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La Scuola per una vita autenticamente democratica

La Scuola per una vita autenticamente democratica

di Evelyn Zappimbulso

Far rispettare ai giovani regole e disciplina sembra rappresentare oggi uno dei maggiori e più diffusi problemi lamentati da genitori e insegnanti. Buona parte dei ragazzi ha difficoltà non solo ad introiettare emotivamente le norme di comportamento sociale, ma anche ad inserirle in modo permanente nel proprio ventaglio di azioni e ad autoregolarsi rispetto ad esse.

Ma per quale motivo alcuni ragazzi non ce la fanno a rispettare le regole o, comunque, ne sono insofferenti?

La scuola rappresenta per loro un’importante esperienza sociale perché è l’ambiente di vita in cui le abilità comunicative dei ragazzi si arricchiscono in forza delle maggiori occasioni di contatto con i coetanei: l’appartenenza al gruppo dei pari, con i quali hanno l’opportunità di compiere nuove esperienze, diventa per loro un bisogno perché il gruppo si delinea come luogo di confronto, di scontro, di discussione, di valutazione delle proprie capacità. Ma la convivenza, soprattutto nelle istituzioni scolastiche, presenta loro nuove sfide: capire il punto di vista dell’altro, collaborare con i compagni, frenare gli impulsi aggressivi, imparare a difendersi quando occorre. Sfide talora difficilmente superabili da condurre all’esordio di litigi e tensioni, peraltro, normali durante la fase della crescita: il ragazzo ha il diritto di vivere il conflitto o il litigio perché ciò rappresenta per lui una specifica forma di apprendimento per l’acquisizione di regole sociali; è nel conflitto che egli impara ad arginare il proprio egocentrismo, a controllare la propria irruenza e a riconoscere il senso del limite nella presenza degli altri, siano essi adulti o coetanei.

Le regole dovrebbero essere il risultato di un lavoro di partecipazione e condivisione tra genitori e figli, in cui ognuna delle parti avanza proposte per arrivare ad una conclusione condivisa, attraverso lo sforzo di entrambi. Si tratterebbe, quindi, di coinvolgerli nel fissare preventivamente accordi e condizioni, esplicitandone le motivazioni e illustrandone concretamente le conseguenze, e poi concedere loro la possibilità di scelta assumendosene ogni responsabilità, facendoli anche imbattere nelle conseguenze delle loro azioni.

Le stesse dinamiche dovrebbero essere attivate anche nel contesto scolastico. Qui il dialogare, il confrontarsi apertamente con l’altro è essenziale per condividere le proprie idee e attivare la pratica della partecipazione attiva e critica, perché nessuno, senza confrontarsi con le prospettive altrui, può comprendere e governare adeguatamente la complessità del mondo che lo circonda: il contesto nel quale viviamo diventa comprensibile e ordinabile solo con regole condivise, confrontandoci criticamente e mettendo in comune il nostro con i punti di vista altrui.

E’ anche vero che, dato il carattere “liquido” (Z.Bauman, Modernità liquida, Roma-Bari, Laterza, 2002) della società contemporanea, una società complessa, polimorfa e in continua evoluzione, le situazioni in cui i giovani si trovano ad operare si modificano prima ancora che si siano diffusi, nella coscienza collettiva, i processi di adattamento psicologico adeguati all’entità delle trasformazioni, e quindi prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e regole. La crisi epocale che attraversa le nostre vite sembra mettere a dura prova la ‘tenuta emotiva’ delle persone: il mondo giovanile, in particolare, è il sensore più acuto della durezza di questa sfida. Navigando in questo mare di instabilità i giovani, che sono al timone della vita, non sono in grado di governare la rotta per lungo tempo, per cui non riescono a concretizzare i propri risultati in beni duraturi, perchè le condizioni in cui operano e le strategie che formulano in risposta a tali condizioni, invecchiano rapidamente e diventano obsolete prima ancora che abbiano avuto la possibilità di essere apprese correttamente ed assurgere ad abito mentale, a principio regolatore di coscienza. Agli educatori-nocchieri, dunque, il compito di tracciare le nuove rotte della convivenza solcando, al fianco dei ragazzi, le onde dell’accoglienza, del rispetto, del confronto, ma soprattutto del dialogo.

In questa prospettiva la scuola è chiamata ad indirizzarsi verso un orizzonte proattivo nei confronti del benessere sociale degli studenti strutturandosi come comunità di dialogo dove si pratica il pensare insieme, dove i ragazzi possano esercitarsi al confronto, alla discussione, all’esprimere dubbi, al sollevare questioni, al mettere alla prova ipotesi di pensiero, al negoziare punti di vista per poter giungere a costruire insieme teorie ragionevoli così da sviluppare quelle buone pratiche che sono essenziali per sostanziare una vita autenticamente democratica.

Evelyn Zappimbulso Vice Direttore Corrierepl.it

Redazione Corriere di Puglia e Lucania 

Corriere Nazionale

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