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Roberto Carità – Un cipresso sanguina in Grecia

Il libro di oggi conferma l’idea di fondo della soffitta dei libri, ritrovare classici che sfuggono alla cultura generale perché sepolti dalla polvere del tempo, capolavori di geni che non ci sono più.

Ma quello di oggi è ancora più caratteristico, è l’unico racconto scritto dall’autore che nella vita ha fatto tutt’altro.

Non si trova una biografia online e ci rifacciamo a quella riportata sul libro. Roberto Carità e nato a Schio nel 1913 in provincia di Vicenza, ha girato sempre al Nord, tra Piemonte e Liguria.

Si è occupato di arte, lavorando presso l’Istituto Centrale del Restauro, e nel sistema bibliotecario nazionale troviamo titoli di diversi suoi interventi in qualità di critico e storico dell’arte.

E stato anche Sovrintendente ai Monumenti e gallerie di Sassari e Nuoro.

Nel suo romanzo autobiografico è il tenente Carità

Una sorta di diario-racconto di un episodio della guerra mondiale, di uno dei tanti ufficiali abbandonati durante il secondo conflitto, nel disastro dell’aggressione alla Grecia.

La controffensiva greca che mise in difficoltà l’Italia mentre Mussolini, che aveva detto precedentemente “spezzeremo le reni alla Grecia”, ora diceva “piuttosto che chiedere l’armistizio alla Grecia è preferibile partire tutti per l’Albania e farci uccidere sul posto”.

Questo è il clima nel quale maturano quei tragici avvenimenti

Nel racconto del nostro ufficiale che è quasi – come dice il ripiego della copertina-: ” una sommossa celebrazione del sacrificio di tanti nostri connazionali sterminati con ferocia dagli ‘alleati’ di ieri”.

In quella grande confusione che si ebbe, proprio verso la fine del conflitto mondiale, anche in Grecia il nostro gruppetto vive in tutta la sua crudezza questa incertezza, lungo un interminabile peregrinare attraverso il paese, ridotto ad unico campo di battaglia; ora sono braccati dai tedeschi, ora perseguitati dai partigiani greci delle opposte fazioni, sfuggendo alle insidie di una natura aspra, superando la mortale fatica delle marce senza soste, resistendo alle malattie e alla fame, il tenente Carità e i suoi tre compagni di fuga, lottano disperatamente contro un destino che s’accanisce che mentre cercano di uscire li risospinge nel vivo dell’inferno.

Storia, un episodio di eroismo, una ferita della propria vita – del resto è una guerra terribile – un ricordo dei propri compagni.

Della guerra e sulla guerra si è scritto molto, c’è la storia che ne parla, ci sono gli storici che l’analizzano.

“Ma questa è una pagina scritta con il candore de’ sentimenti, che da voce ai protagonisti, attraverso un linguaggio immediato rivivono i tanti episodi di una terribile vicenda, in un gesto, in una frase e riscattando col carico umano di dolore e di sofferenza l’onta di una guerra infame.” Come tutte le guerre.

Io credo che chiunque di noi. chi per il padre, chi per il nonno ha vissuto quella epopea storica, una sorta di familiarità con l’autore dovrebbe sentirla dentro di sé, del resto quei signori hanno dato un tributo proprio per questo paese che stiamo depauperando, e leggere questo libro, oltre ad avere la naturale attenzione per la trama incalzante, ci dovrebbe un po’ fantasticamente sentirci partecipi di una storia, che è storia comune, comunque condivisa.

La Rete

Gentile Sig. De Giorgi, Le vorrei esprimere la mia riconoscenza per lo splendido commento da Lei scritto su “Un cipresso sanguina in Grecia”.

Mi chiamo Paola Carità e sono la nipote di Roberto, autore del libro. Mio nonno è venuto a mancare nel 2008, dopo 94 anni di una vita avventurosa, piena, vissuta fino in fondo con coraggio e grande spirito.

Tutte le vicende raccontate nel libro io le ho ascoltate dalla sua viva voce, più e più volte, e continuerò a tramandarle, affinché non si dimentichino la nostra storia e la nostra identità. Trasmettere il valore della memoria è il regalo più grande che si possa fare alle nuove generazioni.

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