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Alla Barcolana di Trieste anche la Polizia Penitenziaria

Dopo anni di assenza…è arrivato il momento di esserci!

Il 30 settembre 2023 Il Corpo di Polizia Penitenziaria è, finalmente, entrato a pieno titolo tra le Forze dell’Ordine presenti alla 55^ edizione della Barcolana di Trieste, storica competizione velica di respiro internazionale, che ogni anno attrae migliaia di appassionati e turisti da tutto il mondo.

Nella magica cornice di Piazza Unità d’Italia, con un grande lavoro di squadra, è stato allestito, per la prima volta, lo stand della Polizia Penitenziaria, ricco di storia ed attualità, dove i manichini con divise d’epoca lasciavano spazio ai ricordi, mentre le riproduzioni fotografiche raccontano il lavoro quotidiano in tutte le sfaccettature e declinato in tutte le specialità, con esposizione di modellini di imbarcazione e strumenti di navigazione, in uso alle carceri che sono anche sede di base navale.

Un “appuntamento” in cui la Polizia Penitenziaria di Trieste ha sempre creduto, ma a cui ha sempre dovuto rinunciare per la cronica ed atavica carenza di personale; oggi la situazione non è migliorata, ma il desiderio di esserci ha vinto ogni resistenza, potendo anche contare sulla preziosa collaborazione del personale dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Trieste e dei volontari dell’A.N.P.P.E.-  Associazione Nazionale di Polizia Penitenziaria che hanno messo a disposizione tempo, idee e risorse materiali.

Questa occasione si è tradotta in un importante volano per il rilancio del ruolo della Polizia Penitenziaria, una delle quattro Forze dell’Ordine italiane che, però, taluni continuano ad appellare “guardia carcere” o “secondino”, sebbene con le riforme intervenute,  sia cambiato il colore della divisa (da grigioverde è diventata blu) ed anche la mission istituzionale, accrescendone compiti e responsabilità. I detenuti sono diventati il focus della conoscenza del poliziotto penitenziario,  chiamato ora a partecipare alle attività di osservazione e trattamento rieducativo, di concerto con le altre professionali (educatori, psicologi, mediatori culturali, ministri di culto, sanitari, volontari…) e, quindi, non solo a garantire ordine e sicurezza all’interno delle carceri.

I precetti costituzionali ed i valori etici che sottendono l’ampio ruolo della Polizia Penitenziaria si è cercato, pertanto, di trasmetterli anche a studenti di scuole medie statali triestine, che accogliendo l’invito, hanno permesso di trasformare lo stand, per qualche giorno, in un centro didattico in cui si sono tenuti incontri formativi, sul concetto di legalità e sugli effetti della detenzione, con un video dedicato.

L’obiettivo è stato spiegare il carcere in chiave deterrente, considerando quello del poliziotto penitenziario un osservatorio privilegiato; si è evidenziato il valore costituzionale della libertà e del vivere civile, nel rispetto delle differenze che connotano l’umanità.

Molte classi erano composte da alunni stranieri, ben inseriti nel contesto, che hanno dimostrato di saper condividere serenamente lo spazio ed il tempo nella scuola; da qui si è partiti per raccontare che anche il carcere,  a suo modo, è una comunità eterogenea, in cui non si entra liberamente, in cui devono rispettarsi ulteriori norme interne e che è una parentesi che può compromettere, per sempre, il proprio percorso di vita.

La proiezione di un video amatoriale, girato all’interno di alcune carceri, da personale del Corpo del carcere di Trieste, ha fatto il resto, catturando l’attenzione degli scolari, portati a riflettere sugli effetti reali della commissione di un reato, per cui è prevista la custodia in carcere, rappresentando come l’accompagnamento in istituto, la perquisizione personale, la privazione degli oggetti personali, l’ingresso in una cella, siano momenti caratterizzanti l’avvio del percorso, in solitaria, all’interno.

Leggere, comunque, nei loro occhi l’interesse per la materia e la curiosità di conoscere il ruolo, le funzioni e le difficoltà che, quotidianamente, incontra il poliziotto penitenziario non solo ha riempito di orgoglio chi ha accolto queste piccole menti, ma ha lasciato anche un segno di speranza per un futuro di consapevolezza.

Annamaria Peragine

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