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Dora Romano: da Vittorio Gassman a Ferzan Ozpetek. Con Dustin Hoffman ricordo indelebile!

E’ in arrivo il nuovo film americano al fianco di Monica Bellucci e Toni Collette

Mirko Crocoli

“L’AMICA GENIALE di Saverio Costanzo ha cambiato la mia vita. Ora la scommessa più difficile è con le produzioni statunitensi”.

Dora Romano, attrice impegnata da oltre 40 anni su molti set italiani ed internazionali, si racconta tra primi passi a teatro  e ultime esperienze nel cinema Statunitense. E’ stata la Maestra Oliviero ne “L’amica geniale” di Saverio Costanzo e l’iconica Signora Gentile in “E’ stata la mano di Dio” per la regia di Paolo Sorrentino (già candidato ai Premi Oscar 2022 come miglior film straniero). Ma anche in veste di capo ‘ndrina Nonna Lina nel nuovo cult movie in 10 puntate Bang Bang Baby prodotto da Amazon e Melina De Ruggeri nella seguitissima serie Imma Tataranni Sostituto Procuratore per Rai Uno (ora in replica tutti i martedi’, al fianco di Vanessa Scalera.

Dora, diplomata alla “Bottega Teatrale di Firenze” diretta da Vittorio Gassman e ulteriormente specializzata in vari seminari di perfezionamento quali il ‘J. Grotowskij’ a Palermo e il ‘D. De Fazio – Roma’ presso la città di Los Angeles, oggi vanta un bagaglio di decine di rappresentazioni e musical nei principali palcoscenici d’Italia con – alle spalle – intense stagioni recitative. Un percorso professione che è, come anch’ella confessa, passione di vita sin da bambina.

TV, serie e lungometraggi; da “La Dea Fortuna” per la regia di Ferzan Ozpetek a “Un’avventura”, da “Viva la Sposa” fino a “Mamma Mafia” di Catherine Hardwicke di prossima uscita al fianco di Toni Collette e Monica Bellucci. Ha lavorato a Hollywood con Tom Thykwer in “Parfume” nel ruolo di Mme Baldini (moglie di Dustin Hoffman) oltreché in numerose commedie a firma del grande Eduardo De Filippo

Dora Romano si svela in questa intervista alcuni simpatici aneddoti, dai primi passi Annibale Ruccello all’esordio ne La cameriera brillante di Carlo Goldoni, giungendo poi al capolavoro di Sorrentino fino alle più recenti produzioni, come il “corto” di poche L’ultima festa e progetti in essere con produzioni internazionali. 

Dora, tra tutte le colleghe e i colleghi con cui hai lavorato chi si porta nel cuore e perché?

Fra  i colleghi  è stato indimenticabile Dustin Hoffman, ma ce ne  sono tanti altri e non voglio escludere nessuno. Porto nel cuore alcuni registi da cui ho imparato molto: Eduardo De Filippo, Ermanno Olmi per il teatro e Tom Thykwer, Saverio Costanzo, Ferzan Ozpetec, Michele Alhaique, Paolo Sorrentino per il cinema e la televisione 

Vieni dal Teatro. Differenze tra palco e set?

Per ciò che riguarda la recitazione non trovo nessuna differenza fra le due cose. Certamente la differenza fondamentale sta nella presenza del pubblico in sala in teatro, che costringe ad una amplificazione del gesto e della voce di cui non necessitano le riprese cine tv. Per entrambi per me resta sempre fondamentale lo studio del personaggio e la concentrazione. In teatro essa viene agevolata ed aiutata dal silenzio del rituale, mentre sui set è tutto un po’ più rumoroso e dispersivo , per cui lo sforzo di concentrazione richiede maggior impegno. 

E differenze tra grande e piccolo schermo? 

Beh, ti faccio un esempio: ho potuto assistere alla proiezione al cinema di E’ STATA LA MANO DI DIO, e poco dopo alla visione dello stesso insieme ad alcuni amici su Netflix. Posso affermare che un film perde molto sul piccolo schermo, quel film in particolare. La magia del cinema è impagabile. E’ anche vero, però, che alcuni prodotti nati per il piccolo schermo, come L’AMICA GENIALE, per esempio, hanno il grande vantaggio di poter essere seguiti e apprezzati da una immensa fetta di pubblico da casa, che altrimenti non potrebbe goderne. Resta fondamentale e necessaria la bravura degli attori, in ogni caso.

Qual è il tipo di preparazione che usa per i suoi ruoli? Ci mette del suo o solo copione a memoria? Anche a braccio o segue alla lettera lo script?

Ho appreso alcune tecniche di acting quando ho iniziato a studiare con maestri dell’Actor’s Studio americano. Da allora mi si è aperto un mondo di possibilità che non conoscevo, come studiare il personaggio facendosi continue domande sulle varie circostanze descritte nel copione e facendo particolare attenzione alla sua memoria emotiva. Per questo, il lavoro artigianale, che è alla base della recitazione,  esprime il personaggio in ogni suo aspetto, come si cesella una scultura. La memoria è necessaria, ma per me è importantissimo fare le prove per memorizzare e mettere insieme i vari aspetti del carattere e della scena. Laddove il regista lo ha permesso ho potuto apportare delle modifiche alle battute quando c’è stato qualcosa che non mi tornava, ma sempre nella totale collaborazione e rispetto reciproco.

Quello a cui fin qui è più affezionata?

LA PICCOLA CITTA’, opera teatrale di Thornton Wilder, per la regia di Ermanno Olmi, e il musical SISTER ACT, regia di Carline Brouwer, ma la mia più grande riconoscenza va a L’AMICA GENIALE, per la regia di Saverio Costanzo, al quale sarò eternamente grata, perché ha cambiato la mia vita. 

ove la vedremo?

Fra aprile 2022 e febbraio 2023 ho girato 4 film per il cinema. 3 su 4 sono di produzione americana e quindi in inglese. Posso parlare solo di quello che sta per uscire il 14 aprile negli Stati Uniti, cioè MAFIA MAMMA con Tony Collette e Monica Bellucci, per la regia di Catharine Hartwicke. Sugli altri vige ancora la riservatezza, ma sicuramente usciranno per fine anno o inizio 2024.

Perché molti attori italiani sono più apprezzati all’estero che in Italia? 

Che in Italia il mestiere dell’attore sia considerato più o meno un passatempo è purtroppo un’amarissima realtà, prova ne sia il fatto che non esiste una organizzazione omologa alle unions americane che difendono e proteggono gli attori e tutti gli esponenti dello show business proprio in quanto esso viene considerato una vera e propria professione. Poi, che ci sia questa propensione per gli attori italiani all’estero onestamente non mi risulta. I modelli cui mi ispiro e ambisco a raggiungerne la bravura sono tutti stranieri, per la maggior parte anglosassoni.

Cosa recrimina al cinema italiano? 

Il coraggio di creare storie di respiro universale, perché spesso il cinema italiano si ferma a raccontare storie ammantate di un provincialismo che, purtroppo, fa parte della nostra cultura. E poi le migliaia di scuole sfornano giovani “attori” immaturi e privi di reali basi di recitazione, e mi fermo qui!

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