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Viktor Sklovskij – Viaggio Sentimentale

Ricordi 1917 -1922 – Pietroburgo – Galizia – Persia – Saratov – Kiev – Pietroburgo Dniepr – Pietroburgo – Berlino

Certo questa estate  mi va di mettere in rete la mia biblioteca, anzi la mia soffitta piena di libri.

Quello di oggi è un viaggio sentimentale negli anni della rivoluzione d’ottobre, in Russia.

Se nel breve passato cercavate questo libro su youtube, il sistema cancellava il nome del nostro autore e metteva quello di Vittorio Sgarbi con titolo analogo, dunque forse uno aveva copiato, ma ora lo stesso algoritmo ha rimesso in luce il nostro autore, segno che la cultura effimera non ha storia e forse anche per questo abbiamo più gusto a tirare dalla soffitta: Viaggio Sentimentale di Viktor Sklovskij.

E’ un libro scritto a ridosso degli eventi e l’autore ammette d’averlo chiamato cosi solo perché un pianista, che si trovava a casa di Maksim Gor’kij a Berlino, gli consigliò questo titolo, anche se non l’aveva letto.

L’ introduzione al libro della nostra soffitta è del 1966 – Bari De Donato -, gustosa da leggere, è dello stesso autore scritta in quella data, poiché ammette d’avere settantatre anni (il suo percorso San Pietroburgo, 24 gennaio 1893 – Mosca, 6 dicembre 1984)

Quindi sentimentale perché parla della propria gioventù, all’epoca della prima stesura: “guardavo soltanto alla Russia”.

Figlio di un ebreo va alla guerra da soldato semplice in un reparto di automobilisti: ” …ero nei pressi di Peremsysl quando fu presa anche Stanislavov. Poi non ebbero più bisogno di me e mi assegnarono alla scuola di automobilismo” .

L’autore descrive questa come una esperienza positiva, essendo diventata, la scuola, famosa grazie a lui.

L’autore negli anni 20

Ma quando gli eventi nel febbraio del 1917 precipitarono, il governo zarista toglie i carburatori a tutte le macchine.

Viktor, però custodiva pezzi di ricambio, quindi non gli è difficile, quando arrivano i soldati insorti contro lo zar, armare quattro macchine e buttarsi nella mischia e grazie a pensieri giovanili immaginare una rivoluzione breve, lo zar deposto e la terra distribuita ai contadini, vincendo i tedeschi.

Ma non è cosi semplice, Viktor rimane ferito e viene mandato in Persia finendo per mesi nell’esercito zarista.

Qui continua il racconto degli eventi visto dagli occhi di un letterato e dice lo stesso l’autore, sempre nell’introduzione,

“L’esercito io lo vidi come un autista vede la macchina, dal di sotto, da sotto le ruote. E quando ci fu la rivoluzione, anche quella io vidi sotto le ruote che la portavano, non i fregi scintillanti che le furono messi sopra”.

E’ la migliore premessa per gustare un protagonista della rivoluzione che ha cambiato il mondo, che però mostra di essere un pensiero libero.

“Durante il periodo stalinista ho avuto molte noie, ma non sono mai stato imprigionato; credo perché avevo scritto tutto su di me nel Viaggio sentimentale e non c’era altro che potesse essere scoperto sul mio conto”

Viktor Sklovskij è ricordato come biografo di Tolstoj, come caposcuola del formalismo russo, noi lo ricordiamo come autore di questa calda estate, ci immergiamo nel suo racconto in cui passa da una città all’altra in anni terribili, in un mondo terribilmente avvinto dal primo conflitto mondiale.

Lo facciamo sapendo che questi autori hanno descritto la storia, e se possiamo parlarne e grazie a loro ” ognuno di noi ama la propria patria in modo diverso, io ritengo che Dostoevskij avesse ragione quando diceva che ogni russo ha due patrie la Russia e l’Europa, io credo che un russo abbia per patria la Russia e il mondo intero”.

E’ la forza della cultura che non ha confini non quella del potere cinico e perverso e con Viktor abbiamo oltre ad un libro anche un nuovo amico.

Redazione Corriere Nazionale

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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