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Violenza sui minori: intervista all’avvocato Gianni Casale

Violenza sui minori: intervista all’avvocato Gianni Casale
di Rita Lazzaro
Aumento di i bambini vittime di maltrattamento: +15%.
Più di 77mila minori vittime di maltrattamento in Italia (77.493 per l’esattezza), pari a 9 bambini su mille residenti. La forma di maltrattamento principale è rappresentata dalla patologia delle cure (voce che include incuria, discuria e ipercura) di cui è vittima il 40,7% dei minorenni in carico ai Servizi Sociali in quanto vittime di maltrattamento, seguita dalla violenza assistita (32,4%). Il 14,1% dei minorenni è invece vittima di maltrattamento psicologico, mentre il maltrattamento fisico si registra nel 9,6% dei casi e l’abuso sessuale nel 3,5%. I minori in carico ai servizi sociali, in generale, sono 401.766 pari a 4,5 minori ogni cento residenti. Questi i dati della seconda indagine nazionale sul maltrattamento di bambini e adolescenti in Italia realizzata da Terre des Hommes e CISMAI – Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia per l’Autorità Garante dell’Infanzia e Adolescenza.
L’indagine, avviata nel mese di luglio 2019 e conclusa a maggio 2020, si riferisce ai casi in carico ai Servizi Sociali al 31 dicembre 2018 e scatta la fotografia della situazione italiana cinque anni dopo la survey realizzata nel 2015 sui dati del 2013, che fu la prima indagine sul tema ad adottare in Italia una metodologia riconosciuta a livello internazionale.
A proposito di violenza, giusto e doveroso ricordare una data che, di fatto, ricorda una delle forme di violenza più aberranti che il minore possa mai subire:
Il 5 maggio è stato, infatti, la giornata contro la pedofilia e la pedoprnografia.
Giornata che fa pensare a episodi agghiaccianti che hanno amaramente segnato il nostro Paese, come quello scoperto nel 2018 grazie a un’indagine partita da un servizio di Nadia Toffa e Marco Fubini, che avevano filmato gli adescamenti e gli incontri sessuali con minorenni rom e di bari di 8, 9 e 12 anni pronti a fare sesso a pagamento con clienti di almeno 50 anni e insospettabili uomini baresi. Accuse pesantissime: atti sessuali con minore, produzione e detenzione di materiale pedopornografico, sfruttamento della prostituzione. A giudizio sono finiti un insegnante privato di musica di 58 anni e un pasticcere 51enne, della provincia di Bari. Per i due la Procura di Bari ha chiesto condanne a 8 e 6 anni di reclusione, nell’ambito dell’inchiesta su un presunto giro di prostituzione minorile nella zona dello stadio San Nicola.
E a proposito di prostituzione minorile, giusto ricordare un episodio avvenuto di recente, sempre in luoghi di degrado e dimenticati dallo Stato. Vicenda aberrante avente come protagonista una ragazza rom di 13 anni, costretta dai genitori di origine rumena a prostituirsi regolarmente in cambio di piccole somme di denaro.
Ma non era la sola a subire violenza, anche i fratellini erano vittime di maltrattamenti fisici, frustate e minacce tipo «ti ammazzo, ti brucio gli occhi». L’indagine, portata avanti dalla procura di Vercelli dallo scorso aprile, ha ora portato a cinque misure cautelari: due custodie in carcere, due arresti domiciliari e un obbligo di dimora, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di violenza sessuale aggravata, sfruttamento della prostituzione minorile e maltrattamenti in famiglia.
Violenza domestica che, ahimè, spesso degenera in tragedia come successo a Milano, dove Alessandro Maja, 57 anni, noto architetto, ha ucciso la moglie Stefania Pivetta, 56 anni e la figlia, Giulia, 16 anni, studentessa liceale, ha ferito gravemente il figlio Nicolò, 23 anni, poi ha tentato di uccidersi. Si parla di una famiglia tranquilla, benestante, che non aveva problemi, all’apparenza.
Violenze che avvengono quindi, anche in contesti insospettabili ma altresì in luoghi dove dovrebbero essere inimmaginabili e in cui, invece, sono all’ordine del giorno.
Esempio amaramente noto, sono le nefandezze e continue violenze che avvengono negli asili.
Uno dei tanti, troppi casi, è quello avvenuto circa una settimana fa, sintetizzato in un’immagine straziante che ritrae una bambina disabile vittima di maltrattamenti per mano di un’assistente scolastica e che, alla fine, abbraccia il carabiniere che la prende in collo per poi accompagnarla dai genitori.
