Principale Politica Diritti & Lavoro Arcigay risponde alle dichiarazioni del Papa sulle persone transgender

Arcigay risponde alle dichiarazioni del Papa sulle persone transgender

dalle pagine social della Rete Trans* di Arcigay
Nel mese del Transgender Day of Remembrance giungono le dichiarazioni del Papa che affermano che come persone transgender possiamo essere madrine/padrini di battesimo e testimoni di nozze.
Riteniamo che questa affermazione rifletta un passo importante verso un’apertura e una comprensione maggiori nei confronti della nostra comunità.
Tuttavia, non possiamo fare a meno di rilevare che nel documento pubblicato da LaRepubblica tale privilegio sarebbe possibile solo “a determinate condizioni”, tra le quali, la condizione che “non si verifichi pericolo di scandalo o di disorientamento in ambito educativo della comunità ecclesiale”.
Ecco che queste dichiarazioni possono essere soggette a diverse considerazioni e interpretazioni.
Non possiamo non chiederci il motivo, la necessità di tali specifiche e interrogarci sull’immaginario che la Chiesa cattolica proietta su di noi, sul perché le nostre vite debbano necessariamente essere accostate a parole come “pericolo” o “disorientare”, come scandalo o potenzialmente diseducative.
Apprezziamo molto il fatto che la Chiesa cattolica abbia dimostrato apertura alla discussione su questo argomento, perche tante persone trans in Italia hanno una fede religiosa e vorrebbero che la partecipazione alle cerimonie religiose fosse accordata esclusivamente sulla base della fede.
L’identità di genere di una persona non dovrebbe costituire mai una barriera per partecipare alle cerimonie religiose o alle tradizioni spirituali, né dovrebbe essere soggetta ad altre forme di discriminazioni o disparità di trattamento.
Le parole del Papa suggeriscono che la possibilità di essere madrina o padrino debba essere condizionata all’evitare di “fare scandalo”, ma questa affermazione solleva domande importanti sul nostro diritto come persone transgender a non essere giudicate in base ad un presunto codice di moralità che non ci ha mai previste ma sempre giudicate in società.
Ci auguriamo che il Papa e la Chiesa cattolica possano riflettere sull’impatto che queste narrazioni generano sulla nostra comunità, in termini di esclusione sociale, lavorativa e di discorsi d’odio che poi contribuiscono anche alla conta delle vittime del TDoR.
C’è da adoperarsi quanto prima per promuovere un cambiamento e un dialogo aperto e costruttivo. Questo è senz’altro un passo nella giusta direzione per garantire che tutte le persone, indipendentemente dalla loro identità di genere, siano trattate con rispetto e dignità dalle istituzioni religiose, ma la strada da percorrere è ancora lunga e siamo in grande ritardo.
Luigi Pignatelli

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