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Saturo Le monete per gli Dei di Aldo Siciliano

Oggi 2 febbraio 2022, alle ore 18,00, per la rassegna il Mercoledì del MarTA, il presidente per la Storia e l’Archeologia della Magna Grecia,  prof. Aldo Siciliano, relazionerà su Saturo Le monete per gli Dei – Il thesauròs del “Santuario della Sorgente”.

Riportiamo una sua egregia illustrazione.
“Il santuario cosiddetto “della Sorgente” a Leporano, occupa parte del fondo valle e si estende su tutto il costone ovest della depressione, adattandosi alle formazioni rocciose emergenti. Gli scavi condotti nel 1977 hanno restituito, in un luogo nascosto contro il costone roccioso, un’arca litica, accuratamente sigillata, che custodiva probabilmente il thesauròs del santuario, trovato intatto e contenente oltre un migliaio di monete e alcuni oggetti preziosi in oro (anelli, orecchini, aghi, cammeo). Il materiale numismatico, tra l’altro, era costituito da stateri e dioboli di Taranto, Thuri ed Eraclea in argento. Lo Porto, all’epoca del rinvenimento, parlava genericamente di aurei dell’età del Molosso, proponendo una datazione al IV secolo. In realtà, per quanto riguarda le monete in oro
emesse da Taranto, si tratta di 1 emistatere: D/ Testa imberbe di Herakles con leontè R/ Giovane con mantello che sta per saltare sulla biga (datazione: Historia Numorum, tempo di Pirro, 280 a.C.; Fischer-Bossert G27/33, emesso tra il 276-272 a.C.); 1 emilitra: D/ Testa di helios di fronte R/Fulmine (Fischer-Bossert G3, datazione: concordanza Fischer-Bossert e Historia Numorum, spedizione Alessandro il Molosso, 333-331/330 a.C.). L’emistatere aureo fornisce, in attesa della possibilità di lettura di tutte le monete in argento, l’unico terminus post quem: l’età di Pirro.
Ancora oggi manca una pubblicazione dettagliata di tale rinvenimento e le monete necessitano di un intervento di restauro non più procrastinabile. Infatti, a causa della lunga permanenza in un contesto prossimo al mare, al momento del rinvenimento i reperti si presentavano fortemente incrostati e cementati insieme dai processi di corrosione, a formare un unico ammasso incoerente. Le monete risultano ad oggi ricoperte da uno strato di cloruri d’argento ricristallizzati, che in molti casi inficiano
completamente la lettura, e che alcuni tentativi sperimentali di restauro con metodologie tradizionali non hanno permesso di asportare.”

Redazione Corriere di Puglia e Lucania 

Corriere Nazionale

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