Dalle immagini delle telecamere ambientali, infatti, sono emerse le violenze fisiche che l’assistente scolastica ha commesso ripetutamente sull’alunna. Una volta raccolte le prove schiaccianti, i carabinieri sono intervenuti nell’Istituto scolastico arrestando la donna con l’accusa di maltrattamenti pluriaggravati e lesioni aggravate a danno di un minore con disabilità. Ora è in carcere a Verziano, in provincia di Brescia, in attesa dell’udienza di convalida che avverrà nei prossimi giorni.
Amara ironia della sorte, poco tempo prima, un bambino disabile era stato vittima della cattiveria di chi dovrebbe essere una guida e un garante per la sua autostima anziché lederla e calpestarla.
E’ quanto successo poche settimane fa a un bambino autistico deriso dalle maestre.
Ma oltre al danno la beffa, e già, perchè a dover “cambiare aria” non è mica il carnefice, macchè, ovvio che debba essere la piccola vittima.
Dopotutto, è solo scattata un’inchiesta della magistratura e contestualmente anche un’inchiesta interna del ministero dell’Istruzione, affidata quest’ultima all’Ufficio scolastico regionale e per di più, una decina di giorni fa, la mamma di Luca ha presentato una denuncia ai carabinieri di Roma.
“Purtroppo – spiega la madre Lucia – i tempi di allontanamento delle docenti sarebbero stati probabilmente biblici” e “lui, senza andare a scuola, stava regredendo”.
Ma occhio, il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso ha garantito, con un post su Facebook, “il massimo impegno da parte del Ministero dell’Istruzione” e del suo personale affinché il bambino possa andare in una nuova scuola il più presto possibile”
Tutto questo è normale?
E’ normale che in uno Stato di diritto sia sempre o quasi, la piccola vittima a dover affrontare difficoltà anziché supporto? A dover affrontare dure e lunghe battaglie per ” avere giustizia”? È normale che uno Stato in cui, tanto si decantano umanità, pace, civiltà, abbia poi dei dati così allarmanti concernenti la violenza sui minori?
A queste domande risponderà l’avvocato cassazionista penale e civile Gianni Casale.
1)Violenza sui minori che continua a diffondersi a macchia d’olio.
Ciò avviene anche in luoghi in cui, invece, i minori dovrebbero essere in una botte di ferro. Quali sono le falle giuridiche che hanno permesso tutto questo? Quali sono, a suo avviso, le norme che devono essere modificate, abrogate o redatte ex novo affinché simili nefandezze diminuiscano: dalle mura domestiche a quelle scolastiche, per essere così, alla fine, definitivamente estirpate?
“Occorrono interventi strutturali sulla legge della privacy che permettano l’uso di dispositivi di monitoraggio a distanza e di video-registrazione. Ritengo che il diritto alla riservatezza debba trovare comprensibili limitazioni dove siano in gioco valori e diritti tanto importanti quanto quelli della dignità umana e fisica, soprattutto nei confronti dei deboli che non hanno voce. Il problema è molto più serio per quanto attiene alle violenze e maltrattamenti all’interno della case private dove è chiaro che nessun diritto di controllo può essere imposto ed oltre al fatto che significherebbe creare una sorte di “Grande Fratello”; ecco allora che qui occorre rivedere e/o ampliare il sistema di controllo sociale per renderlo più efficace e pronto a rispondere alle sollecitazioni delle segnalazioni del territorio o di aiuto che provengano addirittura dall’interno delle famiglie. L’attuale sistema è vecchio e dall’incedere pachidermico: i dati nefasti ne sono la prova”.
2)Cosa pensa dell’inserimento delle telecamere negli asili ma anche in case di riposo, nei luoghi in cui, in sintesi, ci sono i fragili, i vulnerabili e di conseguenza le facili prede di menti criminali?
