Attilio Runello
Il bilancio provvisorio della violenta serie di terremoti che ha colpito la provincia afghana di Herat ha raggiunto i 2.500 morti e sfiora i 10.000 feriti.
Lo afferma il regime talebano di Kabul attraverso l’autorità per la gestione delle emergenze, citate dall’agenzia Anadolu. Oltre 1.300 case sono state totalmente o parzialmente distrutte.
L’istituto geosismico americano (Usgs) ha segnalato un terremoto di magnitudo 6.2 nell’ovest dell’Afghanistan, a 55 km a nord-est di Zindah Jan. La scossa principale, scrive l’Usgs, che ha avuto l’epicentro a 40 chilometri dalla città di Herat, è stata seguito da una seconda di magnitudo 5.5.
Un paese sprovvisto di mezzi, uno fra i più poveri, si trova con dei cittadini che scavano con le mani.
Il governo ha formulato una generica richiesta di aiuto ai “compatrioti ricchi”. A chi si riferiscono non è chiaro. Dovrebbero avere buoni rapporti con l’Arabia saudita
Difficilmente i talebani chiederanno aiuto all’Occidente. L’organizzazione mondiale della sanità invia dodici ambulanze.
Il territorio colpito è quello di Herat, lo stesso che era controllato su un piano militare dal nostro contingente e che dunque almeno i nostri militari conoscono bene.
Ad essere colpito non sono la città di Herat, ma una ventina di villaggi della zona.
Sul piano mediatico gli accadimenti di Israele hanno rubato la scena a questo terremoto, in un momento in cui anche il terremoto in Marocco e l’inondazione in Libia – dove è presente la nave San Marco – sembrano dimenticati.