Principale Economia & Finanza Via libera all’identità digitale per i minori

Via libera all’identità digitale per i minori

Lo SPID cresce con i suoi utenti. Sembra uno spot, ma è il risultato delle linee guida che aprono la gabbia della realtà virtuale anche ai bambini sotto i 18 anni. Utilità? Ci stanno riflettendo…

Nel lontano 2012 veniva fondata l’AgID, ovvero l’Agenzia Italiana per il Digitale, con l’ambizioso intento di rendere veloce e immediata l’interazione online tra cittadini e Pubblica Amministrazione e, da quel momento, sempre più aspetti della vita quotidiana sono stati spostati in rete. Anche se gli impegni per una semplificazione del rapporto con le istituzioni pubbliche spesso hanno deluso, il treno della digitalizzazione aveva comunque preso il via.

Nel 2016 l’AgID ha poi dato alla luce lo SPID, l’identità digitale di base che, in breve tempo, è divenuta un requisito fondamentale per ottemperare alla maggior parte delle attività giornaliere, diventando in pratica l’alias virtuale di ogni individuo. Questo Sistema Pubblico di Identità Digitale ora è necessario per consentire l’iscrizione all’università, l’accesso ai servizi dell’INPS, delle Poste, dell’Agenzia delle Entrate e ad una serie di altre funzionalità.

Oggi l’AgID sta proponendo un ulteriore passo avanti: l’estensione dello SPID ai minori tra i 5 e i 17 anni. D’altronde… è forse un pensiero irrealistico immaginare che un bambino di cinque anni desideri accedere ai servizi della PA in totale sicurezza e certo della protezione dei dati personali?

Verso un’ibridazione completa e nativa

Nonostante la regolamentazione sia passata in sordina, lo strumento è già stato autorizzato e, dopo le consuete discussioni con il Garante per la Protezione dei Dati personali, molto probabilmente entrerà in piena attività entro i mesi estivi.

Il 30 giugno 2023 è stato scelto come limite ultimo per il periodo “di test” e le istituzioni statali già incoraggiano i genitori a dotare i propri figli di SPID. Ma questo potrebbe rappresentare solo l’inizio: e se in un futuro prossimo la virtualizzazione avvenisse in maniera automatica fin dalla nascita così che, dopo aver visto la luce, ogni bimbo/a d’Italia potrà già vivere una realtà fisica e una digitale (processo noto come “ibridazione completa”, in cui la presenza virtuale diventa inderogabile a quella tangibile)?

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Le condizioni (accettabili) del Garante della Privacy

Saranno, si legge, i genitori – o tutori a norma di legge – a poter richiedere lo SPID per i propri figli, grazie ad un portale su cui potranno anche esercitare il controllo completo mediante un pannello di funzioni (e quando il minore andrà ad utilizzare l’identità digitale, i genitori riceveranno una notifica “push” che consentirà loro di supervisionare, accettare o bloccare qualsiasi attività ad essa legata).
Restano però alcuni interrogativi: quanto sono realmente necessari i servizi digitali per i bambini? Quando? Per la scuola? E poi? E senza?

Anche il Garante della Privacy si è fatto le stesse domande e ha posto alcune condizioni alla normativa, pur senza vietarne la liceità. Gli enti pubblici o privati che forniranno prestazioni per i minori attraverso lo SPID dovranno valutare in modo autonomo, giustificato e dimostrabile il bisogno di conoscere l’età del giovane e di verificare la sua identità per gli scopi del servizio. Ma pare, per ora, che l’AgID queste valutazioni non sia in grado di garantirle.

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Arianna Graziato del 04 maggio 2022), sito istituzionale dell’AgID, sito istituzionale del Garante per la Protezione dei Dati personali, NOISTRANIERI e Informazione Fiscale (canali YouTube).

Antonio Quarta

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Il Corriere Nazionale

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