Principale Rubriche Educhiamoci ad essere civili La scrittura come forma primaria dell’istruzione in italia

La scrittura come forma primaria dell’istruzione in italia

“Agire è facile, pensare difficile, agire secondo quel che si è pensato, incomodo”. È con queste parole di Goethe che vorrei iniziare una breve riflessione sull’insegnamento della scrittura nella Scuola italiana. L’altro giorno mi è caduto l’occhio su di un’intervista di Orizzonte Scuola[1] alla nota grafologa dell’età evolutiva Giorgia Filiossi. È stato come un urlo nel silenzio del deserto. Il deserto, naturalmente, è la Scuola italiana; o meglio, le condizioni in cui le “nostre scuole”, quelle italiane, sono state ridotte. Ho utilizzato la parola: “nostre” in qualità di aggettivo determinativo possessivo per ricordare uno scritto di Friedrich Nietzsche del 1872: “Sull’avvenire delle nostre scuole”. Anche quello rimase un grido inascoltato, quando Nietzsche si rese conto di come stessero trasformando le scuole tedesche in “presidi” militarmente ideologizzati, le cui conseguenze nefaste avremmo sofferto nel secolo successivo con due guerre mondiali.

Si, ammettiamolo, le scuole possono creare ideologie e diventare ancora oggi luogo di propaganda. Anche oggi stiamo assistendo a una sorta di ideologizzazione della scuola, per la quale, non la Scienza ma la Tecnologia è il nuovo Dio, che invece dovrebbe essere soltanto la conseguenza della prima. L’informatizzazione forzata nelle scuole nasconde questo processo di assolutizzazione della tecnologia. A nulla sono valsi gli ammonimenti a partire dagli anni ’50 del paleoantropologo André Leroi-Gourhan, quando scrisse che “la cultura, oramai, è come una piramide rovescia la cui punta traballa sulla testa dell’Uomo”[2]. Con il termine ‘cultura’ non s’intende, in questo caso, il semplice significato del ‘coltivare’ il Sapere in senso ciceroniano ma si fa riferimento alla definizione del concetto di ‘cultura’ in antropologia, “a quell’insieme complesso e organico caratterizzato non dalla semplice sommatoria delle sue parti ma dalla stretta interrelazione fra le stesse”.

La Cultura, quindi, in quanto super-organica, è una proiezione complessa e articolata al di fuori del corpo dell’Uomo e creata dall’Uomo stesso in contrapposizione al caos della Natura. La tecnologia, l’informatizzazione che ne consegue, è quindi una proiezione al di fuori del corpo umano che ha a che fare con una sua parte fondamentale: le mani. A loro volta, le mani svolgono ancora oggi una funzione primaria nello sviluppo del nostro encefalo grazie al pollice opponibile, capacità che ha permesso alla nostra specie di costruire utensili.

Leroi-Gourhan ha dimostrato che la liberazione degli arti superiori ci ha condotto a diverse specializzazioni nell’uso delle mani grazie al pollice opponibile, capacità che con le sue ‘concatenazioni operazionali’ ci ha permesso di sviluppare intelligenza. L’encefalo umano si è così sviluppato aumentando di volume dai 400 cc di Lucy di tre milioni di anni fa ai 1400/1500 cc dell’Homo Sapiens Sapiens di oggi. Da nuovi studi[3] sembra addirittura che il pollice opponibile, che conferisce alla nostra specie la capacità chiamata “presa di precisione”, sia molto più antico di quanto si credesse: 3,2 milioni di anni fa l’Australopitecus africanus costruiva utensili con la stessa abilità dell’Homo Habilis 800.000 anni dopo. Saper scrivere con le mani, quindi, è meno banale di quanto sembri.

Si potrebbe obbiettare che si può scrivere anche con la tastiera di un computer o di un cellulare, facendo apparire ai più la scrittura manuale in corsivo come alternativa obsoleta. Rimando alla bella e coraggiosa intervista a Giorgia Filiossi per comprendere il suo grido di allarme nel mettere in evidenza i danni del venir meno dell’insegnamento della grafia sin dalle scuole elementari; ma vorrei anche aggiungere alcune precisazioni tese a rafforzare la preoccupazione della grafologa.

