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ANZIANI: la teoria dello scarto, importata in Italia da Steve Bannon, approda nella filosofia politica della destra italiana

Certo, non vi è dubbio, i nostri politici sono dotati di un grande senso della realtà. Soprattutto in ordine alla gerarchia dei valori umani che si affievoliscono in rapporto all’età e al censo. Siamo tutti consapevoli del peso che gli anziani hanno sul bilancio pubblico. Peso maggiore, sempre nell’immaginazione dei nostri politici, dell’evasione fiscale e della corruzione, qualità che i Toti e i Borghi pongono opportunamente in evidenza.

Il debito pubblico, quindi, non sarebbe alimentato dalla cattiva politica ma esclusivamente dagli anziani improduttivi che, però, continuano a riscuotere la pensione. E la colpa sarebbe delle condizioni di salute che garantiscono ai nostri anziani una lunga vita a spese dello Stato. Ergo, gli anziani sarebbero dei parassiti  immeritevoli delle attenzioni e delle cure da riservare esclusivamente all’homo productivus.

Tesi, questa, convalidata dal sedicente economista lombardo che definisce il diritto alla salute quale diritto aggiuntivo, subordinato agli interessi della produzione. E, quindi, in un suo intervento alla Camera attacca Conte e il suo Governo su una questione costituzionale che, secondo lui, privilegerebbe il diritto al lavoro. Autoproclamandosi, così, anche grande costituzionalista. E rivelandosi tale (grande costituzionalista, s’intende), elabora una teoria rivoluzionaria circa lo studio e l’interpretazione della Carta. Egli, il Nostro, sottolinea che il diritto alla salute, previsto e disciplinato all’art. 32 della Costituzione, al contrario del diritto al lavoro che è contemplato agli articoli 1 e 4, sarebbe una norma aggiuntiva, una norma così così, elevata abusivamente dal Governo a diritto fondamentale al solo scopo di imporre un regime liberticida con il diniego delle libertà costituzionali. Il suo intervento alla Camera è una vera e propria censura: “Signor Presidente lei ha detto che il diritto alla salute è preliminareCome si permette di fare una scaletta dei valori costituzionali? Se guardiamo agli articoli semmai è al 32esimo posto, il diritto al lavoro invece è al quarto. E l’art. 1 dice che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, non sul Dpcm.

Il monito è chiarissimo: come si permette Conte a capovolgere la gerarchia dei valori?

Come si evince dalle sue parole, egli, il Nostro, ci ha offerto una grande lezione di diritto costituzionale. Lezione, però, che non trova riscontro nella dottrina costituzionale. Neanche nella giurisprudenza della Corte Costituzionale, da cui si evince che il diritto alla salute è qualificato quale diritto fondamentale della persona. Ignora, il Nostro, che i lavoratori possono esercitare in pieno il loro diritto al lavoro solo se sono in buona salute. Ma forse egli, il Borghi, si affida alla teoria della selezione naturale secondo cui i più deboli sarebbero giustamente espulsi dalla vita e, quindi, dalla produzione. Perché al mondo dell’economia servono i soggetti che, per le loro caratteristiche fisiche, meglio si adattano al processo produttivo

La lezione del sedicente economista, nonché sedicente costituzionalista, altro non è che il modo di nascondere l’incapacità di una certa destra, nazionale e regionale, ad elaborare proposte alternative per combattere l’epidemia. Ma anche una forma di strategia per indebolire il Governo anche a costo di provocare una catastrofe politica ed economica. Peraltro la teoria dello scarto è propagandata dai veri ricchi del mondo, dall’alta finanza internazionale che in Italia, a quanto sembra, è rappresentata dalla Meloni e da capitan fracassa, degni seguaci di quel Bannon, ex capo stratega di Trump, accusato per frode a New York.

Contro la teoria dello scarto si è posto autorevolmente Papa Francesco, interprete autentico dei valori cristiani, contro il quale si è apertamente schierata la destra, non solo italiana, definendolo (il papa, s’intende) comunista.

Raffaele Vairo

redazione@corrierepl.it

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