-“Il problema che investe i minori è lo stesso che riguarda anche gli anziani come soggetti deboli. Notizie simili sono salite all’onore della cronaca con maltrattamenti anche all’interno di strutture protette o in luoghi di accoglienza di soggetti deboli quali portatori di problematiche sanitarie e psicologiche. Sono un uomo di diritto che deve essere ligio alle norme ma questo non mi impedisce di criticarle laddove siano distoniche rispetto ai diritti fondamentali dell’individuo e ritengo che la legge sulla privacy debba trovare ampia rivisitazione nei limiti del monitoraggio nei luoghi pubblici, specialmente scuole, asili e luoghi di cura di residenza di anziani tanto per cominciare; non è possibile che il sistema si muova unicamente a seguito di segnalazione di genitori o di colleghi con indagini autorizzate dalla Procura. Occorre essenzialmente prevenire, prima che reprimere: reprimere significa che, in ogni caso, la vittima ha patito gli abusi e non possiamo sapere da quanto tempo tali ignobili azioni siano state poste in essere: anche un solo abuso può avere effetti devastanti per la psiche di un minore.
Occorre quindi che sia previsto l’obbligo dell’uso di telecamere a tutela di chi non ha voce e gli operatori non si devono dispiacere perchè chi non ha nulla da temere nulla deve temere.”
A proposito di telecamere, da ricordare che l’installazione delle stesse a tutela degli anziani e dei bambini è ferma in Parlamento da molto, troppo tempo: la Camera l’ha approvata il 23 ottobre 2018, e da allora nulla si è più mosso. La misura si inserisce in una proposta più ampia che prevede “Norme per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori nei servizi educativi per l’infanzia e nelle scuole dell’infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità e delega al Governo in materia di formazione del personale”, e porta la firma di Gabriella Giammanco (FI).
3)Qual è il suo pensiero sulla condotta di una politica che gettò nel dimenticatoio la proposta di legge sulle telecamere negli asili e nelle case di cura e di riposo?
-“Nel nostro Paese il “treno” per le cose urgenti ed importanti spesso si ferma non appena esce dalla stazione. Non voglio fare facile demagogia ma la politica è spesso lontana dai bisogni della gente e non ne coglie l’urgenza sprecando le energie in sterili dibattiti su questioni che appaiono più di natura ostracistica che di vera sostanza. Quando un tema è scottante esiste la tecnica dell’insabbiamento e dell’oblio mentre i giornali riportano bollettini di guerra. E’ molto più semplice esiliare un problema che affrontarlo, ma la politica dovrebbe invece muoversi verso la soluzione di problemi immergendosi in un confronto vivo perchè questa è la sua funzione”.
4) Si è parlato di dimenticanze e assenza da parte delle istituzioni, condotte che fanno venire in mente un post in cui, lei scrive testualmente: “NON ANESTETIZZIAMO… ESISTONO SEMPRE. Ora c’è la guerra, ora c’è il COVID, ora c’è la crisi economica, ora ci sono i litigi tra politici… RICORDIAMOCI CHE ESISTONO ANCHE I MINORI ! Ho come l’impressione che sia solo un tema da campagna elettorale che viene comodo per riempire i discorsi per strappare facili consensi …”
Parole forti, dure, verso una politica che, a suo dire, strumentalizza piaghe giuridiche ma principalmente umane solo a convenienza precisamente a intermittenza.
Qual è il messaggio che volge ai nostri politici per far fronte a queste problematiche a quanto pare “intermittenti”?
-“Il post che ho scritto su Facebook a cui Lei fa riferimento esprime una disarmante realtà che mi ha sempre inquietato; pare che in Italia sia sufficiente un problema apparentemente più grave di un altro per farlo retrocedere d’importanza come se in un Paese come il nostro la politica sappia affrontare solo un problema alla volta con pari dignità d’importanza. A dire il vero i minori non sono mai stati un tema che si possa dire stare a cuore dei nostri governanti ed il motivo è molto semplice: i bambini arrivano al cuore di tutti, sono un tema che scalda le coscienze di tutti, che però muovono problematiche ed interessi che definirei “trasversali” dove è indispensabile andare a toccare aspetti culturali e politici che ogni area custodisce gelosamente ed in grado di far scoppiare “fuochi inaspettati” anche con strumentalizzazioni di colore. Ricordo il polverone che sollevò il Ddl Pillon. A suo tempo scrissi un mio Ddl (ndr. Ddl Anthea) che proponeva innovazioni e soluzioni innovative anche apprezzate da molti ma che non vide la luce delle aule romane perchè nessuno seppe portarlo avanti in modo adeguato. Parliamo di un Ddl ancora drammaticamente attuale ed innovativo, ma non potendolo esporre io direttamente sicuramente non avrà mai un’adeguata platea. Per questo motivo ho dato la mia disponibilità per le prossime elezioni ma a patto di ricevere adeguate rassicurazioni su un mandato politico chiaro e senza limiti. Se dovessi andare a sedermi al Senato o alla Camera lo farei unicamente per portare avanti iniziative per il bene dei minori a costo di tornare a casa laddove dovessi vedere limitato il mio spazio di azione”.
