Principale Attualità & Cronaca Violenza Affaire des poisons: Madame La Voisin, crimini alla corte di re Sole

Affaire des poisons: Madame La Voisin, crimini alla corte di re Sole

Madame La Voisin fu una nobil donna killer che visse alla corte del Re Sole, protagonista di quello che diventerà celebre come l’“Affaire des poisons” e la corte du Roi Soleil fu la protagonista di fatti di cronaca nera.

Nel 1672, alla morte del capitano di cavalleria di Saint-Croix, Jean Baptiste Godin, furono rinvenuti degli scritti olografi i quali accusavano la sua amante, la marchesa di Brinvilliers, Marie-Madeleine d’Aubray, di aver attentato alla vita di suo padre e dei suoi fratelli morti per avvelenamento mediante arsenico e, ancor prima che la polizia si mettesse sulle tracce della nobildonna killer, ella riuscì a fuggire in Inghilterra.

Le indagini, tuttavia, non si arrestarono e non trascorse molto tempo che un domestico della casata di Brinvilliers fu imprigionato per complicità.

L’uomo, sotto tortura, confessò agli inquirenti i crimini che vedevano coinvolta la sua padrona; la donna, a seguito di vani tentativi di fuga che la portarono a spostarsi dall’ Inghilterra al Belgio, fu catturata e condannata a morte per contumacia.

Durante un’udienza tenutasi presso il Parlamento, antecedentemente alla sua esecuzione che ebbe luogo il 17 luglio del 1676, la marchesa di Brinvilliers confessò i suoi crimini, collaborando con gli inquirenti assegnati al caso al fine di smascherare la fitta rete di traffici illeciti che vedevano coinvolta la corte di Versailles.

Questo fu l’incipit di un grande processo che la cronaca del tempo definì “Affaire des poisons”. L’affare dei veleni.

E che ebbe ad oggetto un’inchiesta che durò dal 1679 al 1682 durante la quale furono imprigionate e poi condannate 442 persone.

Tra i nomi più noti che sedettero al banco degli imputati non furono risparmiati neppure i volti illustri della Francia di Luigi XIV tra i quali si ricordano Françoise “Athénaïs” de Rochechouart, marchesa di Montespan e madre dell’erede di re Sole, la duchessa Anna Maria Mancini – nipote del primo ministro del re, il cardinale Mazarino e, infine, il maresciallo di Lussemburgo nonché successore di Luigi II di Borbone-Condé.

L’affaire des poisons, tuttavia, concentrò la sua attenzione su una merciaia, imputata e poi giustiziata, per l’omicidio di oltre mille persone.

La personalità misteriosa e controversa di Catherine Deshayes, detta “Madame La Voisin”, è stata al centro dell’indagine criminale che ha riguardato il più grande processo del Seicento rimasto nella storia della Francia.

La donna, coniugata con il gioielliere Antoine Monvoisin, svolgeva la professione di commerciante ma aveva un vivace interesse per la magia e per le partiche ad essa correlate.

A seguito del fallimento di suo marito, il quale fu costretto a dichiarare bancarotta ed a chiudere la gioielleria di sua proprietà situata su Pont Marie a Parigi, Madame La Voisin, per risollevare la sua famiglia dalla precaria situazione economica, si dedicò alla professione di chiromante, fisionomica ed ostetrica, assistendo le donne nella pratica illegale di interruzione volontaria della gravidanza indesiderata.

Moltissimi erano le clienti che le si affidavano e non trascorse molto tempo che, per scopo pubblicitario, attribuì la sua attività illecita al compimento del volere divino del quale si riteneva l’esecutrice.

La Chiesa di Roma, a causa di tali dichiarazioni, condusse la chiromante francese ad un processo accusatorio attuato da parte degli ecclesiastici dell’Ordine di Saint Vincent de Paul.

Per il processo venne richiesta l’attenzione e la valutazione dei membri del consiglio docenti dell’Università La Sorbona che la giudicò non colpevole per i fatti cui all’imputazione.

L’ambizione di arricchimento personale fu soddisfatto anche grazie alle magiche che le avrebbero portato non pochi benefici economici.

Le persone che le si rivolgevano erano, perlopiù, coloro che versavano in gravi condizioni di bisogno; le richieste consistevano perlopiù in preghiere per l’arricchimento, per un matrimonio desiderato e, talvolta, per la guarigione da malattie letali.

Madame La Voisin praticò numerosi rituali e celebrazioni messali per l’adorazione della divinità che nella demonologia moderna è definita “Braccio Destro di Satana”, Astaroth; considerevole è il numero delle vittime di queste macabre pratiche dalle quali neppure gli infanti furono risparmiati.

Secondo le testimonianze del tempo Catherine Deshayes, per confezionare le sue pozioni – perlopiù filtri d’amore e veleni letali – utilizzava ossa di rospi, denti di talpe e polveri di resti umani.

