Principale Politica Elezioni di giugno: caccia aperta agli idioti.

Elezioni di giugno: caccia aperta agli idioti.

Quasi la folla elegante di una prima al poco lontano Teatro Piccinni a riempire il marciapiede da entrambi i lati e occupare parte della strada, così a Bari, all’altezza del civico 102 su corso Vittorio Emanuele, per l’inaugurazione del comitato elettorale di Fabio Romito, il candidato sindaco per la coalizione di centrodestra per le prossime elezioni dell’8 e 9 giugno. Un pubblico di tutte le età e pure tanti volti noti, e non solo della politica, una sorpresa vedere anche persone assenti da anni da manifestazioni di questo tipo e contagiate da un entusiasmo insolito e quasi perduto. Probabilmente l’effetto di una speranza veramente sentita e diffusa di «una nuova stagione di Bari, fatta di progresso, trasparenza e onestà» per come l’ha promessa lui, dopo il ventennio di una sinistra ora al centro di una vera propria bufera a seguito degli scandali al vaglio degli inquirenti. Di certo c’è che martedì scorso non vi era solo la Bari del popolo di centro destra, come pure è stato scritto, ad applaudire Romito e a costringerlo a inventarsi pure un piccolo comizio all’esterno visto che era quasi difficile respirare, quante persone c’erano all’interno della pur capiente sala.

Una pluralità di consensi al riguardo di Romito che comunque trova riscontro anche nelle convergenze su di lui di altri partiti come quello ben strutturato e presente di Noi Moderati, oppure la lista autonoma dell’ex consigliere regionale Mario Conca, il nemico numero uno del Governatore Emiliano sul piano della sanità. Senza contare la confluenza di candidati di spicco inseriti nelle liste maggiori, come quelli provenienti da IO SUD, considerato che è particolarmente impegnato in contemporanea su Lecce, sempre con la coalizione, per la corsa a sindaco dell’ex senatrice Adriana Poli Bortone. Senza andare più nel dettaglio anche per motivi di spazio, comunque perfetta, a nostro avviso, anche la scelta di Romito di rinunciare al simbolo della Lega per includere partiti come l’Udc  o persone di spessore lontane da tempo dalla politica oppure provenienti dalla società civile, impossibile non citare, al tavolo accanto a lui, l’ormai anche noto personaggio televisivo Vice Ministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto per Forza Italia, il Sottosegretario alla Sanità Marcello Gemmato nonché autore dell’exploit pugliese di Fratelli d’Italia alle ultime elezioni politiche, il leccese parlamentare leghista di lungo corso Roberto Marti e Presidente della VII Commissione permanente del Senato ed infine il senatore Filippo Melchiorre, sempre del partito della Meloni e con già al suo attivo ben 25 interventi sui DDL in appena un anno e mezzo di mandato.

Applausi ed entusiasmo in sala e fuori, quando Romito ha quasi replicato il suo discorso a favore dei tantissimi che non erano potuti entrare, in un clima che sembrava parlare di un Sindaco praticamente già eletto, anche pensando alla ormai sempre più diffusa sfiducia popolare nei confronti della sinistra per le indagini ora in corso: un quasi vaso di Pandora che si è scoperchiato, questo, che sta già inevitabilmente compromettendo sia l’immagine di Decaro che di Bari, poiché, al di là degli sforzi di minimizzarli, i danni all’immagine del PD, e della sinistra in generale, ci sono e come. Quanto è bastato a indurre l’ex premier, oltretutto pugliese, Giuseppe Conte a decidere di abbandonare ogni ipotesi di campo largo e salvare il Movimento 5 Stelle, presentando la candidatura a sindaco dell’avvocato barese Michele Laforgia e portandosi a rimorchio anche alleati del centro sinistra dietro la bandiera ostentata della Pace. Un tentativo chiaro di intercettare il voto di quel quasi 50% per cento di popolazione contraria e spaventata dalla guerra, ivi compresi quelli che sono sempre più convinti di una spiegazione realistica e ben diversa da quella propinata in tutte le salse dal mainstream a pensiero unico e filo atlantista delle guerre in corso. E magari sperando pure che i baresi in primis non abbiano dimenticato che proprio la loro Città fu capitale del Mondo della Pace, nel nome di universale di S. Nicola, nel 1990, quando il premier Giulio Andreotti e il Papa e Santo Karol Wojtyla decisero di riunire qui tutti i Capi delle religioni del Mondo per cercare di fermare (inutilmente) la guerra che gli USA decisero di scatenare contro l’Iraq.

Un re sempre più nudo, è comunque chiaro che la grande partita che si gioca a Bari non è certo solo quella di darle una nuova amministrazione dopo vent’anni di governatorato di sinistra, ma la vera battaglia tra partiti – ognuno per conto suo, qui come nel resto dell’Italia- è quella sul voto per l’Europa e assolutamente determinante per poterne eventualmente cambiare volto e assetto geopolitico. Ai meno esperti di politica probabilmente non dice nulla il fatto che Giorgia Meloni abbia deciso che il G7 si svolgerà in Puglia e a pochi chilometri dalla Città di S. Nicola e, anzi. lo avranno letto solo come una captatio benevolentiae per assicurarsi un successo locale e poi regionale. Ma “carta canta”, soprattutto se stampata, basterà leggersi l’articolo «La Meloni e la “melina”» uscito il 7 ottobre 2022 su un quotidiano di Bari (quando cioè non era ancora stato formato l’attuale Governo) per capire che, a nostro avviso, non è così: la “Giorgia”, per come vuol essere indicata sulla scheda elettorale, aveva già da allora chiaro un piano per rilanciare l’Italia in Europa e darle quel ruolo internazionale che le spetta di diritto nel Mondo per Storia e posizione geografica.

E consentiteci un’illazione personale, non è forse neppure casuale la scelta di un candidato unitario per Bari preparato e carismatico come Fabio Romito, una lunga carriera come consigliere regionale e giovane per parlare anche ai giovani, ma non preso dalle liste di Fratelli d’Italia ma da quelle della Lega. Ma, guarda un po’, proprio il partito che, strumentalmente accusato di filo putinismo, è quello, dei maggiori tre della coalizione di Governo, che sta invocando a gran voce di aprire necessariamente un dialogo diplomatico per fermare la guerra-madre in Ucraina, magari sulla scorta degli appelli alla Pace di Papa Francesco, con Vladimir Vladimirovič Putin, ossia l’uomo che adesso veramente tiene in mano il destino dell’Umanità e può avere una voce in capitolo pure per trovare una soluzione per il conflitto nella striscia di Gaza. Ora in chiosa, scusandoci con i lettori e l’editore per la lunghezza di questo pezzo, non possiamo che augurarci che possa tornare utile per risvegliare le coscienze sopite o degli “idiotes”, stando alla definizione che Tucidide dava ai suoi concittadini ateniesi che si astenevano dal loro dovere di votare e, naturalmente, secondo la propria libera convinzione. Con percentuali fifty-fifty tra chi vota e no, dunque non se ne abbia a male chi, nel momento drammatico che il mondo sta vivendo e le sfide per futuro che ci attendono, dovesse sentirsi appellare idiota per il danno che arreca, non esprimendosi nelle urne, alla democrazia e alla società. E dunque caccia aperta soprattutto agli idioti, vinca sempre il migliore!

Enrico Tedeschi

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