Gli ultimi episodi di violenza -verificatisi nei nido- hanno coinvolto bambini disabili.
Orrore che dimostra il fallimento di uno Stato nella sua incapacità di garantire a tutti il diritto non solo all’istruzione ma principalmente all’infanzia e quindi la sua incapacità di garantire diritti inviolabili Costituzionalmente RIconosciuti ex art 31 e 33 Cost docent.
5)Cosa si dovrebbe fare verso i bambini più fragili per evitare che subiscano nuovamente questi orrori? Cosa non è stato scritto, modificato o semplicemente applicato?
Qual è la sua posizione sulla situazione non solo nell’ambito scolastico ma generale, concernente il trattamento dei piccoli disabili?
Ci possiamo realmente definire uno Stato di diritto e una società civile realmente in difesa degli ultimi e diretti quindi all’inclusivita’?
“Guardi, nella mia esperienza di vita è esistita anche quella di volontario nel campo della disabilità come istruttore sportivo proprio nel periodo universitario. Il mondo della disabilità è un mondo di sofferenza e la cosa che più fa rabbia è che questa sofferenza non deriva (come potrebbe credere il comune sentore) dalla consapevolezza di vivere una condizione di “svantaggio o sfortuna” quanto, piuttosto dal senso di abbandono che le persone disabili spesso vivono sulla propria pelle. Il disabile, per parlaci chiaro, sa vivere la sua condizione e la vivrebbe anche con serenità se non fosse che lo stato con le sue lacune è li ogni giorno a ricordargli quella condizione. Quindi, possiamo dire che la vera disabilità non è la malattia ma lo Stato che amplifica quella condizione con la sua latitanza. Personalmente io sarei dell’idea di creare una legge specifica che raccolga in un unica esperienza normativa tutte le prerogative a tutela dei disabili semplificando normative frammentate e la creazione di una sorta di “Gold card” che garantisca al disabile un accesso facilitato a strutture, uffici e soprattutto servizi oltre che aumentare l’aiuto telematico della rete”.
E a proposito di dimenticanze politiche e inclusivita’, non trova tremendamente offensivo verso le piccole vittime nonché di esorbitante ipocrisia, il tirar nuovamente fuori dal cassetto l’ormai noto Ddl Zan e lasciare nel limbo la proposta di legge sulle telecamere, specie con questi numeri allarmanti?
Scelte pro populo o meramente ideologiche?
“L’Italia è un paese meraviglioso. Gli italiani sono persone capaci di grandi slanci e di grande generosità ma che, però, spesso non si fanno coinvolgere dalla politiche verso la quale nutrono grande sfiducia ed allora quei pochi politici che abitano il palazzo si spendono in battaglie ideologiche perdendo di vista i problemi importanti ed urgenti. Non che la discriminazione non sia importante, intendiamoci, ma ho visto pagine e pagine di giornali e ore di trasmissioni piene della discussione di questo Ddl e poi dimenticare molto altro. Come ho detto prima spesso un problema nuovo spazza via quello precedente: a volte è una vera e propria strategia, un modo di portare all’attenzione dell’opinione un problema per affossarne un altro. Una cosa che farei è quella di studiare una legge che preveda un accesso più semplificato allo strumento del referendum anche sfruttando la tecnologia per permettere una facilitazione del voto.
Nutro una certa sfiducia verso questa classe politica dove vedo da anni figure politiche molto spesso improvvisate e di scarso spessore e preparazione imperversare e cercare di trattare temi a loro molto lontani. Penso che il popolo sia, tutto sommato, dotato di una saggezza e cultura più elevata, quindi io sono per un uso più diffuso del referendum rispetto a quello attuale”.
A proposito di “anestetizzare”, ci sono luoghi indubbiamente anestetizzati da parte dello Stato. Luoghi dove regnano sovrani degrado, povertà, miseria e criminalità. Si parla dei campi rom, in cui, infatti, sono avvenuti episodi aberranti, che vanno: dall’accattonaggio alla prostituzione minorile.
Una piaga umana, sociale e un fallimento istituzionale.
