Principale Attualità & Cronaca Rapimento dell’imprenditore Zanotti: fine di un incubo durato tre anni

Rapimento dell’imprenditore Zanotti: fine di un incubo durato tre anni

Sequestrato da Al Qaeda in terra di Siria, Sergio Zanotti è stato rilasciato ed è rientrato nella sua città natale Brescia

di Monica Montanaro

Si e risolta nel migliore dei modi la vicenda che ha visto al centro della stessa la sparizione dell’imprenditore di origini bresciane, Sergio Zanotti, di cui da circa tre anni non si aveva più alcuna notizia, si sospettava fosse scappato volontariamente per ragioni di ordine economico, per fini pretestuosi. Ma realizzata la sua liberazione e predisposto il suo rientro, grazie al lavoro certosino degli inquirenti italiani, è stato appurato che il caso enigmatico che ha riguardato l’imprenditore bresciano, trattasi di un reale sequestro di persona realizzato dall’organizzazione terroristica di matrice fondamentalista islamica di estensione mondiale, Al Qaeda, un gruppo di suoi affiliati ha trattenuto coercitivamente sotto il loro controllo l’imprenditore italiano Zanotti, per tre lunghi anni presso i loro siti segreti.

Dunque, Sergio Zanotti appena è stato possibile, ed accertate le sue condizioni fisiche, apparse in uno stato di buona salute, è stato sottoposto all’interrogatorio tenutosi presso la caserma della sede del Ros di Roma, tramite il quale il personale inquirente ha potuto avere il riscontro diretto ed attendibile della veridicità dell’episodio criminoso congeniato ai danni di Zanotti, e fare chiarezza sulla dinamica concreta dell’evolversi del sequestro.

Sergio Zanotti, condotto dinanzi al procuratore aggiunto Francesco Caporale e al sostituto Sergio Colaiocco, ha esternato il suo pensiero in merito all’incresciosa vicenda accadutagli, comunicando ai giudici con scrupolosità i dettagli della dinamica del sequestro. Zanotti ha enucleato i passaggi del suo lungo martirio: “Tutto è iniziato a metà aprile del 2016, ero senza lavoro e ho deciso di andare in Turchia, nella zona di Hatay a pochi chilometri dalla Siria, per cercare di acquistare dinari antichi da rivendere in Europa dove nel mercato della numismatica hanno un valore”. Zanotti riferisce agli investigatori in merito ai suoi spostamenti nel momento in cui era giunto sul suolo siriano, lì aveva usufruito dei mezzi pubblici per rintracciare la zona esatta nella quale doveva recarsi, ma effettuata una scelta errata, compromise la sua posizione, firmando la sua condanna, ossia la decisone di utilizzare un taxi non regolare, senza una licenza idonea abilitante alla professione di tassista. “Sono salito a bordo dell’auto – ha proseguito l’imprenditore – ma dopo poco sono stato ‘venduto’ ai miliziani. In due mi hanno narcotizzato e la sera del 14 aprile di tre anni fa mi sono risvegliato in una casupola nella zona di Aleppo. Ho cambiato circa 10 prigioni ma si trovavano, credo, tutte a poca distanza l’una dall’altra, i trasferimenti non erano lunghi e non ho mai incontrato altri sequestrati”.

Inoltre, l’imprenditore bresciano, è passato al racconto più crudo e sofferto dei giorni di prigionia a stretto contatto con i suoi carcerieri, che paradossalmente, come da sua testimonianza, lo hanno “trattato abbastanza bene”, infatti, durante il suo periodo di segregazione, non è mai stato sottoposto a pratiche di carcerazione estreme, come la minaccia visibile e diretta di armi o il sussidio di catene per immobilizzarlo.

Zanotti, al riguardo, ha risposto che “le catene me le hanno messe solo per girare i video postati su internet, come una sorta di fiction. In una giornata ho girato diversi video con cambi di abito e cambi di scenario”.

Difatti, durante l’arco temporale del suo sequestro, Sergio Zanotti, è apparso in varie video riprese trasmesse sulla rete internet, dal primo filmato divulgato in data 15 novembre 2016, in cui lo stesso Zanotti lanciava il suo comunicato straziante di dolore davanti al modo intero per riscattare il suo rilascio ed addivenire alle richieste dei sequestratori. Mentre il secondo video fu diffuso il primo maggio del 2017, all’interno del quale Zanotti compariva in ginocchio con alle sue spalle la figura minacciosa dei miliziani qaedisti, rivolgendo il suo messaggio alla dirigenza politica dell’Italia, ai suoi familiari , e a tutta la platea mondiale, implorando di intervenire per il suo rilascio e scongiurare la sua esecuzione.

Appresa la notizia del rilascio di Sergio Zanotti, dai vertici politici è giunto tempestivo il comunicato pubblico emesso dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale ha dichiarato la sua piena soddisfazione per l’avvenuto esito positivo della vicenda del sequestro, cha ha decretato la liberazione del connazionale Sergio Zanotti. Mattarella ha espresso altresì il suo “apprezzamento agli organismi di sicurezza dello Stato che si sono adoperati per la positiva conclusione della vicenda”.

Adesso, dopo una fase cosi sfavorevole e dolorosa vissuta nella sua vita, l’imprenditore Sergio Zanotti, può dedicarsi ai suoi cari, ed immergersi nel focolare accogliente della sua famiglia per lenire le ferite interiori, non palesabili ma certamente profonde.

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