Principale Arte, Cultura & Società Ucraina, la trappola di Tucidide si chiude a Bakhmut

Ucraina, la trappola di Tucidide si chiude a Bakhmut

Poiché l’espressione fu inventata da un politolo americano ha avuto successo presso i valletti avidi delle parole del padrone: così la Trappola di Tucidide è diventata un’espressione che si usa con un certo compiacimento nei salotti, anche se esprime la più cristallina delle ovvietà, ovvero la tendenza delle potenze dominanti ad entrare in conflitto con quelle emergenti per evitare che queste ultime prendano il sopravvento. Tucidide è lo storico greco che narrò la guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta, poiché quest’ultima più forte sul puro piano militare aveva timore che la rivale diventasse più potente e dunque egemonizzasse tutta la Grecia.

C’est la banalité meme direbbe un francese e tuttavia l’espressione coniata nel 2012 da Graham Allison acquista senso perché riferita all’imminente sconto tra Usa e Cina, una volta accertato che l’ex celeste impero non era facilmente inseribile come mero terzista industriale nel contesto occidentale è diventato tout court un nemico esistenziale. Forse sarebbe stato interessante indagare quando e perché si crea la paura di perdere la posizione preminente, se per superiorità dell’avversario oppure per coscienza delle proprie debolezze  visto che di fatto viviamo un momento storico interamente condizionato dalla paura degli Usa che ha anche favorito la nascita di una scellerata oligarchia di comando.

Se proprio volessimo scavare a fondo in questi paragoni col mondo antico va detto che la sconfitta di Atene fu in realtà determinata da un accesso di follia dovuta essenzialmente all’assenza di un partito della pace o quanto meno di personaggi in vista in grado di difendere con successo l’idea di rinunciare a una impresa sanguinosa di cui nessuno coglieva i rischi: quella di attaccare Siracusa città potente quasi come Atene e alleata di Sparta per eliminare la concorrenza nel mediterraneo occidentale e avere così ragione definitivamente di Sparta.

Le cose però non andarono affatto come il governo di Atene aveva sperato: Siracusa e i suoi alleati resistettero e con gli aiuti giunti da altre città alleate, finirono per annientare l’armata ateniese. E da quel momento le sconfitte si susseguirono alle sconfitte fino all’ultima imprevedibile mattana: quella di pensare che se gli ateniesi avessero rinunciato alla democrazia allora avrebbero ricevuto aiuto dai persiani. La maggior parte degli ufficiali della flotta ateniese accettò il piano e accolse con favore la prospettiva di una costituzione più limitata, che avrebbe garantito loro una maggiore influenza politica, mentre i soldati inizialmente riluttanti, furono convinti con la promessa che avrebbero ricevuto aumenti di stipendio con il denaro persiano. Grazie a questo ed alcune fortunate e fortunose azioni Atene non accettò alcuna offerta di pace di Sparta per trovarsi alla fine sconfitta e senza più una flotta.

Naturalmente è difficile costruire paragoni impropri tra eventi così assolutamente distanti e tuttavia possiamo mettere in qualche modo in relazione l’ idea di fare la guerra a Siracusa per poi volgersi contro il nemico considerato più forte con quella di spingere la Russia a un intervento diretto in Ucraina: entrambe queste follie intraprese nella certezza di ottenere la vittoria hanno costituito una svolta decisiva nello scontro per esempio favorendo  una stretta alleanza economica e militare fra i due avversari.

Non era certo difficile comprendere cosa avrebbe provocato il golpe in Ucraina e il successivo armamento di un esercito il cui nerbo era formato  da reparti di ispirazione nazista: anche senza la guerra ci sarebbe stato comunque un riavvicinamento tra Russia e Cina, laddove invece siglare un accordo per fermare l’avanzamento della Nato avrebbe avuto tutt’altro effetto. Il problema è che la Trappola di Tucidide crea una situazione di tale allarme e confusione che l’egemone colpisce quasi per riflesso come fosse un dinosauro la cui coda riceve impulsi dal cervello con grande ritardo. Adesso con la caduta di Bakhmut ormai imminente, si è arrivati a una svolta: continuare nella fornitura di armi a fronte della palese inutilità di questa strategia dell’inutile massacro sconfitta non sarebbe giustificabile di fronte alle opinioni pubbliche occidentali e di fatto sarebbe l’anticamera della guerra nucleare.

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