Principale Ambiente, Natura & Salute Taranto: le proposte di Legambiente per un Piano Strategico Verde

Taranto: le proposte di Legambiente per un Piano Strategico Verde

Legambiente ha presentato venerdì, nel corso del convegno “Il Terzo Mare. Un piano strategico verde per Taranto. Idee e progetti per una città sostenibile” le proposte dell’associazione utili a definire una strategia verde complessiva per la Città di Taranto riguardanti sia le scelte relative al verde urbano diffuso, costituito dagli spazi verdi, pubblici e privati, dell’ambito urbano, che un programma di forestazione urbana che tenga conto dei progetti strategici regionali e delle peculiarità paesaggistico-ambientali di Taranto.

I lavori sono stati introdotti da Lunetta Franco, presidente dell’associazione, che ha ricordato la carenza di verde urbano di Taranto, con solo 14,50 metri quadrati di verde per abitante nel 2020 in base ai dati Istat riportati nell’ultimo Rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente che la collocavano all’83° posto nella relativa classifica dei capoluoghi di provincia, evidenziando che, tuttavia, negli ultimi anni qualcosa è cambiato, con una consistente crescita delle piantumazioni di alberi: quelli censiti in aree di proprietà pubblica sono pari a 32 ogni 100 abitanti, in base ai dati forniti dal Comune di Taranto e riportati nel rapporto Ecosistema urbano.

Per l’associazione, accanto a politiche di accrescimento del verde disponibile occorre, come indicato da Valentino Traversaconsulente dell’Osservatorio Europeo del Paesaggio, definire una chiara idea di successiva gestione per evitare il rischio di un futuro progressivo degrado, la formazione di una sorta di periferia verde lasciata all’abbandono.

Si tratta di ottenere un paesaggio funzionale, cioè un paesaggio che, come tutti i grandi paesaggi italiani, sia un paesaggio “culturale” in cui natura e usi umani possano non solo convivere, ma trovare un equilibrio, una stabilità, come un organismo capace di autoregolarsi. Trovare una sapiente mescolanza di usi naturalistici, agricoli, ricreativi, è la questione più importante che dovrà trovare risposte all’interno del nuovo piano urbanistico generale di Taranto.

Nel merito, Legambiente suggerisce le seguenti proposte operative:
• redazione di un piano strategico (da inserire nel nuovo PUG) per la creazione di una rete di spazi verdi cittadini, con interdistanza massima pari a 2km;
• uso di NBS – Natural Based Solution – per creare strutture di verde diffuso, anche a partire da tetti “verdi” su edifici privati, con funzione di mitigazione degli estremi termici;
• redazione di uno schema operativo-gestionale per massimizzare la resilienza delle alberature cittadine, a partire dall’aumentare la variabilità delle specie e dall’adozione di metodiche innovative d’impianto, nonché di coesistenza tra infrastrutture a rete sotterranee ed apparati radicali.
• identificazione delle aree vocate alla creazione di sistemi agroforestali periferici a forte multifunzionalità, inseriti nei progetti strategici del PPTR;
• proposta di strutturazione delle aree verdi in parco lineare;
• proposta di gestione concertata pubblico-privata delle aree agro-forestali;
• indicazioni sulle metodiche naturaliformi d’impianto dei nuclei di forestazione.
Le proposte localizzative, contenute nel documento predisposto dall’associazione (scaricabile dagli Allegati), riguardano in primo luogo il sistema di aree umide che delimita il centro urbano verso sud-est, comprendente le aree residue della Salina Grande, Salinella, Pianura Erbarca, il cui valore in servizi ecosistemici appare elevatissimo. Queste aree costituiscono importanti bacini di laminazione ed assorbimento delle precipitazioni, hanno una capacità di fissazione della CO2 atmosferica ben maggiore di qualsiasi altro habitat naturale in virtù della più elevata capacità produttiva in biomassa, oltre che capacità di fitodepurazione degli inquinanti presenti nelle acque di scorrimento e contestuale ricarica della falda freatica, effetti che contribuiscono a generare il peculiare equilibrio dei seni del Mar Piccolo.

Tali considerazioni per Legambiente possono inoltre applicarsi in modo analogo all’area del Galeso, che rappresenta un punto di ricucitura ecologica ideale tra il sistema delle Gravine a nord-ovest di Taranto e l’ambiente costiero del Mar Piccolo, e che da tempo è oggetto di proposte di valorizzazione a parco che vanno portate finalmente a compimento.

L’assoluta importanza degli spazi verdi, è stata richiamata dall’intervento di Nicola Cristellapresidente dell’Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali della Provincia di Taranto, centrato sul sistema agro-ambientale quale risorsa fondamentale del benessere umano e su unnuovo modello di Welfare, che parta dal riconoscimento che la natura fornisce servizi ecosistemici, ovvero benefici multipli ai cittadini e che per far sì che questi servizi continuino ad essere forniti è necessario che le aree verdi vengano gestite e curate, oltre che promosse, nel modo più corretto e che ci si adoperi per diffondere la cultura del verde tra i cittadini, a partire dalle nuove generazioni.
Mattia Giornoassessore ai Lavori Pubblici del Comune di Taranto, ha illustrato i programmi dell’amministrazione comunale, a partire dalla Foresta Urbana e da una serie di interventi che riguarderanno il centro abitato, evidenziando anche le difficoltà che si incontrano quotidianamente nel rapporto con quella parte di cittadinanza ancora poco consapevole dell’importanza del verde urbano.

Per Calogero Montalbanoprofessore associato in Progettazione Architettonica e Urbana al Politecnico di Bari, la città di Taranto dovrebbe imparare a guardare, a tutelare e a dialogare con le proprie risorse ambientali (e culturali) lasciando loro non solo lo spazio per rigenerarsi, ma anche quello per espandersi, nella consapevolezza che il loro allargamento sarà sempre più correlato all’innalzamento della qualità della vita degli spazi urbani.

Le super–città continuano infatti a dimostrare la loro caducità perché essere più grandi non corrisponde mai ad essere più complessi o durevoli ma solo più voraci (di suolo, energia, acqua, alimenti, merci,…) e così le risorse, anche quelle che diamo per inesauribili, ad un certo punto si polverizzano: la resilienza invece richiede adattamento, protezione delle risorse e capacità di empatia con i ritmi del territorio.

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Corriere Nazionale

 

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