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Ponte sullo Stretto: intervista al dott. Tierno, membro del Consiglio Notarile di Messina

Come al solito quando si tratta di progetti di trasporti, le aspettative politiche sono molto alte: secondo i suoi sostenitori, il Ponte sullo Stretto di Messina favorirà la crescita economica. Tuttavia, la letteratura sull’argomento suggerisce una certa cautela. Difatti il risparmio di tempo di poche centinaia di migliaia di passeggeri non offre né un forte fulcro, né una potente leva per sollevare un’area di diverse decine o centinaia di migliaia di posti di lavoro. Pertanto non c’è motivo di credere che il Ponte di Messina rappresenterà una svolta per la Sicilia. Infatti, data la sua
ubicazione, non cambierà molto per quanto riguarda la mobilità locale. Né influenzerà più di tanto, il traffico passeggeri a lunga percorrenza. I viaggi aerei da Roma e dal Nord Italia alla Sicilia continueranno ad essere più veloci e meno costosi rispetto a quelli ferroviari. Per non parlare poi delle 68 criticità del progetto individuate dal comitato scientifico. Tuttavia, anche se il piano non è ancora definitivo ci sono già i nomi degli espropriati con case, fabbricati e terreni da demolire o occupare. In vista di tutto ciò, i residenti dovranno abbandonare le proprie abitazioni, i propri
affetti, a fronte di un indennizzo che non basterà a risarcire la disperazione di perdere ciò che hanno acquistato con fatica dopo anni di lavoro.
Quarant’anni fa Margaret Thatcher insisteva che “non si dovesse investire un centesimo pubblico” nel tunnel della Manica. Gli investitori privati si sono fatti avanti. Poi le cose presero una brutta piega. I costi si sono rivelati superiori dell’80% al costo di costruzione previsto e il costo del finanziamento è aumentato vertiginosamente del 140%. I ricavi del primo anno furono un quinto di quanto stimato e l’azienda fallì in breve tempo. Magari la lunga storia del Ponte di Messina avrà un finale più felice di quella del “Chunnel”. Tuttavia, sarebbe preferibile non scommettere con i soldi dei contribuenti.
Il dott Fabio Tierno, membro del Consiglio Notarile di Messina nella mia intervista spiega il suo punto di vista, sulle criticità del Ponte.
Si è tornati a parlare del Ponte sullo Stretto di Messina, che collegherebbe la Sicilia alla Calabria. Secondo Lei è giustificato lo scetticismo di certa opinione pubblica? Cosa ne pensano i siciliani?
“La ringrazio per la domanda, a mio avviso lo scetticismo è più che giustificato. Per noi siciliani il ponte (mi consenta il minuscolo) non cambierebbe nulla nella nostra viabilità, continueremmo ad impiegare 3 ore per andare da Messina a Palermo (per una distanza chilometrica di meno di 300 KM) e oltre un’ora per andare da Messina a Catania (appena 95KM), per non parlare delle tratte ferroviarie ferme all’epoca dei Borboni”.
Su un territorio fortemente urbanizzato e antropizzato
quale sarà l’impatto sulla cittadinanza?
L’impatto sulla cittadinanza sarà devastante: interi condomini (in tutto il territorio comunale e non solo a Torre Faro come molti ritenevano) espropriati e/o asserviti, la viabilità dell’intera
città (già molto difficoltosa dal momento che abbiamo solo due strade per andare dalla periferia sud della città alla periferia nord) devastata per tutto il periodo dei lavori (sulla cui durata non è possibile avere certezze). Il Ponte ci renderebbe una città cantiere”.
In termini economici-ambientali, viste le tempistiche che potrebbero non essere realistiche, la costruzione del Ponte potrebbe creare uno shock negativo?
“In termini ambientali l’impatto sarà devastante. Tenga presente che l’area interessata dalla posa del “piede” del ponte è da tempo oggetto di specifica tutela ambientale, dal momento che costituisce la Riserva Naturale orientata della Laguna di Capo Peloro, ecosistema unico che andrebbe irrimediabilmente distrutto”. 
Il ponte non è un’opera fine a se stessa: non per andare da Messina a Reggio in macchina anziché scafo, ma crea un collegamento nel Corridoio 9, da Berlino-Malta, per integrarci nell’Europa. Tutta questa “fatica” riuscirà a impattare sul turismo?
“Intanto il Ponte non è l’unica soluzione per realizzare il corridoio (pensiamo alla possibilità di implementare ed ammodernare la flotta che consente l’attraversamento dello Stretto), ed in ogni caso quanto secoli di impatto positivo sul turismo ci vorrebbero per compensare i danni arrecati da un ventennio (sono ottimista)
di lavori?”.

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