Principale Arte, Cultura & Società Carlo Galli “Democrazia, ultimo atto?” recensione di Giovanni Battafarano

Carlo Galli “Democrazia, ultimo atto?” recensione di Giovanni Battafarano

di Giovanni Battafarano

La democrazia in Occidente è a rischio, ma può essere rivitalizzata attraverso un forte investimento politico. E’ la tesi svolta da Carlo Galli nel suo recente, Democrazia, ultimo atto? (Einaudi).

Numerosi studiosi in Italia e all’estero si interrogano sul tema della crisi della democrazia, i cui sintomi appaiono evidenti: forte astensionismo elettorale, scarso appeal dei partiti tradizionali, fascino delle democrature, ascesa di leader populisti e del sovranismo, nuova veste del nazionalismo, causa nel secolo scorso di due guerre mondiali.

Tuttavia- dice Galli- la partita non è chiusa e molto dipende dalla capacità della politica di rinsaldare i tre assi portanti della democrazia: la libertà, l’uguaglianza, la trasparenza.

Nella democrazia si realizza sempre una tensione tra libertà e uguaglianza, che risale all’illuminismo settecentesco: se Locke esalta  la libertà, Rousseau guarda più al tema dell’uguaglianza.

La democrazia è tornata nel suolo europeo, ma non nell’Est, con la sconfitta del nazifascismo, che avvia la stagione della liberal democrazia, del compromesso socialdemocratico, dei Trenta gloriosi (1945-75), un lungo periodo di riforme sociali, di tassazione degli alti redditi, di politiche redistributive, di avvento su larga scala di politiche del welfare.

Questa stagione politica giunge a conclusione con l’offensiva neoliberista, che si afferma verso la fine degli anni Settanta  a partire dai paesi anglosassoni, con la Thatcher nel Regno Unito e Reagan negli Usa; a livello teorico con la scuola monetarista di Chicago, che prende il sopravvento sulle politiche keynesiane fino ad allora prevalenti.

La destra politica e economica mette in discussione il ruolo dello Stato, ridimensiona il Welfare, riduce fortemente la tassazione sui redditi più elevati.

Nella dialettica libertà-uguaglianza l’accento si sposta decisamente verso la libertà, in questo caso della proprietà e dell’impresa, contro ogni istanza redistributiva.

L’economista Thomas Piketty ha documentato nel suo Il capitale nel XXI secolo (2015) l’aggravarsi della diseguaglianza nei paesi democratici, che aumenta l’area della povertà e il declassamento dei ceti medi, anche sull’onda della globalizzazione , che promuove una crescita impetuosa di tanta parte dell’Asia e del Medio Oriente.

Anche quando la politica neoliberista mostra tutti i suoi limiti, non sorge nessun movimento a largo raggio capace di mettere in discussione l’impianto neoliberista.   I gilet gialli  e la rivolta delle banlieue in Francia, la cancel  cultur appaiono settoriali, mentre si  tende a privilegiare i diritti civili rispetto a quelli sociali.

L’altra grande novità è il largo prevalere della tecnica nella sfera produttiva e nella vita sociale

Al di là delle interpretazioni nichiliste  “ si deve prendere per vero il mondo elaborato dalla tecnica, anche da quella digitale, e comprenderlo e criticarlo in quanto unica dimensione oggi possibile. Come il luddismo, anche la disconnessione è un’utopia” (p.106) .

Appare chiaro che la tecnica ha a che fare con chi controlla le leve del potere politico ed economico.

La pandemia degli anni scorsi e il ritorno della guerra in Europa accentuano uno stato d’eccezione in cui l’elemento della protezione prevale sul necessario esercizio della critica.

Non servono le vecchie ricette, occorre che le forze di sinistra siano in grado di riprendere su basi nuove il tema della lotta alle diseguaglianze, contro le  oligarchie postdemocratiche, in” un ordine che non abbia come finalità il  profitto di alcuni, ma il fiorire di tutti” (p.133)   G.B

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Corriere Nazionale

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