7)Quali sono le cause che hanno portato a questo punto di non ritorno di cui le principali vittime sono i minori? Ma soprattutto…
Perché in questi casi non si vede l’ombra degli assistenti sociali, salvo inchieste giornalistiche, ma contestualmente vediamo il verificarsi di casi come Bibbiano et similia?
Esistono forse gli intoccabili per motivi politici e gli agnelli sacrificali sempre per altrettanti motivi politici o ideologici?
“Lei ha toccato un nervo scoperto. Qui il discorso richiederebbe un tempo che non abbiamo. Io vivo e lavoro dove “I casi della Bassa” e “Bibbiano” hanno fatto storia (una triste storia). Quando da giovanissimo avvocato mi occupai dei primi e mi interessava ad essi gli avvocati erano molto invisi ed il lavoro di assistenza procuratoria era molto complicato. Il senso di avere di fronte un muro di gomma era vivo in me e nei colleghi che ci lavoravano e in seguito il mio spendermi per mantenere vivo il ricordo non mi ha certo facilitato il lavoro con un ostracismo palpabile nei miei confronti.
Per dare una risposta alla sua domanda Le dico che io sono stato, e lo sono tutt’ora, molto critico verso il sistema che vede attribuire un potere enorme ai Servizi Sociali e dell’uso che i Tribunali ne fanno. L’ho detto e lo ribadirò sempre anche se sporadicamente mi sono trovato a confrontarmi con Assistenti Sociali e coscienziosi lontani da deliri di onnipotenza ma, purtroppo, il grosso vive di questi problemi e nella sostanza sono quelli che alla fine dirigono le decisioni dei tribunali che sono estremamente deleganti sul punto”.
A proposito di bambini strappati, secondo lei, c’è colpa o dolo da parte delle istituzioni nel far sì,che da un caso Forteto degli anni 70 si verifichi un caso Bibbiano nel 2019 che, in realtà, coinvolge l’intera Nazione?
“Forteto e Bibbiano sono due macchie indelebili nella coscienza di ogni cittadino con un minimo di senso di giustizia e rispetto dell’animo umano e, soprattutto, di piccoli indifesi. Non sono un giustizialista ma ritengo che le pene per reati del genere debbano essere significative e implacabili perché chi tocca un bambino non merita indulgenza”. Esiste, come ho detto prima, la necessità di un sistema di controllo e monitoraggio importante e puntuale che prevenga gli atteggiamenti e non li sopprima solamente”.
Si è è parlato di assenza delle istituzioni, di conseguenza giusto e doveroso ricordare il 5 maggio, giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia,affrontata infatti con grande apatia da parte della politica, quasi a essere l’ennesima conferma del perché questi crimini continuano a non arrestarsi, anzi…
Cosa ha da dire su questa doppia tragedia, che sa di vite spezzate da un lato e silenzio assordante dall’altro?
“La pedofilia e la pornografia possono essere giudicate come patologie umane da un lato, ma anche come la conseguenza di un grandissimo businnes che vede al centro i minori. Se è comprensibile comprendere che la prima nasca da un comportamento umano (che mio mi sento di definire insano), la seconda esiste perché è l’espressione della prima ed attrae la perversione di soggetti deviati che sfogano la propria sessualità su soggetti inermi e facilmente manipolabili. La pornografia alimenta un mercato di milioni di euro e dove ci sono tanti soldi è difficile contenere il fenomeno. Io sono molto scettico sulle iniziative “spot” con giorni dedicati perché il rischio è di demandare ad un singolo giorno il ricordo di una battaglia che debba essere combattuta ogni giorno. Spesso queste manifestazioni danno l’occasione a qualche politico di mettere piede su qualche palco o platea per discorsi stucchevoli e retorici che nulla portano, e porteranno mai, alla vera lotta. Un plauso alle forze dell’Ordine che sono sempre molto attente sul campo ma è sempre molto poco.”
E a proposito di tragedie, quali sono le colpe sia istituzionali che sociali da far sì, che i casi di omicidio suicidio tra le mura domestiche non si arrestino? Cosa si dovrebbe fare per prevenire simili orrori?
“Servirebbe una rete di controllo sul territorio molto più strutturata. Servirebbe anche creare una nuova cultura partendo dalla scuola dove i principi devono emergere ed entrare nelle coscienze. Una volta si diceva che i luoghi della crescita culturale e di educazione erano la famiglia e la scuola. Nell’ultimo ventennio la famiglia, a mio modo di vedere, è andata sostanzialmente in crisi. Lo vedo nella mia attività dove famiglie giovanissime vanno in crisi al primo litigio o primo problema serio rispetto alle famiglie dei nostri nonni o le nostre stesse dove si riscontravano epiche sopportazioni ma a vantaggio di un’unità familiare granitica.
