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L’Europa ha perso la libertà

avignone

Di certo è una estate particolare per i fedeli di religione islamica questa, non affatto serena.

In Italia le donne musulmane avevano riservato una piscina privata per poter organizzare un pool party per sole donne in cui avrebbero potuto indossare il loro tradizionale burkini, costume da mare coperto, oppure stare svestite in bikini dal momento che si sarebbe trattato di un appuntamento per sole donne, per di più amiche e parenti unite dallo stesso credo.

Una festa in Brianza che è stata annullata dopo l’intervento politico de La Lega, di una politica piena di disagi sociali da risolvere, ma che è ha ritenuto bene di dedicarne infinite e serrate polemiche estive, manco fosse stata una piscina pubblica.

Quanti di quegli stessi politici seduti su comode poltrone organizzano feste e festini in location private dettando le proprie regole dove succede di ogni, tra ubriacarsi e mettersi in ridicolo e persino l’orgia? Si, avete capito bene: orgia. Lo ripeto perché la parola può suscitare un ipocrito scandalo, ma sappiamo bene che è cosa comune per molti politici essere circondati da giovani donne o maschi prestanti grazie al fascino del loro potere e dei loro soldi. Lo hanno documentato molti giornalisti.

Nelle loro feste non viene minata l’emancipazione femminile? Anche in quelle occasioni di svago privato e libero si adotta un code specifico, spesso di divieto di foto come quello stesso richiesto dalle donne musulmane, perché la festa privata deve rimanere tale, privata.

Ma a quanto pare solo i grandi possono. Gli attori, i politici, solo i big di questo strambo mondo dove la legge non è mai uguale per tutti.

A quanto pare vedere delle ragazze vestite in piscina avrebbe minato la sicurezza pubblica nazionale alla pari della camorra, della mafia e della ‘ndrangheta?

L’Italia è abituata alle donne da sottopagare quando assunte, da ammiccare con complimenti e magari con una toccatina per farla avanzare nella carriera, alle Miss Italia che sfilano fiere del loro corpo, quando invece ‘oltre le gambe c’è di più’, un cervello pensante che a molti spaventa ancora oggi.

La Francia a poche settimane di distanza, agli ultimi di agosto, ne spara un’altra: «L’abaya non ha posto nelle nostre scuole. Quando si entra in una classe – ha sottolineato il ministro all’Istruzione francese, Gabriel Attal, – non si deve poter identificare la religione degli alunni guardandoli».

Gli istituti scolastici pubblici francesi riapriranno i battenti il 4 settembre e con queste parole il ministro ha messo al bando il tradizionale abito usato dalle donne musulmane; un abito intero a maniche lunghe, largo da coprire ogni forma e che si espande fino ai piedi. È semplicemente un vestito meno appariscente e di qualche taglia più grande di quella che è la forma fisica di chi lo indossa, ma alla fine sempre e solo un vestito è.

Alcuni critici e politici francesi lo interpretano come un attacco a ‘la laïcité’ dello Stato francese.

Ma siamo impazziti?

Nel 2004 la Francia ha vietato a scuola l’uso del velo perché le donne devono emanciparsi, ma non vi è neanche una piccolissima possibilità che sia una scelta libera e personale indossarlo e non necessariamente imposta dal padre, fratello o marito? E se pure così fosse e andrebbe giustamente condannato, ciò giustificherebbe l’averle negato il diritto allo studio fondamentale per emanciparsi, per realizzarsi e diventare appunto indipendente? Lo scopo politico è stato sminuire la fede, ma se invece per talune ragazze è stata una condanna a rinunciare agli studi? Fosse anche solo una singola ragazza, perché le sarebbe stato negato di studiare? Perché vorrebbe nascondere i suoi capelli, dettaglio fisico fondamentale per poter vivere in società, no?!

Il mondo decanta la libertà in ogni suo aspetto, ad ampio raggio, la democrazia, ma poi risulta essere finta in quanto se non combacia con l’idea collettiva di libertà e democrazia, non puoi vivere come ti pare.

Detta in modo spicciolo in modo che tutti capiscano: se una ragazza domani decide di camminare nuda per strada o stare in topless in spiaggia, a tutti va bene, se decide di esternare la sua omosessualità ugualmente va benone a tutti e sarà compresa e stimata, se la ragazzina va a scuola in minigonna è libera di farlo e sarebbe retrogrado pensare che con il suo abbigliamento potrebbe provocare amici e professori, perché ognuno ha il sacrosanto diritto di vestirsi come le pare senza poter dire ‘se l’è cercata’ e poi si sa, le donne con i tacchi e la gonna sono più femminili ed è piacevole guardarle. Le donne sono sempre un bel vedere anche dagli occhi di una etero.

Fin qui posso esser d’accordo con voi, come donna e come giornalista, ma allora perché questo modo di pensare cambia se trasportato su una donna musulmana? Quale inferiorità avrebbe in termini legislativi di non poter vestire come le pare e dire quello che vuole?

Per fortuna i politici sono ufficialmente ambasciatori dell’opinione popolare, ma quasi sempre portavoce di loro stessi, quindi alcune donne italiane dopo la cancellazione della festa in piscina delle donne musulmane per protesta contro il governo e in sostegno delle donne, si sono date appuntamento e hanno fatto il bagno vestite a Trieste facendo prevalere il vero valore della libertà e un genuino supporto femminile. Ci sono donne velate che vorrebbero togliersi il velo e ci sono donne che vorrebbero indossare l’hijab. Entrambe dovrebbero essere aiutate in egual modo a sentirsi libere, ad amarsi ed essere se stessi senza compiacere né il proprio uomo né lo Stato, ma loro stesse e la loro anima.

Il Marocco per coincidenza o per protesta, non è dato saperlo, poche ore dopo il divieto francese di quest’oggi ha ufficializzato con decreto ministeriale che a partire da quest’anno, proprio in quello stesso 4 settembre in cui inizierà la scuola anche in terra marocchina, il piano studi scolastico sostituirà in molti percorsi curriculari la lingua francese, presente dal tempo del colonialismo nel magreb e ben parlata da tutti, con la lingua inglese, più internazionale.

Una mossa politica per quella madre Francia che da anni pone ostacoli ai suoi figli adottivi nordafricani o semplicemente una scelta dovuta? In fin dei conti l’inglese è la lingua per eccellenza, che la Francia si metta l’anima in pace, sia su questo sia su altro.

Il mondo è libero, libero davvero. In Francia la libertà, la fratellanza e l’uguaglianza sono ormai solo parole sbiadite di un vecchio motto ormai consumato e maltrattato.

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