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Massimo Nardi Artista

Vincenzo Angiulo

Dopo due anni di pandemia ci si augura di veder finalmente in fondo al tunnel un luccichio ben augurante, questa è la speranza, anche se le ultime notizie ci rimettono sottopressione con le nuove varianti. Questa situazione ci ha costretti, nessuno escluso, a cambiare il nostro modus vivendi, la frequentazione degli amici, persino del bar preferito, dove si ricorda una avvenente barista che ci serviva un delizioso, nero caffè che ci corroborava il corpo e l’anima. Con l’avanzare dello stato di emergenza, sono stati dimenticati i valori fondamentali di convivenza e rispetto e le capacità che tutti possiedono, come quella di sorridere. Quanti ricordano ancora il sorriso di una persona a loro cara che, fra parentesi non costa nulla e fa bene a chi lo fa e chi lo riceve, prima che venisse eclissato dall’odiosa mascherina e oggi ancora lo immagina, cercando invano quello stesso cenno che un tempo viveva in esso. Questo pensiero altro non è che frutto della reminiscenza di tempi che sono stati veri!

Invece oggi, grazie a questo periodo anossico e opprimente che impedisce il contatto con i tuoi simili, con coloro i quali si condividono gli stessi interessi e  ci si è chiusi  ancor di più in sé stessi, tralasciando la vita che scorreva lieta e carica di interessi, oggi distanziata dagli spazi preventivi che non vanno oltre i propri piccoli interessi, limitandosi agli schermi piatti dei cellullari che inconsapevolmente ci condizionano, dove sui social la vita appare felice e spensierata ma così non è, facendo apparire tutti ricchi e in pace con sé stessi, sbaglio imperdonabile!

Il distanziamento ha contribuito non solo a distaccare dal mondo e, a limitare ancor di più nella bolla che si sviluppa dalla cucina alla camera da letto ma impedisce di scoprire e rendersi conto di ciò che il mondo, in tutte le sue sfaccettature offre.

Fra tutte le meraviglie, una in particolare arricchisce ogni qual volta venga riscoperta, regalando sensazioni, emozioni e momenti indelebili dalla mente: la cultura.

Che fine ha fatto la cultura?

Dove sono finite le folle che facevano a gara per inondare le sale dei musei vaticani, dei luoghi di culto, delle ville palladiane e dei castelli umbri? Dove sono le mostre, le sfilate, dove sono?

Ecco qui il risultato dello stato di emergenza: solitudine e ignoranza.

Con internet ormai, nessuno più si sforza di muoversi per visitare i musei, per contemplare le opere di grandi artisti che hanno perso dita, arti e vita, nel creare ogni più minuzioso dettaglio delle loro creazioni.

C’è chi afferma che un’artista odia sempre quello che crea, qualcuno afferma che l’artista perde letteralmente la testa per le sue opere, al punto da commettere follie per essa, altri semplicemente cercano di infondere un messaggio. Un messaggio di pace. Questo è il caso di Massimo Nardi, artista internazionale che ha donato un’opera alla pinacoteca, situata a palazzo Miani-Perotti, dedicata alle vittime del covid. La successiva ha vinto il concorso regionale “ Sthar Lab – Street Art. Cromofabula, sentieri e narrazioni”

Il messaggio che l’artista vuole infondere con queste opere è incisivo, reale, attuale. Non si tratta solo di ammirare un’opera e degustarne i dettagli artistici no! Ma attraverso le varie sfaccettature simboliche si ispezionano lati anche più metafisici. 

“In quanto artista, l’arte deve essere VALORIZZATA, l’arte è fondamentale. Il mio è un lavoro che non deve solo piacere ma deve portare a riflettere.

Molta arte è fatta per stupire, io voglio far rilassare…la vera opera d’arte è quella che ti permette di entrare e girarci intorno, lasciandoti andare nel suo caos…”

 

L’assenza di cultura è un problema dilagante! A mettere in evidenza questa situazione, l’artista non a caso, inserisce proprio dei volumi classici, uno di questi: DEI E MITI. In tutte e due le opere ci sono delle presenze scultoree, fra esse una Venere dove sulla testa sono montate anche delle ossa di volpe. A questo punto possiamo anche dire che l’artista è solito lavorare, con più materiali più disparati: ossa, ferro, creta, pietra, oggetti di ogni tipo.  L’opera è dedicata alle vittime della pandemia e della guerra. L’artista Massimo Nardi, parlando dell’opera, spiega e mette in evidenza che in tutta l’opera si possono scorgere e affrontare allegorie che ci riportano ad un passato che in realtà è sempre presente, dove l’aspetto della storia è fondamentale. Mi piace sottolineare questa sua frase:

 “Finché il cuore batte c’è tutto! Bisogna amare le cose semplici e non quelle piatte come il display di un cellulare! Bisogna cercare di vivere un mondo meno virtuale, bisogna respirare e avvertire il battito del cuore, con quello c’è tutto!”

Dio bifronte, foto a cura della fotografa Letizia Gatti

“Io sono un ricercatore! Mi piace molto esplorare. Ho iniziato a lavorare come assistente scenografo al Petruzzelli. Questa esperienza mi ha permesso di poter spaziare utilizzando varie tecniche. 

La cultura è un bene prezioso che non deve essere assolutamente messa da parte, deve essere preservata.

“Nelle opere v’è un pensiero mistico di apparente serenità. Bisogna ricordare queste persone! Nel visionare queste opere, Francesca Marsico ha scritto una poesia: 

Nel gelo del dolore

Ho letto di morte

Vanesie corse

Di guerre tra genti

Inerpica il terrore

Si effonde la vita

Di spazi d’amore

La pace impera.”

Foto a cura di Letizia Gatti

2 COMMENTI

  1. Sono veramente inorridito dalla tracotanza saccente di questo individuo, che non posso assolutamente definire giornalista, scrittore o che altro: nel post, con una ridondanza d’altri tempi, viene continuamente ribadita l’importanza della cultura, attraverso i più banali luoghi comuni. Mi fa letteralmente orrore che tale scrivente, scimmiottando uno stile da puro decadentismo, sia capace di dare fuoco a ogni più elementare regola sintattica, grammaticale e – bisogna dirlo – stilistica. La scrittura non è per tutti: richiederebbe una conoscenza ALMENO DECENTE la lingua italiana. Sono stanco di leggere oscenità in cui finanche l’uso delle virgole appare vergognoso.

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