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Sfruttamento del lavoro minorile: una piccola grande vergogna

Il lavoro minorile è un fenomeno di dimensioni globali.

Secondo le ultime stime dell’ILO, sono ancora 152 milioni i bambini e adolescenti – 64 milioni sono bambine e 88 milioni sono bambini -vittime di lavoro minorile. 

Metà di essi, 73 milioni, sono costretti in attività di lavoro pericolose che mettono a rischio la loro salute e integrità psicofisica.

Molti di loro versano in condizioni di degrado economico, sociale e morale, vivendo infatti in contesti colpiti da guerre e da disastri naturali in cui la loro infanzia è continuamente negata, costretti a trovarsi nelle macerie o lavorare per strada.

Altri vengono reclutati come bambini soldato.

Da ricordare altresì lo sfruttamento della prostituzione minorile:

secondo le stime 1 vittima su 4 nel mondo è minore, tra i casi segnalati 1 su 20 ha meno di 8 anni.

In Italia le vittime accertate sono 1.660, con un numero in costante aumento di minorenni coinvolti.

Ulteriore piaga è l’accattonaggio minorile, particolarmente diffuso in determinati contesti di degrado umano e abbandono delle istituzioni, particolarmente diffusi nei campi rom.

Dati agghiaccianti soprattutto se in un contesto in cui sono vigenti carte internazionali in difesa del minore e del diritto all’infanzia.

Perché, infatti, nonostante l’art 4 della Convenzione sui diritti dell’infanzia, che riconosce e tutela il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino e dell’adolescente,questi orrori umani e piaghe sociali continuano a non arrestarsi?

A questa e alle seguenti domande per la rubrica “L’Innocenza Violata”, risponderà Gianni Casale, avvocato cassazionista civile e penale.

– Il problema è antico come l’invenzione della ruota.

Purtroppo negli scenari mondiali, specialmente quelli più critici, i minori o sono oggetto di violenze dirette ed indirette, o sono manovalanza per gli squallidi agiti dei grandi per la facilità con la quale possono essere usati e gestiti facendo leva sulle loro fragilità.

La recente guerra in Ucraina ci pone quotidianamente sotto gli occhi immagini di bambini addirittura abusati in uno scenario di guerra dove tutto appare possibile e le violenze più efferate vengono sdoganate dai media che ce le propongono con una ciclicità sconvolgente.

Avvocato, a suo avviso, quali dovrebbero essere  le riforme a livello nazionale e non, per combattere questa vergogna in modo efficace ed efficiente?

La domanda è molto vasta.

Quello che posso dire, secondo il mio sentore, è che nel nostro ambito nazionale i minori non appaiono propriamente sopra la lista delle cose importanti da trattare.

Non vedo un impegno concreto e, soprattutto, costante per migliorare le cose.

Negli anni ho visto passare decine e decine di governi e istituire i ministeri dai nomi più improbabili per perseguire obiettivi i più disparati, ma nessuno ha mai avuto l’idea di istituire il Ministero per l’infanzia e lo sviluppo dei minori.

La mia non è una provocazione: il futuro di un popolo nasce dai loro giovani; giovani ben formati e affettivamente stabili sono la base di una nazione ma da noi, qui in Italia, sento solo tante parole ma nessuno ha capito questa equazione.

Quanto è responsabile l’occidente sul degrado in cui versano i minori vittime delle peggiori nefandezze nei paesi sottosviluppati e cosa dovrebbe fare per evitare un’ eventuale recidiva? E quanto lo è, invece, sulla costante violazione dell’infanzia che avviene nello stesso?

– L’Occidente fa.

Non è vero che stia alla finestra.

E’ un problema di redistribuzione della ricchezza dei vari territori ed un eccessivo sfruttamento dei paese più poveri che spesso sono proprietari di immense ricchezza ma che non hanno i mezzi e le capacità per sfruttarle, per non parlare poi di governanti di matrice dittatoriale che completano l’opera con atteggiamenti egoistici e personalistici con i quali tengono per sé le immense ricchezze”.

Che aspettative ha per la difesa dei minori in Italia e non solo? È destinata a degenerare o c’è ancora speranza di salvare il salvabile?

– Sono un positivo per natura. Sono cresciuto con la convinzione che i problemi sono fatti per essere risolti con un imprinting di concretezza che mi aiuta quotidianamente nella vita quotidiana, ma non è facile vedere la luce in fondo al tunnel fino a quando non ci sarà una vera inversione di rotta nell’immobilismo dei grandi verso i più piccoli.

Spesso i grandi gesti estemporanei non bastano, come non bastano i sacrifici di coloro che dedicano intere vite per i minori più disagiati; sicuramente sono importanti e di esempio e stimolo però non si sta facendo abbastanza per questo tema.

Ma è un problema globale.

Per usare una metafora, dico che il problema della politica è che non riesce a vedere più in là di lunedì, mentre esiste martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica; ecco per i minori è drammaticamente così e, soprattutto, i minori non fanno audience.

“I minori non fanno audience”.

Frase che sa di sconfitta, visto che uno Stato di diritto, degno di definirsi tale, dovrebbe tutelare i minori per dovere morale oltre che giuridico.

Articolo 31 della Costituzione docet.

Rita Lazzaro

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