Principale Politica Diritti & Lavoro La fine del Welfare!

La fine del Welfare!

Riceviamo e pubblichiamo

Vedere sabato a Roma 20000 persone scendere in piazza è un segnale di speranza. Non è solo il popolo del Movimento 5 Stelle, ma di tutti coloro che stanno dimostrando il proprio dissenso alle scelte del governo centrale.

Consiglio regionale della Puglia – Consigliere dott.ssa Debora Ciliento del Pd

Bene ha fatto la segretaria del PD Elly Schlein ad esserci. Ritengo che una manifestazione del genere dovrebbe vedere la presenza di tutti coloro che a breve pagheranno le conseguenze delle scelte che si stanno prendendo.

Ho convocato in III Commissione regionale un’audizione con l’assessore al Welfare Rosa Barone e con l’assessore alle politiche abitative Anna Grazia Maraschio, un’audizione in linea con la manifestazione di sabato al fine di far conoscere ciò che sta accadendo e provare a trovare soluzioni per sostenere i comuni che vivono questi problemi in prima linea.

Il governo Meloni ha detto no al reddito di cittadinanza, meno fondi al welfare e ha detto no al contributo del fitto casa: queste sono alcune delle scelte che sono state messe in atto sempre più a svantaggio delle fasce più deboli.

In tanti dicono no al reddito di cittadinanza, ma effettivamente non hanno ben chiara la grande rivoluzione che questa misura ha portato nel nostro paese e cosa accadrà tra qualche mese.

I percettori di tale misura sono per la maggior parte padri di famiglia che hanno perso il lavoro e che vivono il dramma di non riuscire più a trovarne un altro. Se non ci fosse stato il RdC durante la pandemia, ci sarebbe stata una rivoluzione sociale. È stata una misura che ha sostenuto i servizi sociali dei comuni e soprattutto ha ridato una dignità a tante famiglie.

Certamente c’è chi ne ha approfittato ma a causa loro non possono pagare tutti. Di certo il RdC è nato come misura d’inserimento lavorativo ma in realtà è un sostegno al reddito. Trovare lavoro per tutti i beneficiari non è semplice, ma sono una risorsa importantissima per le nostre città.

Ci sono diversi comuni che hanno messo in piedi progetti PUC inserendo molti beneficiari della misura in progetti di tutela del patrimonio. Ad esempio il comune di Trani, grazie ai PUC, ha restituito alla città la possibilità di ammirare la bellezza del Monastero di Colonna, a questo si affiancano altri progetti di cura del verde, di archiviazione, di piccole manutenzioni.

Nessuno si è mai tirato indietro ma tutti vogliono sentirsi utili per le proprie comunità. In alcuni casi con 400 euro al mese di RdC danno la propria disponibilità per tre ore al giorno 6 giorni su 7 senza mai dire no in diverse mansioni che certamente avrebbero visto costi per l’ente pubblico o privato molto più alti. Mai nessuno si è lamentato. Questa è l’altra faccia del RdC che ha visto una ricaduta sociale importante.

Tocca alle istituzioni vigilare sull’equità dei progetti messi in piedi. Potrei scrivere tante storie di coloro che oggi hanno paura di cadere nel buio più totale.

I PUC sono un valido strumento che vedrebbe una rivoluzione in diversi settori dalla sanità, alla cultura, alla vigilanza, alle piccole manutenzioni, una forza di persone che l’ente pubblico a tutti i livelli dovrebbe gestire e che purtroppo fino ad oggi non sempre lo ha fatto. Quindi il problema non è togliere il RdC ma creare opportunità per inserire i beneficiari in maniera dignitosa ed equa a servizio della comunità.

Dunque, da questa riflessione dobbiamo comprendere che tipo di politica si sta mettendo in atto nel settore del lavoro. Probabilmente i corsi di formazione professionale non bastano per un’effettivo reimpiego lavorativo. Su questo servono tavoli di confronto a tutti i livelli per rispondere concretamente a questa problematica.

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