Il corsivo nella scrittura della Lingua italiana ha una sua valenza fondativa: garantisce la “continuità” del Pensiero. Quei “semplici” prolungamenti che legano le singole lettere fra loro all’interno delle parole non ci permettono soltanto di essere “fluidi” nella scrittura ma ci facilitano nella lettura, nella comprensione e nella memorizzazione delle parole. Nell’Ottavo secolo Sant’Agostino era famoso per la sua capacità di leggere fluentemente e velocemente i testi, capacità assai infrequente dodici secoli fa. Fra i nostri studenti della Scuola Secondaria Superiore, quelli incapaci di leggere fluentemente guarda caso sono proprio quelli che scrivono in stampatello.

Dovremmo conoscere meglio la Storia della Scrittura, scoprendo che la Calligrafia – e la conseguente invenzione dei caratteri – è stato invece un percorso di conquiste straordinarie. Inizialmente esisteva solo il maiuscolo, come nel caso della Capitale Rustica, della Capitale Quadrata o della Capitale Traiana presso i Romani; ma combinando nei secoli l’Onciale con migliaia di altri caratteri, quelli già inventati dai Romani e poi gli altri creati dai Benedettini a partire dal VI secolo d.C., si giunse all’invenzione del carattere minuscolo in combinazione con l’uso del Maiuscolo in quasi tutti i caratteri moderni. Nella Storia dei caratteri si nascondono logica, gerarchia, elementi che sottendono la capacità di organizzazione del Pensiero. Infine abbiamo inventato la scrittura corsiva, grazie alla quale siamo in grado di scrivere più velocemente che non scrivendo a stampatello.

Se la parola è suono, la singola unità della lettera dell’alfabeto e il modo di legare una lettera all’altra grazie al corsivo contribuiscono a esprimere l’immensa capacità emotiva della voce. La punteggiatura, il corsivo, l’uso complesso e articolato dei simboli grafici nella Lingua italiana contribuiscono a esprimere la “maggiore o minore intensità del suono negli accenti e nel ritmo. […] La sensibilità per la limpidezza del suono appare chiaramente nella corrispondenza fra il segno scritto e il suono pronunciato […]”[4] già dai tempi dei Romani, per proseguire poi con la Lingua italiana. La scrittura manuale, con la sua capacità di esprimere al massimo grado il Pensiero nel suo sviluppo, è simbiotica all’emissione dei suoni; per questo non è separabile dal modo in cui pensiamo. Esiste una “dipendenza simbolica” fra la scrittura manuale e l’emissione dei suoni che ne deriva. Ecco perché la scrittura è anche l’espressione della personalità di un popolo, non solo della capacità di esprimersi e dell’intelligenza del singolo individuo. Ogni Lingua è fondativa di ogni singolo popolo: lo è psicologicamente. La Grafologia esiste per questo motivo.

Scrivere su di una tastiera di un computer o di un cellulare, è inutile sottolinearlo, riduce drasticamente l’uso del pollice opponibile, facendo venire meno le premesse antropologiche a cui ho già accennato. In questo senso, non scrivere più con la penna preferendo computer e cellulari è il sintomo di regressione sul piano culturale. Con ciò non si vuole affermare che è sbagliato adoperare computer o cellulari; tutt’altro, si vuole tuttavia sottolineare che è importante non smettere di insegnare ai nostri studenti a scrivere manualmente. E soprattutto di farlo bene. Per un semplice motivo: insegnare a sviluppare intelligenza.

Con il verbo “distinguere” si indica propriamente il segnare “qualcosa” con punti. Il “punto” – come segno essenziale del singolo suono di una lettera d’alfabeto – e le “linee” di senso – espressione delle parole che scriviamo – che ne derivano mentre li aggreghiamo sono la testimonianza della nostra capacità umana di sintetizzare unità discrete e separate al fine di rendere l’unità di pensiero percepibile a noi stessi mentre scriviamo con una penna. Rendere comprensibile il nostro pensiero e Scrittura sono operazioni inseparabili quanto imprescindibili; se i nostri governanti di ieri e di oggi non attribuiscono o non vorranno attribuire a tutto ciò il giusto valore, sta a noi docenti farcene carico.

Raffaello Volpe

foto di orizzonte scuola

[1]    https://www.orizzontescuola.it/scrivere-a-mano-accende-il-nostro-cervello-ma-non-dite-ai-bambini-di-scrivere-come-vogliono-ecco-perche-a-confronto-con-la-grafologa-delleta-evolutiva-giorgia-filiossi/

[2]    André Leroi-Gourhan, Il gesto e la parola. La memoria e i ritmi (Vol. 2)

[3]    https://www.galileonet.it/pollice-opponibile-e-piu-antico/

[4]    Ida Magli, Omaggio agli Italiani, Ed. Bur 2005 pagg. 28-30

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