le settimane della quaresima, lo stesso simbolismo che troviamo nell’arancia o nella patata in cui vengono infilati sette spilli o altrettante penne di gallina.

Anticamente ogni settimana si toglieva dalla Quaremma una penna o uno spillo o un tarallo, arrivando così al Sabato santo quando, come detto, il fantoccio verrà bruciato.

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