Principale Attualità & Cronaca Finire in carcere da innocenti non è solo ingiustizia

Finire in carcere da innocenti non è solo ingiustizia

Si chiama ‘L’offesa” il libro in cui l’avvocato Rosario Orlando racconta l’errore giudiziario di cui è stata vittima una donna pugliese. Spiegando che nessuno può sentirsi al sicuro.

di Antonella Piperno

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AGI – “L’Offesa”. Non si poteva scegliere un titolo più calzante per raccontare l’odissea giudiziaria di una donna pugliese, Anna Manna, strappata alla sua vita da impiegata con la fedina penale immacolata e sbattuta in carcere e poi ai domiciliari per oltre un mese con un’accusa infamante: pedofilia, festini hard con dei bambini. Siamo agli inizi degli anni Duemila, vicino Taranto.

Anna, all’epoca trentenne, quei minori non li aveva mai visti, non li conosceva e il suo avvocato Rosario Orlando che riuscì faticosamente a dimostrarne l’innocenza oggi analizza in un libro, “L’Offesa” appunto, (disponibile solo su Amazon) cosa significa e quanto può essere tragicamente semplice diventare vittima di un errore giudiziario (In Italia dal ’91 al 2021 sono stati 30.231).

La storia è introdotta dalla prefazione dei giornalisti Valentino Maimone e Benedetto Lattanzi, da vent’anni impegnati a monitorare le offese agli innocenti che, con la loro all’associazione Errorigiudiziari.com, patrocinano il libro di Orlando.

“Il carcere per un innocente è molto più di un’ingiustizia. È un’offesa, un affronto, una ferita indelebile che rimarrà in chi lo subisce per tutta la vita anche quando, con enorme fatica, la sua non colpevolezza viene finalmente acclarata – spiega l’autore – e il mio libro punta a far capire cosa significa finire vittima di un errore giudiziario nel nostro paese”.

Orlando ricostruisce passaggi ed emozioni mettendo insieme sciatterie investigative, false accuse, deposizioni trascritte male, riconoscimenti fotografici sbagliati di quella vicenda che ha segnato per sempre Anna, scagionata completamente perché quando in Puglia si svolgevano i fattacci di cui era accusata, lei era in Piemonte alle prese con l’esame da impiegato comunale, che vinse.

Gli inquirenti, dopo aver ascoltato le testimonianze dei bambini, avevano creato un album con le foto prelevate dall’ufficio anagrafe del Comune, da sottoporre alle piccole vittime per il riconoscimento. Anche quella di Anna Maria Manna era finita in quel fascicolo, uno scatto in cui aveva 17 anni e aveva un aspetto diverso. Fu arrestata a Torino, rinchiusa nel carcere delle Vallette e quindi trasferita in quello di Taranto, dove la detenzione si trasformò in un inferno, emarginata e minacciata dalle altre detenute, da presunta colpevole di un reato infamante.

Il 13 luglio 2001, quattordici mesi dopo l’arresto, venne definitivamente riconosciuta innocente: è lo stesso PM a richiedere l’archiviazione al gip. “L’Offesa” è il racconto cronologico della tragedia che ha rischiato di travolgere definitivamente una donna innocente ma anche la descrizione emozionale e drammatico di un errore giudiziario clamoroso.

Con lo sguardo di chi l’ha vissuto in prima persona, l’avvocato Orlando appunto, al fianco della vittima sacrificale della giustizia. E con un lieto fine dovuto solo alla preparazione del legale, alla feroce determinazione della protagonista nel non lasciare nulla di intentato nel cammino verso la verità, e alla forza d’animo con cui la coppia avvocato-cliente ha lottato per evitare un’ingiustizia insopportabile.

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