Torino, assolto da accusa di violenza sessuale: per i giudici fu “indotto a osare”
Nel 2021, con la sentenza di primo grado, al giovane erano stati inflitti due anni, due mesi e venti giorni di carcere.
Una sentenza ribaltata dalla Corte d’appello di Torino che ha infatti stabilito che la ragazza aveva bevuto e aveva tenuto la porta del bagno socchiusa, come segnale di consenso
Lei, “un po’ sbronza”, si era fatta accompagnare alla toilette e aveva tenuto la porta socchiusa; e lui aveva interpretato questo comportamento come “un invito a osare”.
Sulla base della condotta tenuta dalla ragazza, la Corte d’appello di Torino: ha assolto un ventenne dall’accusa di violenza sessuale su una coetanea.
Secondo i giudici (presidente donna più due consiglieri uomini):
“Il fatto non costituisce reato” per “mancanza di elemento soggettivo”.
Se ne riparlerà in Cassazione, visto che la procura generale ha presentato un ricorso.
Ricostruzione dei fatti
Odissea che ha inizio il 7 maggio, quando i due si incontrano in un bar del centro storico, alzando un po’ il gomito.
Poi, in quello che la Corte ha definito il “piccolo” e “squallido” bagno alla turca del locale, ha inizio il tutto.
L’imputato ha sostenuto di essersi interrotto quando lei ha detto basta, aiutandola poi a ricomporsi, dato che era stata colta da un malore, rimanendo con lei fino all’arrivo degli zii, i quali lo ringraziarono per la “gentilezza”.
Per i giudici “non ci sono certezze” sul racconto della ragazza e neppure sull’esistenza di un’aggressione sessuale da parte di un ventenne che pochi minuti prima, fra un bicchiere e l’altro, le aveva manifestato il proprio interesse.
Sulla base della ricostruzione dei fatti, emerge che l’atteggiamento di lei ha portato l’imputato ad aver soltanto “equivocato”.
Ma quali sono queste condotte che hanno portato a un simile malinteso?
Lei chiede di accompagnarlo in bagno, gli affida la borsetta, gli chiede di passargli dei fazzoletti, gli permette di entrare per tirare lo sciacquone.
Sulla base di questa dinamica , secondo i magistrati “non è da escludere che gli abbia dato delle speranze”, producendo una situazione che poi “non seppe gestire poiché un po’ sbronza ed assalita dal panico”.
Tanto è vero che l’imputato “non la abbandonò al suo destino” e “la sostenne”, forse per “la consapevolezza di non avere fatto niente di male”.
“Indotto a osare”, “invito a osare”, motivazioni che sanno tanto del “se l’è cercata” e che di conseguenza precludono alla vittima il diritto di opporsi, il diritto di dire: no!
Motivazioni alquanto discutibili quindi, soprattutto se dette in uno Stato di di diritto dove è stato abrogato il delitto d’onore, il reato d’adulterio, dove vige il principio di uguaglianza formale che comporta stessi diritti e doveri a prescindere dal sesso.
Motivazioni che, proprio per questo motivo, portano a porsi delle domande.
Ad esempio:
perchè nell’Italia del 2022, dove costantemente si parla di difesa delle donne e riforme su riforme, ci ritroviamo con assoluzioni fondate su simili motivazioni?
Quesiti ai quali risponderà, per la rubrica “Vittime e Carnefici”
Veronica Sansuini, commissaria per le pari opportunità della regione Marche e vicepresidente dell’osservatorio nazionale diritti negati.
-Purtroppo in Italia si tende a minimizzare ,la colpa è sempre, secondo talune ideologie forviate, della donna.
La legge viene interpretata male ed il più delle volte tende a favorire l’abusante .
Per quel che concerne il modus operandi di coloro che dovrebbero far rispettare la legge in casi di violenza, lascia molto a desiderare.
In questo caso, è inevitabile parlare di quanto successo all’inviata sportiva Greta Beccaglia, la giornalista palpeggiata da un tifoso.
Pochi giorni fa, infatti, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per l’uomo che adesso rischia il processo per violenza sessuale.
Secondo lei, un palpeggiamento si può definire violenza sessuale, o forse sarebbe il momento di fare una riforma col giusto distinguo tra violenza sessuale, abuso e molestia sessuale?