di Maria Maimone
Progetto di Vita per il Sud
Se leggiamo la storia italiana e, più precisamente, la storia degli anni che segnano la conclusione della seconda guerra mondiale, che vide la caduta del fascismo, prendiamo atto che i partigiani appartenevano ad ogni schieramento politico, tra cui quello liberale, quello monarchico ed anche a quello schieramento di destra che non aveva aderito al fascismo.
Non solo, prendiamo atto del fatto che, a liberare l’Italia definitivamente dal fascismo, furono gli alleati americani.
L’America?
Si, proprio l’America! L’aiuto che diede l’America fu davvero decisivo.
Non si può certamente non encomiare l’impegno dei partigiani, a qualsiasi fazione politica appartenessero, ed anche condannare la violenza a cui furono sottoposti.
Ma bisogna, nel contempo, affermare una verità storica che è quella che ratifica, in termini chiari e nitidi, che il popolo non partigiano partecipò, certamente in misura diversa e con modi diversi, alla liberazione dell’Italia dal fascismo.
Non mi riconosco in nessun partito politico italiano, anzi appartengo a quella larga parte della popolazione italiana che non ha votato e non vota da alcuni anni perché profondamente delusa dall’agire dei partiti politici attuali.
Nel guardare e nel valutare i fatti storici amo riferirmi alla verità storica e non alla propaganda politica di chi deve screditare una coalizione avversaria per affermare se stesso, alla quale nega totalmente ogni contributo alla guerra antifascista.
Così non è. Chi, più di una libera pensatrice, può riconoscere tale verità e volerla far rispettare.
La negazione della verità storica, che è la verità dei fatti concreti, oggettivi e reali, da parte di alcuni partiti politici, ha determinato l’astensionismo politico di larga parte degli italiani, già in essere da alcuni anni.
Tra le verità più eccelse che sono state negate vi è quella del valore ineludibile della dignità umana.
Tale negazione ha reso la nostra nazione più povera delle altre nazioni europee.
Chi oggi rivendica di essere antifascista perché non si impegna per ridare alle fasce meno abbienti della popolazione italiana, le cosiddette “classi proletarie”, quel benessere che è loro dovuto per essere cittadini italiani?
Chi oggi rivendica di appartenere a quei partiti politici che si definiscono antifascisti, come mai non si impegna per lenire il dramma della disoccupazione, dei lavoratori sottopagati, del progressivo e doloroso affievolirsi dei diritti sociali, civili ed umani, del disagio e della sofferenza di troppi cittadini italiani, ormai così dilaganti?
Chi oggi rivendica l’equità sociale perché si limita solamente ad attaccare la controparte, che definisce “fascista” , utilizzando parole roboanti, e non si impegna a favore di coloro che dice di rappresentare, posto di fronte alla loro sofferenza sociale ed umana l?
Si evidenzia – purtroppo tragicamente – che vi è stato l’abbandono, vigliacco e disumano, al proprio destino di sofferenza della popolazione italiana non abbiente.
Non si può negare che la caduta del fascismo aprì le porte alla nascita della democrazia, che illuminò l’agire di coloro che ricostruirono l’Italia del dopoguerra e donarono benessere e solidi diritti egualitari ai cittadini italiani.
Forse occorre, innanzitutto, ritornare a quella fonte da cui sgorgò l’anima democratica della politica italiana del dopoguerra, che inondò di valori altamente democratici lo Stato italiano, che attribuì ai cittadini italiani la loro ineludibile centralità relativamente all’impegno politico.
La liberazione dalla povertà e dal disagio sociale fu la conseguenza della liberazione dal fascismo, che oggi si celebra.
Tristemente si osserva che la povertà è rinata nelle sue forme più tragiche perché chi doveva contrastarla non è stato fedele ai principi fondativi del proprio schieramento politico, anzi ha tradito il popolo italiano.
Molta parte della popolazione italiana, infatti, non si reca più alle urne testimoniando di non approvare l’agire dei politici italiani.
Quale spiegazione dare all’astensionismo degli italiani se non che essi hanno esperito, sulla propria pelle, il tradimento e il conseguente abbandono.
Per quel che mi riguarda, ritengo doveroso sottolineare che occorre inesorabilmente ritornare alla fonte originaria che diede vita alla democrazia dopo la caduta del fascismo, che assegnò all’Italia la missione nobile ed eccelsa di tutelare i diritti fondamentali della popolazione, nessuno escluso, oggi tragicamente elusa, se è vero, come è vero, che imperversa la più tragica povertà materiale e morale.
Nessuno può negare che la liberazione dal fascismo, che oggi celebriamo, aprì le porte alla democrazia.
Cosa ne è, attualmente, della democrazia?
E’ la domanda che occorre porsi sia da parte di coloro che hanno in mano le redini del Governo italiano, sia da parte di coloro che si dicono oppositori del Governo.