Principale Arte, Cultura & Società Musica, Eventi & Spettacoli Taranto: quanto è diversa da New York?

Taranto: quanto è diversa da New York?

Taranto: quanto è diversa da New York?

La project manager Anna Colotta ha dato vita a “ComunicAzione”:
un’iniziativa che porta avanti l’intento di comunicare, informare e agire affinché vengano valorizzate le realtà musicali correlate al territorio, promuovendole e portando il territorio stesso a crescere.

Antonello Parisi, chi è?

Il sr. Parisi è colui che ha accettato la sfida riguardante la comunicazione, un pianist composer tarantino, vincitore di diversi premi (13 solo in America).

Per fare un esempio di questi riconoscimenti, ha ottenuto il Master Of Arts per composizioni e arrangiamento a New York, città a cui è profondamente legato.

“Sospeso tra l’America e l’Italia, due differenti ma esistenti realtà”, queste le sue parole.
Tant’è che, collegato a questo concetto, lui ha dato vita a un progetto chiamato “Vi racconto l’America”, in cui lui, tramite le note del suo piano, narra le atmosfere americane.

Il suo amore

Il suo amore per la musica nasce durante l’infanzia, divenuto poi professione.
La storia di Antonello è fatta di volontà, tramite la quale bisogna affrontare ardue difficoltà per trovare la motivazione di proseguire sul proprio cammino.

Le atmosfere tarantine

Le atmosfere tarantine e il calore del popolo meridionale si percepisce chiaramente attraverso le sue composizioni.

Il musicista ha vissuto per molto tempo a nella Grande Mela, dove ha portato con sé Taranto, definendola come una terra in cui si desidera sempre tornare nonostante i suoi difetti.

Un “Ulisse ritornato ad Itaca”, dove ha ritrovato il terreno che aveva seminato e da cui ora viene ripagato con i suoi frutti.

Parisi è un artista che non sta fermo un istante, ma è sempre in giro, interagendo con il pubblico e suonando i suoi pezzi.

Le avventure in America

Negli Stati Uniti, il composer ha avuto il grande onore – così da lui definito – di fare la conoscenza di Bob Franceschini (tenor sax player), con il quale ha collaborato in più di un’occasione.

Il collega americano decise di visitare l’Italia, in particolare la nostra Taranto, tanto decantata dal suo amico e queste sono le sue parole sulla città dei due mari: “Ciò che mi ha colpito è stata l’energia, la ricchezza e la sincerità dei tarantini, persone bellissime che trovano sempre la motivazione per vivere e la bellezza nel farlo”.

Melodie

Le melodie che hanno creato insieme parlano chiaro: non c’è alcuna distanza dalla Puglia, dalla nostra Taranto, all’America.

Il compositore tarantino vede New York come un esperimento in cui convergono diverse etnie e tradizioni; un posto dove se si vuole imparare, lo si fa senza problemi.
Un posto che fa crescere.

Così lontano dalla sua Puglia, ha composto diversi brani, tra cui: “Lydia” (ispirato al modo lidio, nel mondo del canto; questo è pezzo dai toni romantico-malinconici), “Don’t look at me badly” (dedicato ad un co-musicista americano che tendeva a lanciargli spesso occhiatacce sul palco).

L’evento

L’evento tenutosi presso una delle sedi dell’associazione ARTAVA, viene definito dall’arrangiatore come una splendida occasione per tornare a suonare con il suo amico
– Antonio Cascarano, D- bass player, dotato di un umorismo sprezzante e pungente –
dopo il COVID e per condividere la sua esperienza di otto anni in America, che ha anche dato i natali a sua figlia.

L’antro della sirena era gremito di gruppetti di persone sedute ai tavoli, intente a gustarsi un buon vino e dei formaggi forniti dall’associazione stessa,
mentre le note dei due musicisti – Antonello e Antonio – allietavano i loro animi in una serata che non verrà facilmente dimenticata.

Tre brani inediti

Sono stati offerti alle orecchie degli spettatori, dunque, tre brani inediti, uno italiano (per mettere da parte NY e pensare al nostro Bel Paese, che non ha nulla da invidiare al resto del mondo), uno dedicato all’ecologia (tematica naturalmente molto cara a Taranto; dai toni dolci, rilassanti e rassicuranti, quasi come un abbraccio) e infine, l’ultimo, dedicato a coloro che amano e vivono l’amore, chi per la prima volta, chi con un’intensità costante e chi ha passato l’intera vita con la persona amata accanto.

L’intervista

A cosa pensa quando compone? Si figura in un “luogo sicuro”, nel quale le note vengono fuori da sole o ha un meccanismo più tecnico?

“Entrambi: la prima è assolutamente di tipo emotivo, quindi io cerco di canalizzare le emozioni che hanno un’ispirazione.
La seconda è sicuramente di tipo tecnico perché la musica è un linguaggio artistico che deve avere dei canoni, quindi la prima è appunto il lancio di questa “palla energetica” e poi cerco di controllarla e di calibrarla secondo quelli che sono i caratteri dello stile.”

New York ha tante cose che Taranto non ha: cosa ha Taranto che NY non ha, oltre alla buona cucina?

“NY ha tutto da invidiare a Taranto: tra clima, sole e siti d’interesse, oltre all’ovvio cuore a l’ovvia cucina. Il Castello Aragonese è sede della storia del Conte di Montecristo, eppure non viene fatto alcun percorso a tema.
Ciò che è stato fatto a Taranto è stato riempirla di finto progresso, che ha poi riempito i cimiteri.”

Pensandoci per poco tempo, d’istinto, c’è una specifica opera o uno strumento in particolare che assocerebbe alla nostra città?

“Mi sento, così di colpo, fatta questa domanda a bruciapelo, non so perché, il violino.
Perché la vibrazione delle corde mi ricorda un po’ la vibrazione del mare, delle onde.
E quindi questa vibrazione bellissima che abbiamo nella nostra origine, che ci arriva e che è stata deturpata, diciamo, da un progetto assolutamente non consono a quelle che sono le caratteristiche di questa terra; un progetto industriale che ha deturpato queste onde, queste stringhe che sono bellissime da ascoltare in questa città.
Speriamo che i tarantini diventino forti quando un violino, così da riprenderci l’identità di Taranto, che ci è stata tolta.”

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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