Principale Arte, Cultura & Società Galles e “Cancel Culture”: scoppia il caso Marconi

Galles e “Cancel Culture”: scoppia il caso Marconi

A Cardiff, da dove partì il primo messaggio radio nel 1897, l'idea di una statua al celebre inventore italo-irlandese non è più così certa. C'è chi grida allo scandalo del fascista antisemita ma - ipotesi fosse vero - non saprebbe vivere oggi senza il cellulare da lui inventato ieri

Il ricordo di Guglielmo Marconi, celebre per il suo primo messaggio radiofonico inviato 125 anni fa (13 maggio 1897) da Flat Holm, sembra essere caduto nel mirino dell’attuale ondata di pseudo “Cultura della Cancellazione“. L’intenzione di erigere una statua di 4 metri in suo onore – a forma di radio – ha suscitato un acceso dibattito a Cardiff, poiché alcuni membri del consiglio comunale affermano che Marconi avesse legami con il regime fascista.

Fascisti e hitleriani contro il “pro bono humanitate”

È innegabile che Marconi abbia avuto connessioni con il Duce e il suo entourage1, essendo stato senatore del Regno d’Italia durante il governo di Mussolini. Tuttavia, etichettare oggi Marconi come “fascista e antisemita” solleva interrogativi sulla complessità storica e sulle sfumature di quel periodo. La discussione si concentra anche su presunti legami con l’antisemitismo, con accuse che affermano il suo coinvolgimento nell’esclusione di scienziati ebrei dall’Accademia d’Italia. Ma l’opinione è contrastata, con il presidente della Fondazione Marconi – Giovanni Emanuele Corazza – che ricorda come l’inventore italo-irlandese abbia in realtà aiutato diversi ebrei e che si sia dichiarato “pro bono humanitate“.

Ciò che invece risulta particolarmente problematico è il fenomeno della cancellazione culturale e il modo in cui questa influisce sul nostro rapporto con la storia e l’eredità di personaggi complessi. Sebbene Marconi sia stato coinvolto in eventi storici discutibili, la sua opera ha avuto un impatto duraturo sulla società, dato che gran parte delle nostre tecnologie wireless – come giustamente sottolinea il giornalista scientifico Riccardo Chiaberge – deriva dalle sue scoperte.

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La “Cancel Culture” che giudica ieri col metro di oggi

La “Cultura della Cancellazione” solleva quindi domande profonde: fino a che punto possiamo giudicare il passato secondo gli standard attuali? Dovremmo abbandonare le invenzioni di Marconi a causa delle sue relazioni con il Fascismo?
Questo dibattito richiama alla mente l’importanza di considerare il contesto storico e le influenze del tempo di figure come Marconi: quando celebriamo personaggi storici, celebriamo spesso le loro opere e il loro impatto, che può essere significativo nonostante i loro errori. La storia è complessa e plasmata da molteplici fattori. Negare l’eredità di personaggi come Marconi, basandoci esclusivamente su metri di giudizio attuali, potrebbe privarci di importanti contributi alla nostra società.

La cancellazione culturale potrebbe persino estendersi a figure come Cristoforo Colombo, che aprì nuovi orizzonti di esplorazione, nonostante fossero ben note le sue opinioni sprezzanti sugli indigeni americani. La questione più ampia è se dovremmo distruggere le opere e le tecnologie che ci hanno arricchito a causa delle contraddizioni personali dei loro creatori.
In ultima analisi, la Storia ci sfida a considerare l’intero quadro e ad affrontare la complessità dei personaggi storici. La “Cultura della Cancellazione” potrebbe privarci di opportunità di crescita e apprendimento, oscurando il nostro passato e ostacolando la comprensione delle forze che hanno plasmato il presente.

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Fonti online:

Visione TV (testata giornalistica nazionale; articolo di Andrea Sartori del 03 giugno 2022), BBC, Adnkronos, Corriere di Bologna (del Corriere della Sera), First online (testata giornalistica nazionale), Franca Calza e Radio Radio TV (canali YouTube).

Antonio Quarta

Redazione Il Corriere Nazionale

Corriere di Puglia e Lucania

Note di riferimento:

  1. Di parere contrario è il nipote, principe Guglielmo Giovannelli Marconi, che difende soprattutto l’anti-hitlerianismo del nonno, in tal senso assai vicino alle posizioni di Italo Balbo o Galeazzo Ciano (se non anche dello stesso “primo Mussolini”).

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