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Grande successo a Bari per i “Cosmo Apolidi”, con la storia di Eva, Leo e Samu

BARI – Fuori dal nido, è sempre casa, purchè  chi ci ama, sia accanto sempre.
Sold out per “Destrutturalizzazione”. Due giorni, tutto esaurito al Piccolo Teatro di Bari.  Scritto da Silvia Violante e Maria Luisa Rolli, con Tommaso Sartori, Niccolò Sgrilli, Silvia Violante, regia Flavia Martino, aiuto regia Maria Luisa Rolli, assistente tecnico Gabriele Giusti.
E’ la storia di tre giovani amici: Eva. Leo. Samu, che insieme ne hanno passate tante e che insieme hanno costruito una famiglia tutta loro, con abitudini, piccoli rituali e stranezze tipiche di qualsiasi nucleo familiare, a prescindere dalla sua forma e dalla
sua definizione.
Arriva però il momento delle scelte, quello in cui sei costretto, nel bene e nel male, a guardare in faccia la vita e ad ammettere che forse si sta crescendo e che forse è ora di entrare in quella zona apparentemente oscura chiamata adultità.
Cosa accadrà a Eva, Leo e Samu? La loro famiglia meravigliosamente queer
sopravvivrà?
” La prima volta che ho letto Destrutturalizzazione – racconta la regista Flavia Martino –  mi ha colpito la freschezza folle e giocosa di questa storia: c’è qualcosa di profondamente buffo e tenero in questi tre personaggi che orbitano uno intorno all’altro, che si incontrano e scontrano dall’inizio alla fine. Sarà che sono nel pieno dei vent’anni, età incredibile per forza vigore sogni e speranze, età schiaffeggiata costantemente dalle condizioni concrete del nostro vivere. Ecco, credo che la forza sia proprio in questo gioco sottile fra la leggerezza dei ventenni e la pesantezza del mondo che li circonda e a volte li sovrasta. La spinta alla vita è presente ovunque in questo testo, nonostante il dolore
di Leo, l’ingenuità consapevole di Samu e la stranezza ricercata di Eva: in ognuno mi è sembrato fin dall’inizio di riconoscere una maschera con cui affrontare l’ostilità del mondo, sapendo che si può tornare a casa da chi ti conosce e sa chi sei. Sapendo che è lì, in quel porto sicuro, che non si viene giudicati, ma accolti e compresi.
In questa dimensione così intima – conclude Martino – si staglia l’altro grande mostro, l’adulto
che preme in ognuno di noi per uscire e trovare la sua strada.
Destrutturalizzazione appare così la rappresentazione di quell’abbandonare
qualcosa, destrutturandolo fino alla sua essenza, e di quel partire verso il
nuovo. Verso l’incerto. Fuori dal nido. Cosa accadrà nessuno può saperlo, l’unica certezza è che si deve andare con coraggio e con la certezza che dietro e intorno chi ti ama non ti lascerà mai sul serio, ma sarà sempre e comunque casa.

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