Principale Arte, Cultura & Società L’Antigone di Enzo Toma, il rock si fonde col mito

L’Antigone di Enzo Toma, il rock si fonde col mito

Antigone

Una reinterpretazione convincente dell’Antigone sofoclea quella del regista pugliese Enzo Toma, andata in scena ieri sera a Taranto.

 

Al teatro Comunale Fusco di Taranto ieri sera successo dell’Antigone Opera Rock, versione contemporanea dell’opera di Jean Anoulth. Una rappresentazione che ha convinto la platea, specie per la regia straordinaria di Enzo Toma, nonché per l’interpretazione di Francesco Ferrante, vero mattatore della serata, nei panni di  Creonte e della ‘tata’ di Antigone.

Antigone
Franco Ferrante nei panni di Creonte

Il palcoscenico della vita

Il concetto di teatro come narrazione scenica della vita appartiene già alla storia stessa di questo modulo espressivo dell’Arte stessa. Come stigmatizzato infatti da Aristotele, nella sua Poetica, la mìmesis, ovvero l’imitazione di azioni e di vita, ha un alto valore etico- educativo e induce lo spettatore alla riflessione, alla catàrsi, che é già di per sé liberatoria.

E, in virtù di questo, la grande stagione della tragedia greca rappresenta il momento della nascita del teatro stesso, cui la contemporaneità fa riferimento. Una contemporaneità afflitta dai demoni dell’intolleranza, dei conflitti interiori e del crollo di quei pseudo valori precostituiti, frutto di una società borghese ipocrita, perbenista.

I personaggi tragici del teatro greco sono ormai mito, simboli dei demoni dell’uomo, ma anche eroi della vita o della morte, in taluni casi immortalante.

Antigone
Un momento intenso del dialogo tra Antigone e Creonte

E in linea con questo ruolo l’Antigone di Sofocle diviene il simbolo della capacità di lottare per l’affermazione di valori etici, piegati dall’iniquità delle leggi umane.

Ma il conflitto di questa donna, che rinuncia anche alla vita in nome dell’etica, diviene  attuale nella reinterpretazione della tragedia sofoclea di Enzo Toma, in cui si colora di squarci cromatici folgoranti e di musiche graffianti nel’incontro col mito.

La storia rivissuta nella contemporaneità

Se L’Antigone sofoclea, figlia di Edipo e della madre Giocasta, si ribella allo zio Creonte, nuovo re di Tebe, contavvenendo alle sue leggi, e dà sepoltura al fretello Polinice, quella attuale si carica di significati ancora più ampi.

Che la storia ci racconti le pagine sofferte di un’umanità spesso dilaniata da guerre, da leggi inique, dettate da coercizioni totalitarie è un dato oggettivo. E, mai come oggi, attuale.

E, in virtù di questo, Antigone, simbolo per Toma di una generazione che vuole essere compresa, è anche la donna dell’Islam, capace di morire, in nome di quella libertà che le è negata. E’ la donna, la ragazza di oggi che non vuole essere oggettivizzata.

Antigone
Luci ed ombre sul palcoscenico della vita

La reggia di Creonte, re di Tebe, nella regia di Toma, diviene dunque il simbolo del potere, in cui si muovono danzatrici che non interagiscono con gli attori, ma raccontano un popolo spettatore della storia. Tutto mentre il Coro, espresso magistralmente, nella performance di ieri, da Roberta Russo ( in arte Kyotolp), scandisce i momenti, raccontando anche i conflitti interiori, e non, degli interpreti.

Una perfetta narrazione che fotografa l’anima, la denuda, portando lo spettatore all’immedesimazione più totale. E il pathos diviene voce, diviene rabbia, mentre le luci impazziscono in un cromatismo guizzante, estremo.

Gli interpreti

Alternatisi anche in ruoli femminili, come del resto era in uso nella tragedia greca, i due interpreti maschili, Franco Ferrante, il Creonte mattatore, e Giorgio Consoli, Emone- Ismane hanno dato il meglio di sé,  caricando i personaggi di straordinario ed intenso Pathos, al punto che allo spettatore più attento è parso che il singolo personaggio s’impadronisse dell’attore stesso.

Un po’ più in sordina l’Antigone resa da Caterina Petrarulo che ha ancora molto da fare nel faticoso percorso di studi del teatro.

Perfette le coreografie di Elisa Barucchieri che ha saputo esprimere con movimenti di scena plasticamente espressivi( resi mirabilmente da Ambra Amoruso e Federica Priore) il dramma di un popolo non solo spettatore, ma anche partecipe di una tragedia eterna. Quella della lotta per la libertà e per una giustizia terrena, a tutt’oggi, in molti casi, inesistente.

 

https://www.corrierenazionale.net/

https://www.corrierepl.it/

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