
La luce artificiale, nuova frontiera artistica del secolo a valorizzare le opere d’arte.
La mostra organizzata da Arthemisia di Roma nel castello aragonese di Conversano sarà aperta fino all’8 ottobre 2023; prima in assoluto in Puglia su Ligabue.
Mentre i grandi artisti dei secoli scorsi si sono impegnati a migliorare le loro performance pittoriche cogliendo gli attimi, le sfumature della luce solare, oggi le “nuage” emozionali sono ottimizzate da tecniche moderne.
Francesco Murano, architetto della luce artificiale, si può definire un avanguardista, un pioniere nel settore dell’illuminazione di musei, strade, monumenti e opere d’arte. Mi è stato presentato dalla brava e attenta collega giornalista e scrittrice Bianca Tragni.
Nato a Napoli (1953), laureato in architettura a Roma, e docente fino a pochi anni fa in design al Politecnico di Milano, si è da sempre interessato alla ricerca e alla fotografia, arte quest’ultima che ha coltivato fino all’età di 24 anni, per poi dedicarsi all’attuale attività.

Negli ultimi 20 anni ha progettato e sviluppato apparecchi d’illuminazione di grande effetto che hanno contribuito a potenziare il fascino delle opere d’arte come il monumento ad Alessandro Volta a Como (1992); la mostra sul Rinascimento nel Palazzo Lanfranchi a Matera; lo splendido sarcofago di Pomona d’epoca romana a Melfi; a Palermo, la chiesa di S. Lorenzo con la natività di Caravaggio, il cui quadro rubato nel 1969, e mai più ritrovato, fu sostituito da una “tela nibata”, ovvero da una riproduzione, insomma un clone.
Inoltre, il complesso monumentale Donnaregina del Museo diocesano di Napoli con le opere del francese Poussin (XVII secolo); la chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, nel centro storico di Napoli.
Questi alcuni dei tanti luoghi dove Francesco Murano, artista del “lighting design””, ha dimostrato capacità innovative per emozionare il pubblico alla fruizione delle opere d’arte.
Attualmente a Conversano (Bari) nel castello aragonese, al primo piano, sono ospitate oltre 50 opere di Antonio Liguabue, artista nato nel 1899 a Zurigo da genitori italiani. Il cognome del padre biologico era Laccabue; in età matura cambiò il cognome in Ligabue. La sua vita fu purtroppo costellata da privazioni affettive che lo portarono alla depressione con conseguenti disturbi psichici.
Per la sua personalità malferma fu accostato all’olandese Van Gogh.

Ligabue, vissuto tra le due guerre mondiali, considerato pittore naif fu apprezzato tra la fine degli anni ’50 e inizio anni ’60; di salute cagionevole, negli ultimi anni le sue condizioni già precarie lo portarono alla morte nel 1965, all’età di 66 anni.
Inoltre, per la sua natura bizzarra, risulta un personaggio dalla personalità particolare, non apparteneva ad alcun movimento artistico; i suoi soggetti preferiti gli animali (gatti, topi, serpenti, tigre, galli), probabilmente reminiscenze adolescenziali.

Le opere di Ligabue, che si possono giudicare a buon diritto tridimensionali, sono evidenziate da una forte intensità materica.
Questi dettagli sono mostrati dall’illuminazione progettata da Francesco Murano, il quale attraverso dei binari e sagomatori e utilizzando dei filtri, dirige il fascio di luce sui particolari, perimetrando l’opera; una tecnica molto elaborata, senza invadere la parete di appoggio.
La mostra organizzata da Arthemisia di Roma e inaugurata il 25 marzo scorso sarà aperta fino all’8 ottobre 2023.
A Conversano Ligabue ha avuto un posto d’onore, una prima in assoluto in Puglia.