Principale Attualità & Cronaca Gli studenti dei collettivi rivendicano il vandalismo alla statua di Montanelli

Gli studenti dei collettivi rivendicano il vandalismo alla statua di Montanelli

Figure come quella del giornalista – “un colonialista” – sono dannose per l’immaginario di tutti”. “La statua di Montanelli deve rimanere lì”, dice Sala

La rivendicazione per l’assalto alla statua di Indro Montanelli a Milano, cosparsa di vernice rossa e deturpata dalla scritta “razzista e stupratore”, è arrivata sui social oggi. “Crediamo che figure come quella di Indro Montanelli siano dannose per l’immaginario di tutti e in una città come Milano, medaglia d’oro alla Resistenza, la statua di Indro Montanelli è una contraddizione che non possiamo piu’ accettare”, così rivendicano scrivendo sulle pagine social gli studenti milanesi di RSM e Lume. “Un colonialista che ha fatto dello schiavismo una parte importante della sua attività politica non può e non deve essere celebrato in pubblica piazza”, si legge nel post che accompagna il video dell’imbrattamento.

Gli studenti dei due collettivi vanno oltre: “Le statue hanno una funzione sociale collettiva, perché occupano lo spazio pubblico rappresentando cio’ che una classe dirigente decide di celebrare della propria storia”. Per il collettivo studentesco di Milano “Montanelli oltre ad aver portato avanti una strenua campagna di apologia del fascismo, si arruolò volontariamente durante la campagna etiope, una campagna colonialista e schiavista. Qui comprò una ‘faccetta nera’ di nome Destà, una ragazza etiope di soli 12 anni, che uso’ senza ripensamenti come un vero e proprio giocattolo sessuale”.

Da qui la richiesta: “Chiediamo, ad alta voce e con convinzione, l’abbattimento della statua a suo nome. Non possiamo accettare che vengano venerati come esempi da imitare personaggi che hanno fatto dello schiavismo, del colonialismo, della misoginia, del fascismo e del razzismo una mentalità con ben pochi ripensamenti”. Video e canale social sono stati subito messi sotto osservazione dalla Digos di Milano che indaga sull’assalto di ieri sera.

Sala: “La statua deve restare li”

Sulle polemiche è interventiuto anche il sindaco di Milano, Beppe Sala: “Noi abbiamo integrato, noi abbiamo accolto chi arrivava da lontano scappando dalla fame o dalla guerra. E siamo scesi in piazza quando necessario. Io ho rivisto più volte il video di Indro Montanelli che confessa quello che è successo in Africa e sono disorientato dalla leggerezza con cui confessa una comportamento del genere”. Lo afferma il sindaco di Milano, Beppe Sala, in un videomessaggio su Facebook.

Ma Montanelli è stato di più – aggiunge Sala – è stato un grande giornalista, che si è battuto per la libertà di stampa, indipendente, e forse per tutti questi motivi è stato gambizzato. Invito tutti a riflettere su cosa chiediamo ai personaggi che vogliamo ricordare con una statua, con una lapide, un monumento . ha concluso il sindaco -. Chiediamo una vita senza macchia? Ma noi quando giudichiamo le nostre vite possiamo dire che la nostra è senza macchie? Le vite vanno giudicate nella loro complessità. Per tutti questi motivi – conclude il sindaco di Milano – penso che la statua debba rimanere lì, ma sono a disposizione per qualsiasi confronto“.

Intanto la Digos di Milano è al lavoro per identificare chi, ieri, ha imbrattato la statua di Montanelli ai giardini di Porta Venezia a Milano. Oltre a vernice rossa, sulla statua è stata trovata una scritta “Razzista stupratore“. Il dibattito sulla figura del giornalista si è acceso in città dopo che i Sentinelli, un’associazione arcobaleno molto attiva in città, ha chiesto al sindaco di rimuovere il monumento ricordando l’intervista in cui Montanelli ammise di aver sposato una 12enne locale quando combattè in Abissinia. Sul fatto di ieri indaga dunque il comparto specializzato della polizia, e con tutta probabilità nelle prossime ore la procura, sezione antiterrorismo, aprirà un fascicolo, in modo da approfondire le indagini. Per il momento si cercano le immagini delle telecamere all’interno del parco.

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