Principale Arte, Cultura & Società Scienza & Tecnologia Sull’informatica ed il futuribile

Sull’informatica ed il futuribile

Per ripercorrere in questi ultimi anni i progressi notevoli dell’informatica vi racconterò la mia esperienza con i computer. Io sono nato nel 1972.

Il primo personal computer che ho utilizzato è stato lo Spectrum nel 1984. All’epoca per smanettarci un poco bisognava sapere il Basic. Nel 1985 imparai anche il linguaggio macchina.

Lo Spectrum aveva una memoria di 16 k ed io feci una espansione, portandola a 48 k perché ci facevo dei programmi e spesso andava “out of memory”.

Altro personal computer in voga allora era il Commodore 64. Il più economico di tutti era il Commodore Vic 20. Era una soddisfazione di allora fare un programma che potesse stabilire se il numero digitato fosse un numero primo o meno. Con il linguaggio macchina si poteva creare un piccolo ed antidiluviano word processor. Era un mio passatempo.

Ero il più piccolo della classe ed ero anche mingherlino. Non ero ancora sviluppato fisicamente alle medie. Le ragazze mi snobbavano e mi prendevano in giro. Si innamoravano dei ragazzi più grandi di età. I miei due unici passatempi erano il calcio ed il computer.

Militavo allora nella squadra del quartiere, che si chiamava Oltrera. Ero ala destra. Facevamo gli allenamenti due volte la settimana. Gli altri giorni ci divertivamo a giocare in strada. Ogni tanto con i miei coetanei facevamo qualche girata  in centro.

Soprattutto andavamo  alla sala giochi, dove però c’erano i malintenzionati ed un crescente spaccio di droga. Noi giocavamo a Space Invaderers, al Packman, ad Arkanoid tra tossicodipendenti, spacciatori e poliziotti in borghese. Le ragazze rarissimamente venivano in sala giochi.

Per diversi anni non mi è più importato assolutamente niente dei computer. Ho fatto il liceo senza mai toccare un tasto di un PC. Poteva essere una vita grama, limitata, di provincia.

Poteva essere il mio un piccolo mondo chiuso, concentrazionario, però era reale. L’unica cosa virtuale era la mia immaginazione con cui fantasticavo le ragazze ed il futuro. Il 6 agosto 1991 nacque Internet.

Fu messo allora online il primo sito.

Il web era ormai accessibile a chi lo volesse, era di pubblico dominio.

Certamente Internet era stato utilizzato molto tempo prima dai militari americani. La prima email venne spedita nientemeno che nel 1971.

Mi ricordo che nel 1992 solo i professori universitari avevano una connessione Internet. La mia generazione è cresciuta senza protesi virtuali. Viveva in presa diretta. Allora ci divertivamo al bar, in discoteca, al pub, ritrovandoci al parco, andando al cinema, andando allo stadio.

Niente era online allora. D’estate bastava una chitarra ed uno che la sapesse suonare, un falò, un gruppo di amici. Bastava poco. Il mio secondo personal computer l’ho comprato nel 1997. Mi sono connesso ad Internet allora. Facevo le ricerche online. Google non aveva ancora vinto sugli altri.

Si utilizzava anche altri motori di ricerca. Il materiale porno allora era a pagamento. Ho la netta impressione che il porno sia diventato free ai giorni di oggi semplicemente per fare da arma da distrazione di massa. Cominciavo a capire da lì che il mondo www non era lineare. Nel 2001 mi feci il mio primo sito Internet su Geocities, che poi chiuse nel 2008.

Allora c’erano i gruppi Yahoo molto frequentati che ora nessuno visita più. Negli anni immediatamente successivi era molto popolare il social network MySpace, che ora ha chiuso. MySpace era un social per musicisti, cantanti, aspiranti tali e per i loro fan.

Erano iscritti molti adolescenti e molti giovanissimi di tutto il mondo, che dichiaravano a tutta la rete il loro orientamento sessuale e possibilmente anche il loro reddito.

C’era molto espertismo nei primi anni duemila. Gli smanettoni si divertivano con i novellini e gli inesperti sia in chat che per altro.

Nei primi anni duemila c’era anche la galassia di siti no global e di controinformazione. Il modem era lentissimo. La navigazione era problematica spesso. C’erano molti virus. Fino al 2012 ho utilizzato il PC. Poi abbiamo comprato un tablet, che era connesso ad Internet.

Ho avuto molti meno problemi con i virus. Oggi scrivo con un tablet economico. Il controllo ortografico viene eseguito male. È come se non ci fosse.

Non mi posso fidare. Il correttore automatico poi fa le bizze. Anzi è proprio il caso di dire che era meglio se non c’era. Molto spesso fa degli errori più che aiutarmi nella stesura del documento. I PC ed i tablet hanno una obsolescenza programmata. Durano tutti un certo numero di anni.

L’obsolescenza dei PC viene stabilita anche dagli antivirus e dai programmi informatici, che non possono girare con i vecchi computer. Va anche detto che l’enorme diffusione di calcolatori li rende più economici. Ad ogni modo la mia vita oggi è molto più virtuale.

Scrivo articoli, racconti, recensioni. Poi li pubblico o li invio tramite email. Quindi li condivido sui social media. Come molti oggi sono un individuo “dimezzato”, nel senso che mi divido tra reale e virtuale. Ma poi perché lo faccio? Fondamentalmente per passione, per fare curriculum, per condividere le mie idee, sensazioni, emozioni, i miei ricordi e ogni tanto anche le mie conoscenze.

Credo nell’intelligenza collettiva del web. Ne ho fiducia. Certo ci sono anche gli effetti collaterali del web: il cyberbullismo, la pedofilia, il revenge porn, le fake news, gli haters, chi istiga all’odio.

Un tempo sembrava che ci si potesse connettere con chiunque tramite il web, che non ci fosse “nessun grado di separazione”. Poi il potere o forse sarebbe meglio dire i poteri per limitare l’uso potenzialmente rivoluzionario del web hanno inventato la bolla di filtraggio, che è un modo per frenare il sapere e le conoscenze sociali.

Internet fa anche paura. Si pensi solo al fatto che hanno subito inserito la dipendenza da Internet nel Dsm, la “Bibbia” dei professionisti della psiche.

E che dire invece della teledipendenza? Quella non è un disturbo? Non ci sono forse forme patologiche di teledipendenza? Oggi comunque non ci si può più tirare indietro. Bisogna fare un buon uso dei nuovi strumenti della tecnologia. Verso dove andremo domani?

Neanche i futurologi probabilmente ci azzeccherebbero. Forse anche loro sbaglierebbero previsioni. Il futuribile è quasi inimmaginabile, spesso è imprevedibile, soprattutto per noi uomini della strada.

Ha dichiarato Elon Musk: “Entro quest’anno inizieremo i test per impiantare il modulo di Neuralink nel cervello umano”. Verrà impiantato ad alcuni esseri umani un microchip nel cervello. Facebook ha acquistato Ctrl-Labs, una startup nota per aver creato il bracciale che “legge la mente”.

Facebook in futuro potrebbe quindi leggerci nel pensiero. Chi l’avrebbe detto venti anni fa che Internet sarebbe stato un protagonista così invasivo della nostra vita quotidiana, un nostro compagno di vita, per alcuni una ossessione?

Davide Morelli

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Redazione Corriere Nazionale

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