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Il futuro europeo

di Raffaele Gaggioli

Tra il 3 e il 9 giugno ogni stato membro dell’UE voterà per l’elezione o la riconferma dei 720 eurodeputati che formano il Parlamento Europeo. Ognuno di questi eurodeputati dovrà poi organizzarsi in gruppi politici, che riuniscono rappresentanti dai diversi stati membri sulla base delle affinità politiche.

I risultati di quest’elezione determineranno la politica interna ed estera dell’UE almeno fino al 2029. Il gruppo politico che riuscirà a controllare l’Europarlamento potrà infatti stabilire il modo in cui l’Unione Europea gestirà situazioni come il supporto per lo sforzo bellico ucraino contro l’invasione russa, l’adozione di nuove politiche a difesa dell’ambiente e la gestione degli immigrati provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa.

A partire dal 23 maggio non è stato più possibile diffondere i sondaggi sulle intenzioni di voto alle prossime elezioni europee per impedire di influenzare in qualsiasi modo le intenzioni degli elettori. In generale, il voto europeo rispecchia comunque le dinamiche interne della politica di ciascun stato membro dell’UE.

I partiti al potere nei vari paesi europei sono quasi sempre i favoriti in queste elezioni, anche se quest’anno ci potrebbero essere delle vistose eccezioni. Questo è il caso soprattutto in Francia dove il partito En Marche del Presidente Emanuel Macron potrebbe ottenere solo il 17% dei voti mentre i suoi rivali del Rassemblement National ne potrebbero ottenere circa il doppio (32%).

Le varie forze di destra sono quindi favorite in tutti i sondaggi. Il PPE (Partito Popolare Europeo) e l’ID (Identità e Democrazia) sono infatti i due gruppi parlamentari che dovrebbero ricevere il maggior numero di voti. Al contrario i gruppi parlamentari di sinistra dovrebbero vedere in numerosi casi un calo nel loro numero di seggi.

In particolare il Renew Europe, gruppo politico liberale che attualmente controlla l’Europarlamento assieme al PPE e all’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D), rischia di perdere più della metà dei suoi seggi a causa della disastrosa performance elettorale di En Marche.

È comunque probabile che l’alleanza tra i tre diversi gruppi continuerà a governare l’Europa poiché il PPE dovrebbe ottenere abbastanza seggi per arginare l’impatto della sconfitta dei suoi alleati.

Contrariamente alle aspettative, è inoltre improbabile che il PPE accetterà di formare un’alleanza con l’ID.

Anche se i due gruppi sono entrambi di destra, il PPE e l’ID sono in disaccordo su molti punti. Il PPE rivendica da sempre la sua appartenenza al centro-destra moderato, favorevole ad una maggiore integrazione europea e al supporto per la NATO. Al contrario, l’ID è ben nota per le sue posizioni euroscettiche e filo-russe, anche se molti suoi membri hanno moderato le loro posizioni negli ultimi anni.

Una possibile alleanza è complicata anche dalle rivalità politiche tra i membri del PPE e dell’ID nei vari paesi europei. È altamente improbabile che i membri polacchi del PPE accetteranno un’alleanza politica con i loro compatrioti nell’ID, poiché i loro rispettivi partiti (Riforma Civica e Diritto e Giustizia) combattono da sempre per il controllo del governo del loro paese.

Anche se i vari membri dell’ID hanno tentato di ammorbidire le loro posizioni per attirare elettori più moderati, quest’alleanza internazionale di nazionalisti appare molto più divisa di quanto sembri. In particolar modo, la riconferma di Ursula von der Layen come Presidente della Commissione europea sta provocando parecchi scontri all’interno del gruppo politico di estrema destra.

Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio in Italia, sostiene la rinomina di von der Leyen. Negli ultimi mesi la politica tedesca è diventata una dei principali alleati di Meloni in Europa, difendendo l’operato del governo italiano di fronte alle critiche di altri politici europei.

Tuttavia questa mossa ha incontrato la ferma opposizione del Rassemblement National di Marine Le Pen, la cui eventuale vittoria in queste elezioni europee potrebbe permettere all’ID di diventare il terzo gruppo politico più grande nell’Europarlamento. La Le Pen teme infatti che sostenere la von der Leyen alienerebbe molti suoi potenziali elettori tra i contadini francesi, opposti alle politiche ambientali sostenute dalla politica tedesca negli ultimi anni, in vista delle elezioni presidenziali francesi del 2027.

Le preoccupazioni della Meloni sono però più rivolte al presente. I suoi alleati di governo si trovano infatti in schieramenti opposti all’interno dell’Europarlamento. Mentre la Lega fa parte dell’ID e rifiuta di sostenere la von der Layen, Fratelli d’Italia fa parte del PPE e ha criticato più volte la vicinanza tra Meloni e la Le Pen.

La stabilità dell’attuale governo italiano potrebbe quindi essere minata dai risultati di queste elezioni europee. Secondo i sondaggi, la Lega rischia di perdere quasi tutti i suoi seggi nell’Europarlamento (passando dal 29% dei voti del 2019 a meno del 9%), mentre Fratelli d’Italia potrebbe sfruttare l’aumento nel suo numero di seggi per esercitare maggiori pressioni sulla Presidente del Consiglio.

Anche la decisione di espellere l’AFD, partito di estrema destra tedesco, dall’ID a causa delle posizioni neo-naziste dei suoi leader ha creato parecchi problemi all’interno dell’alleanza politica.

Da un lato, la mossa potrebbe incrementare la popolarità della Le Pen e della Meloni tra gli elettori di destra moderati durante le prossime elezioni nazionali nei loro rispettivi paesi. Dall’altro lato, la decisione diminuisce la potenziale influenza dell’ID all’interno dell’Europarlamento ed ha suscitato le aspre critiche della Lega di Matteo Salvini e di altri membri dell’ID, minandone così la stabilità interna.

È quindi improbabile che ci saranno particolari cambi di rotta nella politica dell’Unione Europea, ma i risultati di queste elezioni potrebbero avere molti ed inaspettati effetti sulle alleanze politiche ed equilibri interni di alcuni suoi stati membri.

Raffaele Gaggioli

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