Principale Ambiente, Natura & Salute L’Archeologia: il primato sottovalutato della nostra regione

L’Archeologia: il primato sottovalutato della nostra regione

Centinaia di orme di dinosauri a cielo aperto o di fossili marini della preistoria disseminati un po’ dappertutto, insomma quanto basta a immaginare, qui, un vero e proprio Jurassic Park. Ma non solo, grotte, ipogei, menhir e dolmen lungo le antiche vie dell’acqua che si riversavano nel pescoso mare Adriatico… Ecco il ritratto delle rigogliose Puglie (e sì le Puglie, come fino al medioevo si chiamava l’attuale regione in un tutt’uno con la Lucania) quale luogo ideale anche per i primi insediamenti umani: questo, in poche parole, quanto è emerso dal seminario “UOMO – AMBIENTE attraverso la lettura archeologica” tenutosi sabato scorso nella splendida cornice di Villa Framarino nei pressi dell’Aeroporto di Bari.
Con particolare focus su “La terra di Bari” e organizzato dal Movimento Pro Lama Balice, con il patrocino dell’Ente Parco e dei Comuni di Bitonto, Bari e Modugno, un’intera giornata di rapporti e confronti sul patrimonio del Parco Naturale di Lama Balice nonché di tutti i siti geologici e archeologici locali e non. Un occhio anche agli attuali assetti idrogeologici pure in chiave di prevenzione, non certo un mistero taciuto quello di vedere tanta ricchezza, in prospettiva, come un più che credibile ed ulteriore richiamo turistico per questo territorio, alla luce delle tracce importanti, davvero come poche, che ha e che vanno dal Paleolitico al Neolitico: in pratica, dalle impronte nella pietra e i fossili di un’era lontana, fino alla sepoltura della “donna di Ostuni” o alle statuine del sito di Palese, oppure all’”uomo di Altamura”… insomma tutto un racconto straordinario di una terra felice, baciata dal sole e dal clima, e poi modellata dall’uomo che l’ha abitata.
Con la proiezione di slide e spiegazioni puntuali delle operazioni tecnico scientifiche in corso, un convegno riuscitissimo, ma che ha finito col porre l’accento sulla necessità di una autonomia gestionale da riservare all’Ente Parco al fine di «accedere a più cospicue rivenienze finanziarie da riversare sulla valorizzazione dei siti». E dunque niente di nuovo alla luce del sole questa richiesta, visto che abbiamo una Cultura sempre “Cenerentola” qui in Italia e soprattutto verso il suo ineguagliabile patrimonio archeologico, mentre altrove con la leggenda di un drago in un lago, o un sito rimaneggiato (Stonehenge) si attraggono turisti a milioni.
Saluti istituzionali del sindaco Ricci e dell’assessore Brandi per Bitonto e dei dottori Carone e Tosca in rappresentanza delle città di Bari e Modugno, introduzione ai lavori del direttore del Parco, Nicola Lavermicocca, coordinamento del giornalista Pierluigi Morzio e conclusioni affidate al responsabile del Movimento Pro Lama Balice, Pietro Pantaleo, basta comunque uno sguardo ai nomi di chi ha partecipato a questo seminario per capire il livello assoluto di questo incontro: il bioarcheologo Sandro Sublimi Saponetti, il medievista Maurizio Triggiani, le collaboratrici Cornacchia, De Carolis, Di Pace e Stanca, la ricercatrice Vigliarolo, gli archeologi Donato Coppola, Michele Sicolo e Anna Maria Tunzi, lo storico Sergio Chiaffarata e i geologi Antonino Greco e Marco Petruzzelli.
Ora come sempre la parola alla Politica, non dimenticando che questo immenso patrimonio non sfruttato può trasformarsi in un vero e proprio filone aurifero proprio per attrarre quel turismo colto e destagionalizzato che tutti invocano ma per cui in realtà si fa poco o quasi niente. Al riguardo emblematica un’esperienza personale di quando al Bif&st che lo premiava, nel 2015, contattammo il famoso regista Jean–Jacques Annaud per parlargli della scoperta che il Guglielmo di Baskerville (interpretato da Sean Connery) del suo film cult sul medioevo “Il nome della rosa” era stato in realtà un immenso personaggio del ‘300, realmente esistito e vescovo di Giovinazzo col nome di Guglielmo di Alnwick. Cosa che lo colpì moltissimo, ma forse ancor meno della notizia che a Giovinazzo vi era il dolmen più complesso e importante d’Italia (il dolmen di S. Silvestro) nonché uno dei megaliti più grandi d’Europa e, per di più, a pochi chilometri da quello “della Chianca” di Bisceglie, patrimonio dell’UNESCO. E scusate se è poco.
Enrico Tedeschi

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