Purtroppo la vita frenetica non aiuta i rapporti tra le persone e nemmeno quelli di vicinato. Una volta nei paesi e nei quartieri esisteva maggior spirito di condivisione ed inclusione; tutti sapevano e conoscevano le realtà dei vicini ed erano anche maggiormente adeguati ad intervenire anche solo con un consiglio o un aiuto. Oggi tutto scorre sempre più velocemente e spesso non si conosce nemmeno il nome del vicino di casa che abita sul pianerottolo. Un senso di egoismo pone le persone su un piano di drammatica indifferenza.”
10)Inevitabile chiederle, a tal proposito, che progetti e aspettative ha per il futuro, al fine di rendere il mondo un po’ meno giungla e un po’ più rifugio per i suoi cuccioli d’uomo?
“Io penso che le persone debbano ritrovare un’antica fiducia nello Stato ed in coloro che ci governano. Le persone sono stanche di vedere telegiornali pieni di ipocrisia e di persone che, una volta arrivati al potere, non sappiano esprimere le esigenze di coloro che li hanno votati. Ritengo che la classe politica attuale viva di una sostanziale impreparazione ed inadeguatezza ad affrontare i problemi importanti. E’ evidente che esiste un abisso tra l’autorevolezza dei personaggi politici di una volta e quelli attuali; non trovo nemmeno nelle figure degli esponenti del governo persone di comprovata esperienza ed il periodo pandemico me lo ha confermato… e qui mi fermo.”
11) Per quanto concerne il tema “progetti”, lei è a capo del progetto Anthea, che è addirittura giunto in Europa. Come e perché è nato?
“Il Progetto Anthea nasce dalla volontà di fare qualcosa di serio per i minori e dalla stanchezza di dover aspettare sempre promesse mai mantenute a tal punto che quattro anni fa presi il coraggio a due mani ed insieme ad un mio amico imprenditore decidemmo di autofinanziarlo per di darne concretezza. Il progetto mira a dare uno strumento concreto alle coppie genitoriali in via di separazione per contenere il conflitto che quasi sempre rovina i minori costretti a subirlo. L’aspetto più innovativo è un App che permette ai genitori di comunicare e gestire il conflitto con validità delle comunicazioni in ambito giudiziale: questo è stato il primo step che è stato realizzato anche se attualmente l’app è in sospesa in attesa di completamento del progetto. Altro aspetto è la creazione di un nuovo modo di redigere l’atto separativo introducendo in esso il cd. Patto di Lealtà Genitoriale nel quale le parti esprimono i principi in basi ai quali ritengono di gestire la separazione (e non solo le condizioni come attualmente avviene) anticipando in concreto le problematiche future e dando ad esse adeguata anticipata soluzione. Il terzo step è la creazione in Italia della primo centro specializzato nell’ascolto del minore molestato ed abusato nel rispetto concreto di tutti i protocolli presenti e convenzioni internazionali laddove ad oggi spesso non accade, nonché ascolto del genitore abusato uomo o donna che sia.
Purtroppo gli appelli per un sostegno nazionali sono andati tutti deserti ma, fortunatamente, di recente il Progetto Anthea è salito agli onori della cronaca ed all’attenzione di persone che lo hanno ritenuto meritevole di essere presentato in Europa per trovare i finanziamenti adeguati per il suo completamento. Sono fiducioso e speranzoso perchè molti operatori (tra cui avvocati e assistenti sociali) e genitori ce lo chiedono e spero di poterlo completare per porlo a beneficio di tutti.”
Intervista in cui si sono affrontate diverse atrocità che colpiscono i più piccoli e quindi il futuro.
Orrori che continuano a non arrestarsi, quasi fossero “anestetizzati” e forse per questo motivo è inevitabile non pensare alla frase di Maria Montessori, grande educatrice e pedagogista:
“Molto si è parlato in questi ultimi tempi dei diritti dell’uomo, e specialmente dei diritti del lavoratore, ma è giunto il momento di parlare dei diritti sociali del bambino” Maria Montessori scriveva in un momento storico particolare, quello nel quale viveva, e queste parole si riferiscono all’Italia del Novecento”.
Rita Lazzaro.

Redazione Corriere di Puglia e Lucania 

Corriere Nazionale

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