L’arte dell’avvelenamento, all’epoca dei fatti, risultava essere praticata con una certa frequenza: alla corte di Filippo IV di Spagna, la serial killer sui generis, Giulia Tofana, approfondì le conoscenze tecniche in materia erboristica creando la cosiddetta “Acqua Tofana” – venduta anche a Roma e Napoli – con la quale furono avvelenate circa seicento persone negli anni intercorrenti tra il 1633 ed il 1651.

L’operato dell’avvelenatrice aristocratica francese, La Voisin, vedeva la collaborazione di altri praticanti delle arti oscure tra i quali spicca il nome di Adam Lesage; alle sue messe nere partecipavano attivamente anche il sacerdote Etienne Guiboug, l’abate officiante, Mariotte e l’avvelenatrice Catherine Trianon.

La clientela della donna contava perlopiù aristocratici e, tra i destinatari degli infusi letali, non mancavano personaggi di spessore che esercitavano nell’ambito politico del tempo.

Alcuni dei committenti erano strettamente legati al sovrano di Francia da un legame di parentela.

La Voisin risiedeva a Villeneuve-sur-Gravois, ove conduceva una duplice vita: le ore mattutine la vedevano impegnata nella sua professione e, durante le ore serali, frequentava i giardini più lussuosi della capitale in compagnia dell’alta società del tempo.

La serial killer parigina intrattenne delle relazioni extraconiugali con l’alchimista Blessis, il mago Adam Lesage e l’architetto Fauchet.

La cliente più importante di La Voisin fu senza alcun dubbio Madame de Montespan, favorita di Luigi XIV con il quale ebbe sette figli, di cui uno legittimo.

Secondo le ricostruzioni storiche, ella commissionò all’avvelenatrice una messa nera, celebrata in un appartamento di Rue de la Tannerie alla quale officiarono Lesage e l’abate Mariot;

Il rituale aveva come scopo la conquista dell’amore del re di Francia.

Durante la vicenda che riguardò da vicino le Roi Soleil venne adoperata una pozione afrodisiaca fornita dal collega Francoise Filastre e realizzata in Normandia da Louis Galet.

Tuttavia, negli anni in cui re Luigi intraprese una relazione con Angèlique de Fontanges (1679) la ex amante, ripudiata, spinta da un desiderio di vendetta, si rivolse alla maga affinché le procurasse un veleno per poter porre fine al regno di Luigi XIV.

Dopo lunghe esitazioni Catherine la Voisin accettò e venne architettato un piano per compiere l’omicidio che, se fosse andato a buon fine, avrebbe attentato alla vita di colui che si definì “sovrano voluto da Dio”.

Il piano fallì il 5 marzo 1679: La Voisin, coadiuvata dai suoi assistenti, mise in atto un piano mortale, presumibilmente infallibile, che si sarebbe consumato con la consegna, nelle mani della vittima prescelta, di una petizione, recapitata al sovrano in persona, la cui carta era stata imbevuta in un letale veleno.

A causa della molteplicità delle petizioni presentate a corte, il sovrano non accolse mai la pergamena direttamente nelle sue mani ed il piano sfumò,  seppure rimase attuale l’ambizione, da parte di Madame de Montespan, di uccidere il suo amante.

Nei pochi giorni che seguirono alla vicenda, un lutto si abbatté sulla famiglia reale: spirò la duchessa d’Orléans, suocera del sovrano.

Al momento dell’accertamento delle cause, il medico di corte non escluse la possibilità che questa fosse stata vittima di un avvelenamento premeditato.

Mentre a corte si piangeva per il grave lutto e si rifletteva sui provvedimenti da prendere, a Parigi si registravano numerose sparizioni “bianche”.

Il popolo in tumulto imputava i lutti bianchi e le sparizioni degli infanti alla pratica nefanda delle messe nere che erano correlate alla stregoneria e all’adorazione del diavolo.

Nel giro di pochi giorni, con un pauroso incremento del numero degli infanti scomparsi, la polizia parigina si attivò per condurre le indagini che avrebbero portato alla luce una delle realtà più macabre della storia del XVII secolo.

Le indagini portarono alla luce il nome di Magdelaine La Grange, accusata di aver commesso, mediante avvelenamento, un omicidio; ella, nella fase dell’interrogatorio rivelò agli inquirenti preziose informazioni sull’Affare dei Veleni che permisero di far luce sulla situazione che turbava la Francia du Roi Soleil.

Sottoposta ad ardui e stressanti interrogatori, mai fece menzione sull’identità dei suoi clienti seppure riuscì a spiegare le dinamiche della sua attività criminale che la condussero alla forca con l’accusa di stregoneria ed adorazione del diavolo.

Madame La Voisin fu arsa viva con un’esecuzione pubblica a Place de Grève (Parigi) in data 22 febbraio 1680.

A seguito della Questione dei Veleni, Luigi XIV nel 1677 istituì il tribunale speciale della Camera Ardente contro i crimini della stregoneria ed i verdetti da esso emessi furono ritenuti inappellabili.

L’organo giudiziale fu in prima formazione, presieduto dal magistrato e luogotenente generale di polizia, Gabriel Nicolas de la Reynie.

One Hundred Witches — 80- “La Voisin”. Catherine Deshayes Monvoisin...

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