Principale Estero La vittoria non violenta di Gandhi, 75 anni fa

La vittoria non violenta di Gandhi, 75 anni fa

Figura tra le più significative del secolo scorso, il “Mahatma” (la Grande Anima) riassunse la sua idea della politica nei concetti di “non violenza” e “forza della verità” guidando il cammino del suo popolo verso l’indipendenza.

di Nicola Graziani

Il Mahatma Gandhi

AGI – Pace e non violenza: nel secolo di Hitler, Mussolini e Stalin e Pol Pot la Storia l’ha scritta anche il loro opposto.

La lotta per l’indipendenza dell’india si identifica in buona parte con una tra le figure più significative degli ultimi decenni, Mohandas Karamchand Gandhi, detto il Mahatma, la Grande Anima.

Gandhi aveva studiato legge in Inghilterra e iniziato la sua attività forense in Sudafrica, difendendo i diritti degli immigrati indiani. Tornato in patria nel 1915, divenne in breve tempo il leader indiscusso del Partito del Congresso e del movimento indipendentista indiano. Gandhi riassunse la sua idea della politica nei concetti di “non violenza” e “forza della verità”.

Seguendo questi principi, organizzando grandi manifestazioni di protesta dei suoi connazionali contro il governo coloniale, Gandhi guidò il cammino del suo popolo verso l’indipendenza.

Le sue uniche armi furono il digiuno individuale o collettivo, il boicottaggio dei prodotti stranieri o delle leggi ingiuste, la disobbedienza civile.

Ad ogni modo non si limitò a lottare per l’indipendenza politica, ma si adoperò perché tutti gli indiani si rinnovassero spiritualmente, per essere degni dell’indipendenza e capaci di gestirla una volta ottenuta. Anche per questo fu sempre molto cauto nell’affrontare il problema delle caste, pur promuovendo imponenti campagne in favore degli intoccabili.

Soprattutto però auspicava una pacifica convivenza e collaborazione tra indù e musulmani, e predicava la necessità di elevare la condizione e la dignità delle donne.

Restò per qualche anno lontano dalla scena pubblica, limitandosi a un’attività di educatore sociale e tornando poi alla ribalta negli anni della seconda guerra mondiale e del primo dopoguerra, quando l’indipendenza divenne sempre più vicina fino ad essere ottenuta.

Ma il modo in cui l’indipendenza venne raggiunta costituì la sua più grande e triste sconfitta. Gandhi aveva tentato in tutti i modi di dare agli indiani una coscienza nazionale e di salvaguardare l’unità di tutto il Paese.

Eppure, a partire dagli anni Trenta era cresciuta la diffidenza, e poi l’ostilità, tra indù e musulmani. Nel 1947 l’India divenne indipendente, ma i musulmani se ne staccarono per formare un nuovo stato, il Pakistan.

Queste vicende furono accompagnate da una vera e propria guerra di religione, che alla fine costò un milione di morti, e più di sei milioni di profughi.

La sua ultima battaglia la vinse solo in parte. Vecchio, debole, malato, decise di digiunare fino alla morte se i massacri non fossero terminati.

Le violenze cessarono e Gandhi, ormai debilitato, riprese a nutrirsi. Morì qualche mese dopo, assassinato da un fanatico indù. Era il 30 gennaio del 1948.

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